Mele, vino e porfido L’export cala
Report di Intesa San Paolo: «Riassetto dopo l’exploit 2015». Meglio il Triveneto: +0,8%
I distretti del Triveneto sull’export fanno registrano cifre da record. In controtendenza, con un lieve assestamento, le esportazioni dei distretti trentini e altoatesini (per Trento mele, vini e porfido) che, dal 2015 al 2016, hanno perso oltre 15 milioni di euro. Il quadro è tratteggiato dal «Monitor» di Intesa San Paolo.
TRENTO Un quadro roseo, di ripresa dalla crisi. È quello tratteggiato dal «Monitor dei distretti industriali del Triveneto al 31 dicembre 2016» presentato ieri da Intesa San Paolo. Una fotografia che vede le esportazioni dei distretti toccare il record di 27,3 miliardi di euro. In cui, però, unica nota stonata è rappresentata dalle performance dei distretti del Trentino Alto Adige, in particolare da quelli trentini. In regione, secondo il rapporto relativo alle variazioni del 2016 rispetto al 2015, l’export perde 15,8 milioni di euro.
Quella dei distretti industriali del Triveneto è una crescita di +0,8 punti percentuali che si cumula con quella del 2015, anno in cui l’export aveva fatto registrare un +6,2%. Un totale di 27 trimestri di crescita consecutiva: questi i risultati riportati nell’analisi. Che portano Renzo Simonato, direttore regionale Nordest di Intesa San Paolo, a dichiarare: «I distretti rappresentano una vera e propria forza trainante». Un risultato che per i distretti veneti si traduce in un aumento dello 0,9% per un totale di 221,6 milioni di euro esportati in più rispetto al 2015. Che per i distretti trentini e altoatesini, però, non è altrettanto positivo. In questo caso, recita il «Monitor», «il 2016 è stato un anno di assestamento dopo l’exploit del 2015 (+10%)»: «Le esportazioni, pur riducendosi dell’1%, si sono attestate intorno a 1,6 miliardi di euro (1.566,7 milioni di euro contro i 1.582,6 milioni del 2015, ndr), solo di poco inferiori (-15,8 milioni di euro) rispetto ai livelli record toccati nel 2015. Il surplus commerciale è rimasto alto, +900 milioni, quasi il doppio rispetto a quello registrato nel 2008».
Nel quadro regionale le performance dei distretti trentini risultano peggiori rispetto a quelle della vicina provincia di Bolzano. Secondo i dati riportati «si può ritenere ormai superata per quasi tutti i distretti (sia trentini, sia altoatesini) la crisi del 2009». I valori delle esportazioni del 2016 hanno superato i valori storici di massimo toccati nel biennio 20072008 in media del 34%. Con un’eccezione, quella del distretto del porfido della val di Cembra, per cui rispetto al 2007 nel 2016 i valori dell’export erano ancora di 29,1 punti percentuali inferiori. Rispetto allo stesso anno di riferimento pre-crisi i vini rossi e le bollicine del Trentino hanno recuperato il 15,2%, le mele trentine rispetto al 2008 il 33,2% (il 35,6% è il recupero di quelle altoatesine). In testa, in regione, alla classifica dei recuperi rispetto al 2008 i vini bianchi di Bolzano: +47,9%.
A condurre in positivo le dinamiche regionali anche più recenti è sempre l’Alto Adige. Sui sette distretti regionali, infatti, le sole tre aree distrettuali a registrare variazioni positive sono quelle dei vini bianchi di Bolzano (+12,9%), del legno e dell’arredamento dell’Alto Adige (+5,5%) e i salumi altoatesini (+10,2%). Dato negativo per il porfido della val di Cembra (-2,2%), per i vini rossi e le bollicine trentini (-1,8%), per le mele della medesima provin- cia (-10,1%) e anche per quelle della provincia di Bolzano (-7,3%).
«La battuta d’arresto per le mele rispetto al 2015 — fa sapere la curatrice dello studio Anna Maria Moressa — è legata in parte agli eventi climatici che hanno assicurato un minor raccolto e in parte a cali nelle esportazioni verso Paesi del Nord Africa, Egitto e Algeria per il Trentino e la Libia per l’Alto Adige». Bisogna comunque ricordare che nel 2015 rispetto al 2014 l’export trentino delle mele aveva registrato un +33%. Lo storico: nel 2008 i distretti delle mele in Trentino avevano avuto un export da 63,9 milioni di euro, divenuti 45,8 l’anno successivo, 71 nel 2013 e 71,1 milioni nel 2014.
Il porfido della val di Cembra ha, dice sempre Moressa, «sofferto una flessione del mercato delle costruzioni». Con i due mercati principali di Svizzera e Germania che hanno visto rispettivamente cali del -3% e -5,6%. Leggero aumento della Svezia (+4%) e del Regno Unito. La storia per questo distretto ha visto il valore dell’export a 35,7 milioni nel 2009, a 37,9 milioni nel 2001 e a 36,4 nel 2014.
Infine il vino che ha visto esportazioni per 283,4 milioni di euro nel 2008, 324 nel 2011, 361,7 nel 2013, 376,3 l’anno successivo e e 366,9 quello ancora dopo. In questo caso l’export verso gli Stati Uniti (che pesa per il 49% del totale) è calato da 2015 a 2016 del -0,8%, verso la Germania del -4,4%, mentre Regno Unito e Svizzera guadagnano nell’ordine 2 e 14 punti percentuali.