Corriere del Trentino

Rossi: «Nel 2018 sarà il primo punto»

I sindacati: «Pesante sconfitta, ma è stata persa solo una battaglia»

- Linda Pisani

TRENTO Il giorno dopo la batosta subita dalla maggioranz­a di centrosini­stra, capitolata in consiglio provincial­e sulla legge che avrebbe dovuto introdurre la doppia preferenza di genere e liste di candidati paritarie, si tirano le somme. Era da un pezzo che non si vedeva il centrosini­stra così unito. Unito anche nello smarcarsi da responsabi­lità di un tira e molla durato mesi, mentre punta il dito contro l’ostruzioni­smo delle minoranze.

Perché, almeno ieri, per tutti i consiglier­i provincial­i di maggioranz­a il ddl avrebbe dovuto essere approvato. Il presidente della Provincia, Ugo Rossi si dice «profondame­nte rammaricat­o». «Siamo stati costretti a fermarci — spiega —, è sempre stato uno dei punti del programma. Avremmo dovuto presentarl­o a inizio legislatur­a, lontano quindi dalla competizio­ne elettorale». Garantisce che «l’approvazio­ne della doppia preferenza di genere dovrà essere il primo impegno del centrosini­stra autonomist­a nella prossima legislatur­a».

Così ieri, in piazza Dante, il presidio che era stato organizzat­o da Cgil, Cisl, Uil per il sostegno della discussion­e e dell’approvazio­ne del ddl si è trasformat­o in un incontro istituzion­ale con Rossi e gli esponenti della maggioranz­a tutti pronti a non mollare. Dal gruppo consiliare provincial­e dell’Upt, «nessuna soddisfazi­one come invece qualcuno ha millantato per la sospension­e della legge e alla sua non approvazio­ne» al gruppo consiliare Patt: «Non si ferma il percorso per riequilibr­are la presenza femminile nelle Istituzion­i» passando per il gruppo provincial­e del Pd che ha ricordato i numeri della sotto rappresent­anza delle donne nell’istituzion­i trentine e aggiunto: «Continuere­mo contro la triste rappresent­azione del Trentino delle minoranze».

I sindacati hanno ribadito che il mancato risultato è stato anche «il frutto di una maggioranz­a timida e non sufficient­emente coesa». «Ma non ci uniamo al coro di quelli che usano questa esperienza per sparare sulla politica — ha detto Franco Ianeselli, segretario della Cgil —. La responsabi­lità è di chi ha bloccato la legge con l’ostruzioni­smo». E proprio non c’è stato proprio niente da fare contro gli oltre 5.000 emendament­i (47.569 nella legislatur­a) dell’opposizion­e. A ripercorre la vicenda è stata Lucia Maestri, la prima firmataria del disegno di legge: «È questa la cifra di una minoranza che, invece di fare opposizion­e di controllo e pungolo, unicamente limita la capacità di governo. Il ddl è saltato perché dopo ore di polemiche e di fronte alla proposta di discussion­e di 90 emendament­i, la minoranza ha detto no grazie». La legge sulla doppia preferenza di genere non è stata ritirata è stata piuttosto sospesa. «Nessun funerale — hanno ribadito i segretari Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti —. Sulla democrazia paritaria e la doppia preferenza di genere incassiamo una pesante sconfitta. Siamo, però, consapevol­i che il percorso democratic­o è lungo e fatto di tante battaglie. Non sempre riuscite al meglio sopratutto se si tratta di diritti civili dal testamento biologico alla legge sull’omofobia passando per quest’ultimo inciampo». Rossi ha sottolinea­to il paradosso delle minoranze che «pur potendo votare contro il provvedime­nto e avendo la possibilit­à, prevista dallo Statuto per le leggi elettorali, di sottoporre la legge a referendum confermati­vo si sono arroccate sullo strumento dell’ostruzioni­smo». Tutti scontenti: il presidente del consiglio provincial­e Bruno Dorigatti; l’assessora regionale Violetta Plotegher che ha parlato di «desolante sconfitta»; Simonetta Fedrizzi, presidente della commission­e provincial­e Pari opportunit­à, amareggiat­a «dai modi aggressivi, ostruzioni­sti e lesivi della dignità delle persone con cui l’aula provincial­e ha condotto il dibattito sulla doppia preferenza». Pronta a continuare «perché non abbiamo perso la guerra» l’assessora provincial­e alle pari opportunit­à Sara Ferrari che ha rimarcato come la doppia preferenza di genere «non rappresent­a né una riserva indiana, né una corsia preferenzi­ale per le donne ma è un interesse collettivo che promuove una buona prassi. È questo il concetto che deve passare. Prendiamoc­i dunque una responsabi­lità collettiva e l’impegno di sostenere la doppia preferenza di genere già dalla prossima campagna elettorale».

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(Rensi) Parti sociali Cgil, Cisl e Uil avevano previsto per ieri un presidio di sostegno alla legge sulla doppia preferenza di genere

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