Corriere del Trentino

Sport in carcere Detenuti critici

I detenuti hanno incontrato l’Aquila. Sutton: «Il basket mi ha salvato»

- Stefano Frigo

«Vogliamo fare più sport all’aperto». Questo l’appello dei detenuti del carcere di Spini di Gardolo lanciato durante la visita della Dolomiti Energia basket.

TRENTO Per tanti potrà sembrare un capriccio ma per i detenuti del carcere di Spini è una priorità assoluta. Chi è stato interpella­to in occasione della visita di una rappresent­anza dell’Aquila Basket (presente con coach Maurizio Buscaglia, Toto Forray e Dominique Sutton) ha espresso un solo desiderio: «Poter fare più sport all’aperto per vedere trascorrer­e più velocement­e il tempo e stancarsi di più».

Il primo è un kosovaro sui 50 anni, entrato in prigione nel 2014 e con il fine pena nel 2021: «Qui dentro viviamo come dei robot. La cucina è buona, le celle pulite e spaziose ma il problema è far passare le ore. Ci sarebbero un campo da calcio e uno da basket che però sono sempre chiusi, mentre la palestra apre solo il venerdì e diventa impossibil­e utilizzarl­a in modo adeguato visto che siamo più di 400 detenuti. Vorremmo sempliceme­nte usufruire di strutture già presenti, non potete immaginare quanto sia centrale per noi poterci sfogare anche solo con una corsa». Così un detenuto tunisino, in attesa di processo, appena trasferito dalla casa circondari­ale di Padova: «Lì eravamo in mille ma l’organizzaz­ione è di gran lunga migliore. Al di là di maggiori spazi per praticare attività sportiva, venivano organizzat­i diversi corsi. Qui invece è tutto sempre ripetitivo e i minuti sembrano ore».

Errabbah, 25enne tunisino, sta scontando da sette anni una pena per tentato omicidio e vorrebbe potersi confrontar­e con la propria guida spirituale con maggiore frequenza: «A Venezia sono partiti un anno fa con un progetto davvero interessan­te che prevede la presenza costante di un rabbino, di un imam e di un padre salesiano nella struttura. Per tanti di noi sarebbe motivo di crescita spirituale». Il rovescio della medaglia lo evidenzia un agente di polizia penitenzia­ria: «Dipendesse da noi le strutture le apriremmo ogni giorno. Il problema è che poi i carcerati vanno tenuti sotto controllo. Siamo in pochi e quindi per noi le priorità sono le traduzioni in tribunali per i processi, le visite in ospedale e la vigilanza di routine. Altri sforzi non ce li possiamo permettere e nel futuro, consideran­do che entro dodici mesi almeno quindici colleghi andranno in pensione senza essere sostituiti, potrebbe essere ancora peggio». Particolar­mente apprezzato dalla platea dei 45 detenuti l’intervento di Sutton: «Il basket è stato determinan­te per tenermi lontano dalle cattive compagnie — ha spiegato —. Sono nato in una famiglia povera e grazie allo sport mi sono riscattato socialment­e».

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(Foto Rensi) In carcere Coach Maurizio Buscaglia e capitan Toto Forray della Dolomiti Energia in visita a Spini

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