Due dentisti accusati di truffa Nel mirino 125.000 euro di ricavi
L’accusa: danno di 125.000 euro. Due odontoiatri indagati: nel mirino la convenzione. Nei guai anche un’impiegata
Due dentisti trentini, soci di due studi in due valli della provincia, sono accusati di aver truffato l’Azienda sanitaria. Si parla di un danno di circa 125.000 euro. Nel mirino la convenzione con l’Azienda, concessa solo per uno dei due studi. E nei guai è anche la segretaria, accusata di tentato favoreggiamento.
TRENTO Avevano forse paura di perdere clienti. La convenzione era stata concessa solo per uno dei due studi, non per entrambi, così avrebbero architettato una soluzione per superare il problema. Come? Facendo figurare i clienti del secondo studio come se fossero stati curati nel primo, quello convenzionato con l’Azienda sanitaria provinciale.
È l’accusa mossa dalla Procura a due dentisti trentini, soci e proprietari di due studi in due valli del Trentino, che sono accusati di aver truffato l’Azienda sanitaria. Si parla di un danno di circa 125.000 euro alle casse dell’Apss. Nel mirino della magistratura è finita anche la segretaria dello studio dentistico che è accusata di tentato favoreggiamento (a metterla nei guai ci sarebbero due telefonate) e esercizio abusivo della professione. Secondo la ricostruzione dell’accusa la donna avrebbe infatti lavorato anche come assistente alla poltrona oltre che come segretaria e in un’occasione avrebbe effettuato anche un’estrazione. Ma non poteva farlo, perché non aveva alcun titolo per effettuare un intervento di questo tipo.
È questa la ricostruzione effettuata dai carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazione e sanità dell’Arma), incaricati dalla pm Antonella Nazzaro, che dopo la segnalazione di quattro clienti effettuata all’Azienda sanitaria. Ma le accuse dovranno essere tutte chiarite, bisogna infatti capire se si tratta di una truffa vera o propria, come contesta la Procura, oppure se si tratta di irregolarità nell’esercizio della concessione. La difesa, sostenuta dall’avvocato Monica Baggia, è già al lavoro e attende di leggere tutti gli atti per valutare l’intera vicenda nel suo complesso.
Ma facciamo un piccolo passo indietro perché tutto inizia lo scorso settembre quando all’Azienda sanitaria di Trento arrivano quattro segnalazioni da parte di altrettanti clienti dello studio dentistico trentino. Nelle segnalazioni si accenna delle presunte irregolarità commesse dai due dentisti in alcune prestazioni per clienti in regime di agevolazione Icef. Per fruire di alcune prestazioni odontoiatriche, oltre al requisito della residenza in provincia di Trento da almeno 3 anni, è infatti necessario essere in possesso di un indicatore Icef (indicatore della capacità economico-patrimoniale di durata annuale) inferiore a 0,2000. L’indicatore Icef, ove previsto come requisito di accesso, definisce anche la quota di compartecipazione alla spesa dovuta dal cittadino per le prestazioni odontoiatriche fruite.
Ma i dentisti convenzionati con l’Azienda sanitaria non sono moltissimi e, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nas di Trento, i due professionisti, finiti nel mirino della magistratura, avrebbero ottenuto la convenzione solo per uno dei due studi in loro possesso. Non per il secondo, situato, in un’altra valle del Trentino.
Ciò significa che i clienti in regime di agevolazione Icef potevano rivolgersi solo al primo studio. Non al secondo per il quale le tariffe applicate erano quelle di un qualsiasi studio professionale privato. Il rischio per i due dentisti era quindi quello di perdere una bella fetta di clientela che si sarebbe rivolta ad altri studi convenzionati. Così i due professionisti, sempre secondo quanto contestato dall’accusa, avrebbero adottato un’escamotage per conquistare nuovi clienti.
I due avrebbero fatto figurare che alcuni clienti del secondo studio dentistico erano stati curati nel primo, quello convenzionato. In questo modo il paziente poteva avere la tariffa agevolata e i due dentisti avrebbero incassato i soldi della prestazione dall’Azienda sanitaria trentina. Come detto si parla di un danno di circa 125.000 euro nelle casse dell’Azienda sanitaria trentina. Sono una sessantina i clienti che avrebbero beneficiato, secondo la ricostruzione effettuata dai carabinieri del Nas di Trento, del presunto «trucchetto» adottato dallo studio dentistico.