Malossini: il clima era diverso Casagranda: «Occorre regia»
TRENTO Nel 2004, furono loro i pazienti tessitori dell’accordo che portò al nuovo regolamento d’aula: da una parte Mario Malossini, leader di Fi e dell’opposizione, dall’altra Giorgio Casagranda, capogruppo dell’allora Civica Margherita. La possibilità di ricorrere all’ostruzionismo fu molto ridotta, senza essere cancellata. Quelle regole d’ingaggio per anni parvero funzionare, ma i protagonisti erano diversi.
«Il regolamento va rivisto, il clima — osserva evitando giudizi diretti Malossini — è cambiato. Parlo sia della disponibilità della maggioranza ad accogliere correttivi, sia della minoranza ad andare oltre il no alle proposte di chi governa». L’esperienza suggerisce però all’ex presidente della Provincia che «il regolamento non lo si cambia a fine legislatura». «Allora — ricorda — con Dellai come controparte portai a casa due risultati importanti: la vicepresidenza dell’aula alla minoranza e più risorse ai gruppi per le consulenze. Oggi è un tema poco popolare, ma come farebbe la minoranza a presentare proposte di legge sensate senza il sostegno tecnico degli esperti? Il suo ruolo attivo sarebbe nullo e noi, all’epoca, dimostrammo proprio che anche stando all’opposizione si può contribuire al governo del territorio. Furono approvate leggi importanti grazie al nostro contributo e i trentini ce lo riconobbero nelle urne. Perché alla nostra comunità il “no” come programma non basta».
«Quell’accordo — ricorda Casagranda — fu un capolavoro. E comunque — aggiunge — per approvarlo dovemmo comunque ricorrere alle sedute a oltranza». Rimase Sergio Divina in aula a fare ostruzionismo. «In questi giorni si è persa una grande occasione per approvare una legge per la quale i tempi — osserva l’ex capogruppo — sono più che maturi». Casagranda non parlava spesso al microfono, ma le sue relazioni dentro e fuori la maggioranza erano continue. «Regista d’aula» veniva spesso appellato. «Non si può fare a meno di quel lavoro, in quel modo approvammo di grande rilevanza, cedendo dove si poteva» osserva. Un testimone che nessuno pare aver raccolto il maggioranza, magari per l’assenza di interlocutori in minoranza.
In ogni caso, per cambiare il regolamento servono 24 voti, alla maggioranza ne mancano due, quelli che aveva quando Manuela Bottamedi e Walter Kaswalder facevano parte del centrosinistra.