«In virtù della mutualità i compensi dei vertici sono meno del 50% del mercato attuale»
Tutte le azioni disciplinari di Itas sono state comunicate ai magistrati e all’autorità di vigilanza in base alle intese concordate con la stessa».
«Nessun ricatto»
La prima riguarda la presunta estorsione di cui sarebbe accusato l’ex direttore: «La società dichiara che il presidente non è mai stato oggetto di ricatto e/o estorsione. Il presidente ha appreso delle attività di “spionaggio” messe in atto da Ermanno Grassi solo leggendo l’ordinanza del Gip di aprile 2017 ed attivato immediatamente una serie di controlli a tutela della società, dei soci e degli assicurati. Si è trattato di un “progetto” estorsivo non ancora messo in atto». Poi la cronologia: «Solo a seguito di sospetti, il presidente di Itas aveva incaricato una ditta specializzata di effettuare una bonifica nel proprio ufficio durante la quale è stato rinvenuto un trasmettitore disattivato che consentiva all’intercettante di mettersi in ascolto. Il Comandante dei Ros che conduceva le indagini, è stato messo immediatamente al corrente dell’iniziativa. Itas non ha presentato denunce in merito sia perché il trasmettitore non era più funzionante, sia perché in allora non vi era alcuna certezza sulla identità dell’autore del fatto».
«Bonus per il merito»
La seconda precisazione riguarda «il collegamento che viene ipotizzato tra il presunto ricatto messo in atto da Grassi e le decisioni del Cda di avere attribuito a Grassi un bonus»: «È falso e lontano dalla realtà: durante il cda indicato infatti, come avviene tutti gli anni, il cda ha stabilito l’ammontare complessivo da accantonare per l’anno successivo per la retribuzione