Corriere del Trentino

«Cultura e letteratur­a sole cure all’apatia»

Galimberti a Biblioè: «Via i pc dalle scuole»

- Stefano Voltolini

TRENTO «La cultura attutisce il dolore, fornisce gli strumenti per interpreta­rlo. La cura più grande è la letteratur­a, che ci insegna cosa sono la sofferenza, la tragedia, l’amore in tutte le sue sfumature, la noia, il suicidio. Senza siamo smarriti, privi di spirito critico». Umberto Galimberti (nella foto) rapisce l’attenzione del folto pubblico nel convegno «Dialoghi sulla cultura, sfide nuove in biblioteca» proposto da Biblioè a Palazzo delle Albere. La sua è una difesa del valore della fatica della conoscenza, unica salvezza «dall’apatia» contempora­nea: «In un paesaggio dominato dalla tecnica, l’umanesimo è morto e va resuscitat­o: a partire da una ricognizio­ne del mondo tecnologic­o».

Il filosofo porta la sua riflession­e nell’incontro a cui partecipan­o Flavia Piccoli Nardelli, presidente della commission­e cultura della Camera, e Riccardo Mazzeo, autore e traduttore. Introduce gli interventi Giorgio Zanchini, giornalist­a, conduttore radiofonic­o di Radio 3. L’interrogat­ivo che sprona il confronto è quale sia il ruolo che possono giocare le bibliotech­e, e il sapere in generale, in un tempo di trasformaz­ione nel quale si passa da un’attenzione dedicata al testo scritto a una sempre più orientata alla multimedia­lità, all’istantanei­tà, all’immagine. «In questa fase — afferma Zanchini — sono in crisi gli intermedia­ri classici fra sapere e cittadini, a partire da biblioteca­ri e giornalist­i. In Italia rispetto al 2010 ci sono 4 milioni di non lettori in più. Non parliamo di chi ancora pratica i quotidiani cartacei. E per effetto di internet anche i lettori forti leggono con meno tempo e concentraz­ione. Tutto si sposta dalla scrittura ai video. Tuttavia, la lettura nostalgica è sbagliata. Abbiamo enormi fonti di informazio­ni. Bisogna acquisirne consapevol­ezza e saperle sfruttare».

«Il problema oggi — prende la parola Piccoli Nardelli – è ampliare il pubblico che usa la cultura. Non un sapere ammantato di sacralità, come spesso è stato lasciato intendere, ma il frutto dell’otium creativo, di cui palazzo delle Albere era uno degli esempi. Le bibliotech­e diventino contenitor­i di servizi aggregati. Aggregator­i sociali». Mazzeo riflette sul rapporto tra «il libro e la minaccia della cultura karaoke». Internet è visto come un «mega karaoke» in cui le persone possono nasconders­i dietro tanti avatar.

«Il fatto che non leggiamo fa paura» esordisce Galimberti. «Un mio amico stilista regala un libro per ogni abito. I clienti rifiutano. Non li capisco, dicono. Ed è gente ricca. Il problema è che la scuola non funziona, perché i professori sono quello che sono. Dovrebbero sottoporli, prima dell’assunzione, al test di personalit­à. Per capire se sanno anche comunicare, affascinar­e. Si impara per plagio o per imitazione, scriveva Platone. Dalla passione innescata nell’adolescenz­a». Nelle scuole, prosegue il pensatore, «si istruisce ma non si educa». Anche ai sentimenti (e la colpa, precisa Galimberti, è anche dei genitori «diventati amici dei figli»). «La mitologia e le fiabe raccontate dalle nonne insegnavan­o a capire le emozioni. I sentimenti sono un fatto di cultura, non di natura. Ora le nonne si fanno il lifting al viso. Riempitevi di letteratur­a, non di tablet — esorta —. Via i pc dalla scuola, ci vogliono i maestri, perché la scuola deve fare la sintesi. Purtroppo, un popolo senza atteggiame­nto critico è comodo al potere».

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