Pacher: «La qualità urbana deve dominare nei quartieri»
L’ex sindaco Pacher riflette sulle trasformazioni del capoluogo e invita a lavorare sulle zone a nord «Serve impegno sulla qualità urbana. Il Ring? Offrirebbe un messaggio simbolico. Stadio a Mattarello»
«La vera sfida per il futuro delle periferie cittadine è la mobilità». L’ex sindaco Alberto Pacher non ha dubbi: un «intervento coraggioso» come il Ring potrebbe offrire, soprattutto alle comunità della parte nord di Trento, un messaggio simbolico e di attenzione, per migliorare la qualità urbana. E in vista del Prg insiste sullo spostamento dello stadio a Mattarello.
TRENTO Guarda ai quartieri a nord, Alberto Pacher. Da ex sindaco e da abitante di una delle circoscrizioni che stanno dalla parte opposta del capoluogo (Mattarello), l’ex primo cittadino riflette sulla situazione delle periferie («Intese — mette in chiaro — in termini positivi»). E invita a lavorare ancora più intensamente per migliorare la qualità urbana di quei rioni che, negli anni Sessanta e Settanta, sono cresciuti a dismisura tra palazzoni e condomini. Con una chiave di lettura in più. Che richiama un concetto caro a Pacher: «Un intervento coraggioso sulla mobilità offrirebbe un forte messaggio simbolico. Guardo con interesse al progetto Ring dei giovani di CampoMarzio».
L’inchiesta del Corriere del Trentino ha messo in luce quartieri in trasformazione, multiculturali, con bisogni nuovi rispetto a un tempo. Come vede le circoscrizioni oggi?
«In primo luogo dividerei le periferie in due “famiglie”: quelle di tipo residenziale e quelle di tipo funzionale. Nel primo gruppo inserirei quartieri come Mattarello, Povo, Villazzano, Sopramonte, Meano, che hanno conosciuto uno sviluppo architettonico e un consumo di territorio bilanciato. Questo ha favorito il mantenimento di una forte identità e di legami sociali».
Poi ci sono le periferie funzionali.
«Penso a Trento nord, dove il discorso è diverso. Da via Brennero in su si registra una continuità urbanistica caratterizzata dalla presenza importante di condomini, realizzati negli anni Sessanta e Settanta: un modello che a sud, ad esempio, non ha attecchito. Ecco, credo che gli impegni, in prospettiva, vadano concentrati qui».
Gli interventi a nord non sono mancati. E infatti la percezione da parte dei residenti non è sempre negativa.
«È vero. Nel corso degli ultimi vent’anni è stata realizzata la piscina, il parco di Melta, le palestre. C’è stato un tentativo di riordino urbanistico a Canova da parte dell’architetto Busquets. E, dal punto di vista sociale, ci sono stati e ci sono tuttora sforzi per integrare tutte le culture. Nonostante questo, però, credo che si debba lavorare ancora sulla qualità urbana».
Il margine c’è?
«Sì. E il tema sul quale concentrarsi è la mobilità. Guardo con interesse al progetto di Ring: è calibrato bene. Ecco, in questo senso credo che un intervento coraggioso in termini di mobilità potrebbe portare con sé un forte messaggio simbolico, potrebbe dare un segnale di attenzione e offrire un’immagine di qualità alla parte nord. Il Ring potrebbe essere quindi il progetto in grado di dare il titolo alla prossima fase».
C’è poi il centro storico.
«Il centro è già equilibrato, non c’è molto da fare. Rimangono ancora alcuni nodi. Il primo è l’ex Italcementi, dove si pensa al polo espositivo: ci sta. E poi si dovranno definire alcune destinazioni scolastiche: personalmente, avrei visto bene l’istituto d’arte al Santa Chiara. Infine lo stadio: l’amministrazione può contare su una proprietà del Trento Calcio che ha voglia di fare. È l’occasione per pensare a trasferire la struttura nelle aree di San Vincenzo a Mattarello».
Lo sviluppo Nelle aree residenziali il consumo di territorio è stato bilanciato Scuole Avrei visto bene l’istituto d’arte al Santa Chiara