Tele, opere, sculture PrimaVera itinerante nelle valli del Noce
Le opere esposte a Casa de Gentili, Casa Campia, Casa da Marta, Palazzo Morenberg e Palazzo Endrici
«Primavera non bussa, lei entra sicura, come il fumo lei penetra in ogni fessura, ha le labbra di carne, i capelli di grano, che paura, che voglia che ti prenda per mano. Che paura, che voglia che ti porti lontano». Un’immagine di vitalità inarrestabile ma anche di fragilità, quella delineata da Fabrizio de Andrè, in sintonia con l’idea sottesa a PrimaVera. La rinascita nelle opere di nove artisti delle Valli del Noce, la mostra diffusa curata da Lucia Barison che sarà inaugurata domani alle 17.30 al Centro culturale d’Anaunia Casa de Gentili, a Sanzeno.
Vitalità inarrestabile ma anche fragilità, si diceva, perché se l’iniziativa ha come leitmotiv il potere pervasivo della primavera quale metafora di ogni rinnovamento interiore e fisico, umano e della natura, ciò va di pari passo con la consapevolezza dell’alternarsi infinito di cicli, età, stagioni. Una polisemia che sarà espressa attraverso l’estetica di nove giovani artisti delle valli del Noce che esporranno in cinque dimore gentilizie della Val di Non. Ad unirli sarà una riflessione attorno alla pluralità di significato della primavera. Fino al 18 giugno Casa de Gentili, Casa Campia, Casa da Marta, Palazzo Morenberg, Palazzo Endrici ospiteranno un itinerario a tappe tra i palazzi più antichi della Val di Non — l’estensione è di una trentina di chilometri — percorribili anche a piedi attraverso il Cammino Jacopeo d’Anaunia. Una mostra — organizzata da Centro culturale d’Anaunia, partner Provincia, Comunità della val di Non, Comune di Sanzeno, Associazione culturale G. B. Lampi, Bim dell’Adige, Apt Val di Non — che persegue l’obiettivo di unire passato e presente attraverso due direttrici: da un lato accrescere la conoscenza degli edifici storici del territorio, dall’altro valorizzare le interpretazioni di alcuni giovani artisti trentini, ricordando — come scrive Pietro Marsilli nel catalogo — che «quella che viene considerata la prima testimonianza iconografica della Primavera è il piccolo affresco, conosciuto anche col nome di Flora, conservato nel Museo archeologico nazionale di Napoli». Databile alla metà circa del I secolo, raffigura una leggiadra figura femminile, colta di spalle, scalza, elegantemente drappeggiata, protesa a raccogliere un fiore.
La PrimaVera degli artisti della val di Non e di Sole inizia negli eleganti spazi di Casa de Gentili, a Sanzeno, dove espongono Federico Seppi, Giorgio Conta, David Aaron Angeli. «L’incontro tra spiritualità e scienza, Oriente e Occidente, natura e artificio, è ben visibile nei lavori di Seppi — scrivono i curatori del catalogo — affascinato dalla filosofia orientale e dalla fisica quantistica». La sua ricerca, messa in luce da opere come Fonte di propagazione, dialoga con le sculture di Conta che «giocano sulla rigidità della materia e ricercano uno stile interpretativo nel gesto, prestando la massima attenzione nel cogliere dettagli intimi del soggetto ritratto». Caratteristiche che emergono, ad esempio, in Enigma, scultura in legno in cui forti piegature, parti lisce, tratti concavi e convessi si alternano, restituendo l’impenetrabilità della figura cui il titolo allude. L’estetica di Angeli, invece, ha come vie di espressione il «disegno su carta e la scultura. Carte disegnate a tecnica mista e ritagliate danno forma a grandi installazioni a parete o si presentano in forma di quadri. Le creazioni derivano da un ricco immaginario che vede la presenza di simboli, il selvatico, il colore, figure zoomorfe e antropomorfe, rivisitazione di pose e oggetti del sacro». In Alambicchi questi elementi convergono.
Proseguendo, Casa da Marta, a Coredo, accoglierà la poetica «ironica e iconoclasta, spesso mistificatoria» di Felix Lalù che animerà il piano nobile della trifora dello storico palazzo di Coredo, mentre Palazzo Morenberg a Sarnonico ospiterà le opere di Bruno Fantelli insieme con quelle di Alessia Carli. Fantelli che, come in Risveglio abbagliante «propone una visione della natura tutt’altro che cupa» incontrerà il mondo rovesciato di Carli. Le vecchie buste postali gialle costituiscono il suo mezzo d’espressione preferito: qui, «le sue donne capovolte testimoniano femminilità primordiali la cui forza potente ed estetica si coniuga con le aspettative legate ai ruoli, la vulnerabilità e la profonda naturalità degli eventi umani».
Prossima tappa è Don, dove a Palazzo Endrici espone Elisa Zeni le cui interpretazioni «hanno origine da un rapporto contemplativo ed empatico con la natura, in particolare con l’acqua». Il giro si conclude a Casa Campia di Revò, che sarà abitata dalle installazioni e dalle fotografie di Luca Marignoni e Romina Zanon. La poetica di contrapposizione e dualità del primo dialogherà con la fotografia della seconda concepita non come strumento di documentazione e registrazione del reale, bensì di narrazione e costruzione di racconti visivi che sveleranno gli scorci più suggestivi del palazzo di Revò.