Europa e stranieri, la ricetta di Kyenge «Equa responsabilità tra tutti gli Stati»
TRENTO «Più Europa». Ce n’è bisogno, secondo Cécile Kyenge, per approdare a politiche migratorie che pratichino davvero l’integrazione.
«Solidarietà ed equa ripartizione di responsabilità fra tutti gli Stati membri» è l’obiettivo, anche sul piano finanziario. L’Italia il modello, con la sua accoglienza diffusa. L’impegno è di lavorare «sulle vie legali per le migrazioni economiche» e a una «base giuridica per i corridoi umanitari come via legale per l’asilo». «Per questo ho scelto di appoggiare la mozione Renzi-Martina — spiega l’europarlamentare del Partito democratico — perché in questa piattaforma c’è il vero cambiamento».
I sostenitori del ticket proposto dall’ex presidente del consiglio e dal ministro delle politiche agricole (Mattia Civico, Michele Nicoletti, Donata Borgonovo Re, Gabriel Echeverria, Maria Chiara Franzoia, Lucia Gatti, Italo Gilmozzi e poche altre persone) si sono ritrovati ieri mattina, a poco più di una settimana dalle primarie, insieme all’onorevole Kyenge per discutere di un’Europa «quale spazio dell’affermazione dei diritti e garanzia di pace» come sottolinea Civico, secondo cui il motto «abbattiamo i muri per costruire ponti» del manifesto RenziMartina «non è solo uno slogan ma un programma, un modo di fare politica e stare nella comunità».
«Oggi in Europa c’è un grande riconoscimento per il lavoro che sta svolgendo l’Italia, lasciata sola di fronte al più grande spostamento di uomini, donne e bambini mai visto dopo la seconda guerra mondiale — riferisce Kyenge — e questo grazie al nostro partito e al gruppo politico dei socialisti e democratici».
A scrivere la strategia per un approccio globale dell’Ue alle migrazioni è stata la stessa Kyenge insieme alla maltese del Ppe Roberta Metsola. «Il nostro obiettivo sono la solidarietà e l’equa ripartizione di responsabilità fra tutti gli Stati membri» ricorda.
«Di modificare il regolamento di Dublino si parla da due anni — incalzala Donata Borgonovo Re — i territori stanno facendo la loro parte ma serve che le istituzioni europee giungano velocemente a una decisione che cambi l’approccio e consenta di passare da paura e preoccupazione a opportunità e risorsa. Un processo da accompagnare sul piano culturale, sociale, politico e istituzionale».
L’accoglienza diffusa italiana è il modello che si chiede di applicare anche in Europa, dove l’impegno, sottolinea l’eurodeputata del Pd, è a «lavorare sulle vie legali per le migrazioni economiche e per dare una base giuridica ai corridoi umanitari come via legale per l’asilo».
«Lavorare per rimuovere le cause che gettano le persone nell’irregolarità e nell’illegalità», in altre parole «abrogare la legge Bossi-Fini», è anche la soluzione contro i Cie (i centri di identificazione ed espulsione), ai quali l’europarlamentare è contraria: «Sono contro la detenzione, che serve a poco — afferma — piuttosto cerchiamo di fare una legge sull’immigrazione, sulla base anche dell’accordo stipulato dal governo precedente per l’accoglienza diffusa sul territorio: abbiamo bisogno di più integrazione».
«Un ragionamento in chiave europea è importante per capire quale sia la prospettiva che ci consente di dare una possibilità di futuro a un’alternativa progressista europeista — è la riflessione conclusiva quindi di Michele Nicoletti — per questo le primarie sono importantissime: stiamo scegliendo la leadership migliore da presentare al Paese in un contesto europeo di populismi, nazionalismi e destre che si riaggregano».
L’analisi «L’Italia è stata lasciata sola di fronte alla più grande migrazione dal secondo dopoguerra» Le strutture «Cosa penso dei Cie? Personalmente sono contro la detenzione, che serve a poco»