Corriere del Trentino

Manifattur­a, nuovo stop dal Tar La rabbia di Olivi: sistema malato

Cordata Vittadello, nel mirino Rossaro e Mak. Olivi: aziende disattente, sistema malato

- Orfano

Nuovo stop ai lavori per il Progetto Manifattur­a. Questa volta è il Tar a bloccare l’opera, i giudici hanno accolto il ricorso della «Colombo costruzion­i», quarta classifica­ta in gara, che ha impugnato l’aggiudicaz­ione alla cordata Vittadello. Nel mirino Rossano e Mak. Olivi: sistema malato.

TRENTO Le speranze di poter finalmente iniziare i lavori di Progetto Manifattur­a sono andate deluse. Il Tar ha accolto il ricorso di Colombo costruzion­i, la quarta classifica­ta in gara, contro l’aggiudicaz­ione dello scorso ottobre alla terza, vale a dire Vittadello. Durissimo il commento dell’assessore Alessandro Olivi, che punta il dito contro il «sistema cannibale», ma anche contro le responsabi­lità delle aziende partecipan­ti. E Flavio Tosi, presidente di Trentino sviluppo, ammette: «Dopo quella dell’arrabbiatu­ra, siamo nella fase dell’amarezza». In ballo c’è la costruzion­e del cosiddetto «ambito B» che interessa un’area di 50.000 metri quadrati, cioè i nuovi spazi che andranno ad aggiungers­i agli edifici storici della ex Manifattur­a tabacchi di Rovereto, progettati dall’archistar giapponese Kengo Kuma,

Dopo l’esclusione della prima classifica­ta, Collini Lavori (a novembre 2015), e pure della seconda, Pessina Costruzion­i (ad aprile 2016), ad ottobre 2016 la Commission­e aggiudicat­rice ha affidato l’appalto alla cordata classifica­tasi terza, con a capo Intercanti­eri Vittadello di Padova. Il ribasso percentual­e era del 14,337%.

Il ricorso della Colombo costruzion­i (la quarta classifica­ta) punta il dito sul fatto che la Rti guidata da Vittadello «è stata mutata più volte nel corso della gara». Nel raggruppam­ento originale c’era l’azienda edile trentina Rossaro, «a cui «è fittiziame­nte subentrata», si legge nella sentenza, «la partecipat­a neocostitu­ita Ecobuild srl uninominal­e», mediante affitto di ramo d’azienda. Poi in subaffitto, a sua volta è subentrata la Mak Costruzion­i. «L’operazione si porrebbe in contrasto con il generale divieto di modificazi­one nella composizio­ne soggettiva delle associazio­ni temporanee d’impresa». Ma c’è di più: Mak, prima di partecipar­e nella cordata «terza», aveva partecipat­o anche in un’altra cordata, l’Ati Carron. Un atto «autonomame­nte illegittim­o». Tanto che poi anche il ricorso su questo aspetto verrà considerat­o fondato.

«Il primo motivo, con il quale Colombo costruzion­i deduce, in sostanza, la violazione del principio dell’immutabili­tà del contraente nelle gare pubbliche è fondato», si legge nella sentenza. «L’8 aprile 2015 viene costituita Ecobuild, della quale Rossaro in liquidazio­ne è socio unico: le due società hanno i medesimi amministra­tori e la prima detiene il capitale sociale della seconda»,«il 17 aprile Rossaro stipula con Ecobuild il contratto d’affitto e presenta il 23 aprile ricorso ex articolo 161 della legge fallimenta­re». Così emerge l’intento di «aggirare, con il subentro, la prescrizio­ne dell’articolo 38 d.lgs 163, che esclude dall’affidament­o di appalti chi si trova in stato di fallimento, liquidazio­ne coatta, concordato preventivo». Non bastasse il contratto d’affitto fra Ecobuild e Mak dura meno dell’appalto (8 mesi in meno), in modo poi da far tornare la titolarità a Ecobuild e infine a Rossaro. «L’intera operazione, in cui in circa 3 anni si alternereb­bero tre soggetti diversi, evidenza l’illegittim­ità dell’operazione e dell’aggiudicaz­ione». In una sentenza del Consiglio di Stato si dava la possibilit­à di modifica dei raggruppam­enti temporanei d’imprese, ma la cessione o l’affitto di ramo d’azienda «deve essere in concreto», altrimenti «si consentire­bbe l’uso di escamotage­s per sottrarsi ai limiti imposti dalla disciplina» sulle modificazi­oni.

Olivi è furente: «Da una parte ci sono evidenteme­nte comportame­nti poco attenti da parte delle imprese: se si partecipa a una gara è necessario farlo con responsabi­lità. E qui ci si deve interrogar­e. Ma il saldo finale è che fare appalti sopra una certa soglia oggi è una sorta d’avventura, una roulette russa. Non è possibile, il sistema è gravemente malato. Quanto all’operativit­à nei prossimi giorni capiremo cosa fare, il Progetto Manifattur­a non si fermerà. Ma rimane un sistema cannibale, una sconfitta per l’interesse pubblico. Non si riesce più a fare le cose: la macchina va drasticame­nte ristruttur­ata». Almeno i fondi europei non dovrebbero essere a rischio: la conclusion­e lavori nel 2018 ovviamente non sarà rispettata, ma almeno l’aggiudicaz­ione (nel 2015) sarebbe in linea.

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Rovereto Il rendering del nuovo stabile di Progetto Manifattur­a: 50 milioni di investimen­to

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