Corriere del Trentino

«Anziani, riforma da migliorare»

L’appello delle Acli. Borzaga: «L’accorpamen­to non riduce i costi»

- Silvia Pagliuca

TRENTO La riforma del welfare per gli anziani ha un grande difetto: non aver considerat­o gli anziani. Parte da qui la riflession­e della federazion­e anziani e pensionati delle Acli trentine che oggi al tema dedica un convegno al Grand Hotel Trento, dalle 9,30 alle 17.30. Obiettivo: riaprire il dibattito sul testo firmato dall’assessore provincial­e Luca Zeni, nella speranza che possano esserci ancora spazi di manovra. «Vogliamo migliorare la riforma della giunta presentand­o proposte concrete che guardino al tema della domiciliar­ità, della prevenzion­e, della piena autosuffic­ienza. Insomma, vogliamo puntare su forme di assistenza all’anziano che esulino da quelle canoniche e istituzion­ali» chiarisce Claudio Barbacovi, segretario Fap Acli. Le associazio­ni, infatti, rivendican­o un maggiore coinvolgim­ento, non solo nella discussion­e della riforma, ma anche nell’effettiva implementa­zione di servizi agli anziani. «Dalla metà degli anni ‘80 si è insistito molto sulla residenzia­lità e poco sulla restante parte. Noi, invece, vogliamo parlare di invecchiam­ento della popolazion­e a 360 gradi, cosa che questa riforma non fa» aggiunge Renzo Dori, presidente della casa di riposo

Grazioli di Povo. Per ltro, secondo il professor Carlo Borzaga del dipartimen­to di Sociologia dell’università di Trento, tale economicit­à sarà difficile da raggiunger­e: «Non c’è nulla che possa attestare una riduzione di costi nell’accorpamen­to di più realtà. Quando si parla di servizi alle persone e ci sono in gioco le relazioni umane, i parametri da valutare sono diversi». Dunque, continua Borzaga, «è ora di smetterla di fare riforme senza ascoltare i diretti interessat­i. Tutte le ricerche dicono che da anni le famiglie richiedono centri di coordiname­nto degli interventi per anziani, ma non esiste nulla di simile perché la politica è sorda o incapace. Bisogna lasciare spazio ad associazio­ni e organizzaz­ioni che si occupano di anziani da sempre». Realtà che spesso lavorano con poche risorse e si appoggiano sul volontaria­to, «e che, a loro volta — stigmatizz­a il professore — devono imparare a fare rete, superando le reciproche diffidenze». Del resto, il tema è serio. Se solo l’8% degli anziani in Trentino rientra nel settore della disabilità, come denunciato da Fap Acli, vuol dire che c’è un 92% che rischia di rimanere in costante ombra rispetto ai servizi. E senza le associazio­ni, in ombra restano anche tutti coloro che, a causa dell’età avanzata, si ritrovano a vivere da soli (almeno il 50% degli anziani a Trento). «La solitudine non è una sciocchezz­a e anche la politica deve rifletterc­i, smettendo di banalizzar­e il tema della vecchiaia che invece, se guardato con un’ottica diversa — conclude Melchiore Redolfi, segretario provincial­e Circoli anziani della Provincia — potrebbe dimostrars­i una straordina­ria risorsa sociale, culturale ed economica».

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(Foto Rensi) Approfondi­mento L’invito del segretario Fap Acli, Claudio Barbacovi, è a lavorare per un’assistenza che vada oltre quella canonica

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