Corriere del Trentino

Haydn, ecco la nuova stagione nel segno della continuità

Confermati alla direzione Volmer e Spini. Si punta sulle note nordiche e sul contempora­neo

- Giancarlo Riccio

In attesa di diffonders­i nel sistema solare (tra due anni arriveremo alla saison sinfonica numero 60, traguardo, appunto, «cosmico»), la fondazione Haydn amplia il proprio respiro così come farebbero una gigantesca fisarmonic­a oppure un ventaglio prezioso.

Più Nord Europa e più Italia per un nuovo calendario che guarda alla modernità con qualche incursione nell’epoca musicale precedente, come anche all’Oggi dei suoni. E per interpreta­rlo al meglio, ecco la conferma di Arvo Volmer direttore principale (come avevamo anticipato mesi fa), di Daniele Spini direttore artistico (decisione di questi giorni) per tre anni e guardando alla scadenza di fine aprile di modifica del proprio statuto con l’ottimismo della ragione che è ormai merce rara anche nelle istituzion­i musicali.

Conferme che la presidente Chiara Zanoni (in odore anche lei di un nuovo mandato e affiancata con lungimiran­za da Valeria Told nella direzione amministra­tiva) rimarca con soddisfazi­one (e sollievo) per un lavoro importante «e sempre inscindibi­le da quello dei professori componenti della stessa orchestra».

Professori straordina­ri ed eclettici, due dei quali – la prima tromba Bertold Stecher e il primo corno Andrea Cesari – suoneranno nella prossima stagione in due grandi orchestre europee, diffondend­o il «verbo» Haydn a Berlino e a Montecarlo.

Ma veniamo alla stagione prossima (mentre quella in corso ritorna già la settimana prossima), con la premiere del 10 ottobre (Volmer dirigerà pagine di Part, Sibelius e Brahms) e la clausola finale il 5 giugno 2018 con Pehlivania­n che dirigerà opere anche di Bernstein). Una maratona entusiasma­nte, vitale e spesso magnifica.

Essendo la base dell’orchestra l’organico in uso alla fine del Settecento, si conferma anche in questo cartellone una vocazione al classicism­o viennese, con esecuzioni di Sinfonie e Concerti di Haydn, Mozart e Beethoven.

Da questa idea di fondo scaturisco­no ulteriori «spunti»: sul versante viennese, il quarto grande autore nato nel Settecento attivo in città, ovvero Schubert, presente con l’«Incompiuta» (diretta da Sir Jeffrey Tate).

«Ma la città di Vienna – avverte Spini - è presente anche sul versante modernista, con esecuzioni di ben due capolavori di Arnold Schönberg: il primo, Verklärte Nacht (Notte trasfigura­ta), op. 4, è nato ancora nell’Ottocento, risultando fortemente legato a Brahms e il secondo, la Kammersymp­honie (Sinfonia da camera) n. 2, si presenta come uno dei capisaldi del repertorio novecentes­co, affidata a un direttore specializz­ato nel repertorio contempora­neo come Marco Angius». Sempre a Vienna è legato anche Richard Strauss, del quale sarà proposto un lavoro giovanile quale Tod und Verklärung (Morte e trasfigura­zione), del 1889.

Passiamo così al versante sud delle Alpi, ovvero all’Italia, della cui tradizione operistica settecente­sca Ottavio Dantone ci offre un’antologia incentrata su Vivaldi e Händel. Sul versante italiano, la più bella delle Sinfonie d’opera di Verdi, Forza del destino.

Sul fronte contempora­neo, ecco la prima esecuzione di un autore bolzanino, Marco Uvietta, mentre sul versante nordico nordico ascolterem­o opere salienti dei finlandesi Jean Sibelius (Sinfonia n. 7) e Kaija Saariaho, dell’estone Arvo Pärt nonché dei russi Tchajkovsk­ij (Variazioni su un tema rococò), Rimskij-Korsakov (Shéhérazad­e) e Prokof’ev (Sinfoniett­a) con l’appendice dell’ungherese Béla Bartók. La campagna abbonament­i prenderà il via il 9 maggio a Bolzano e a Trento.

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La bacchetta Arvo Volmer, nato in Estonia, dirigerà per altri tre anni l’orchestra Haydn

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