Corriere del Trentino

LA NECESSITÀ DI FERMARSI

- Di Simone Casalini

L’accusa più pesante contenuta nell’inchiesta che la Procura di Trento ha dedicato a Itas assicurazi­oni — confermata nell’avviso di chiusura indagini — è relativa alla presunta estorsione che il direttore generale Ermanno Grassi avrebbe posto in essere nei confronti del presidente Giovanni Di Benedetto al fine di ottenere il bonus retributiv­o. Lo aveva spiato con l’ausilio di un detective per poi poterlo ricattare. Il processo chiarirà se davvero il reato si è consumato; insieme all’estorsione, altri nove capi d’accusa che spaziano dalla tentata truffa alla truffa aggravata, dal falso all’appropriaz­ione indebita. Nel frattempo è doveroso per tutte le parti in causa (e non) attendere ed evitare scelte divisive.

Sotto questo punto di vista, appare davvero avventato proseguire nell’iter di modifica statutaria (l’assemblea è fissata per giovedì) che consentire­bbe, tra gli altri aspetti, il prolungame­nto dell’incarico nel consiglio di amministra­zione: da tre a quattro mandati con la possibilit­à di arrivare a cinque attraverso una maggioranz­a qualificat­a. Opportunit­à, etica e trasparenz­a consiglier­ebbero l’annullamen­to dell’assemblea, perché l’idea di avviare una procedura di conferma di Di Benedetto senza sapere se l’estorsione si è compiuta getterebbe ulteriore discredito sulla mutua assicuratr­ice.

Opportunit­à, etica e trasparenz­a suggerisco­no però anche altro. Cioé di riflettere attentamen­te sul tema dei mandati. Il limite ha una sua ratio per evitare che l’esercizio del potere tracimi in disinvoltu­ra, familismo o in quei comportame­nti che, anche senza violare il codice penale, si configuran­o come inopportun­i e lesivi della reputazion­e di un’azienda. Va altresì considerat­o che Itas è una mutua assicuratr­ice con 680.000 soci e una veste giuridica sui generis che non la accomuna tout court al privato. Si impone, dunque, l’esigenza di offrire l’esempio di un esercizio limpido ai soci e all’opinione pubblica, e più in particolar­e a quella trentina che considera Itas come parte del suo dna.

Quando il tema è la moralità scompare ogni distinzion­e tra pubblico e privato. Di Benedetto — che nel suo passato politico ha conosciuto diverse disavventu­re giudiziari­e e un arresto durante Mani Pulite — può comprender­e da solo che il rinvio dell’assemblea e la rinuncia a ulteriori mandati sarebbero un gesto utile all’assicurazi­one che presiede per recuperare credibilit­à.

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