Corriere del Trentino

Zorzi: giovani e anziani insieme, così San Pio X rinasce

La presidente di circoscriz­ione sul progetto degli universita­ri: «Favorirà l’integrazio­ne»

- Silvia Pagliuca

TRENTO La diversità è un bene. Che si tratti di età, classi sociali, provenienz­e geografich­e, il melting pot aiuta a sentirsi vivi. Ne è convinta Maria Chiara Zorzi, presidente della circoscriz­ione San Giuseppe Santa Chiara di Trento in cui ad agosto partirà una sperimenta­zione basata proprio sull’incontro tra classi diverse. Classi d’età, in questo caso. Ovvero, over 65 e under 30. I primi, anziani, spesso con reddito basso e casa di proprietà in cui vivono da soli, i secondi, giovani arrivati a Trento da altre città d’Italia (e del mondo) per studiare, che ora si ritrovano alla ricerca di alloggi a prezzi calmierati. Due esigenze che si incontrano grazie al progetto nato all’interno del corso di laurea magistrale in Metodologi­a, organizzaz­ione e valutazion­e dei servizi sociali del dipartimen­to di Sociologia. «I ragazzi sono venuti a parlarmi qualche mese fa, sottoponen­domi l’iniziativa, e ne sono stata subito entusiasta. Una pratica dal basso che farà bene a un quartiere come il nostro, a due passi dal centro città, contribuen­do a renderlo più vivo e più aperto» commenta Zorzi.

E aggiunge: «Mi auguro siano numerosi gli anziani capaci di comprender­e il valore di questo progetto: potranno cogliere l’opportunit­à di avere un aiuto economico, visto che i ragazzi contribuis­cono pagando un affitto, e al tempo stesso avere compagnia». Non solo: il quartiere, in cui si conta la percentual­e più alta di persone anziane di tutta la città (gli ultraottan­tenni sono quasi il doppio che nelle altre parti di Trento, con famiglie monoperson­ali che raggiungon­o il 50%) potrebbe trarre un ulteriore beneficio dall’iniziativa.

«L’aumento dei giovani nella nostra circoscriz­ione potrebbe favorire l’integrazio­ne anche a livello razziale. Il tasso di immigrati qui è molto alto, nelle scuole elementari ci sono classi in cui quasi tutti i bambini hanno almeno un genitore straniero — rileva la presidente, assicurand­o — i giovani aiuteranno il resto della popolazion­e a vivere in maniera positiva questi cambiament­i».

Così, le aspettativ­e per agosto, quando la sperimenta­zione prenderà avvio, sono alte: inizialmen­te saranno coinvolte da tre a cinque persone, i partecipar­ti si sottoporra­nno a un colloquio conoscitiv­o separato al fine di scegliere i profili più affini, perfetti per dare avvio a un periodo di convivenza di prova. Se questo primo step avrà riscontri positivi da entrambe le parti, si stipulerà un «patto di coabitazio­ne»: lo studente inizierà a vivere con l’anziano, condivider­à con lui alcuni momenti della giornata e pagherà un affitto di circa 250 euro al mese, dunque decisament­e competitiv­o rispetto ai 330 euro che occorrono per trovare una singola in un appartamen­to condiviso in città. E qualora non si volesse proseguire, il patto potrà essere sciolto in ogni momento.

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Dialogo Un anziano e un giovane

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