La festa della mamma Perché si celebra oggi
Storia La ricorrenza risale a riti legati al culto delle divinità connesse con la fertilità come Cerere e la Grande Madre Negli Usa fu introdotta nel 1870, in Italia il 24 dicembre 1933
Il 14 maggio 2017, seconda domenica di maggio, viene festeggiata la giornata della mamma. Io, che sono madre quattro volte e ben otto volte nonna, non ho una gran passione per questa giornata, anche se sento profondamente il Mito della Grande Madre. Madri si diventa, si diceva una volta, e figli si nasce. Divenire madre è un’operazione lunga, gioiosa, ma sicuramente di grande responsabilità. Ma veniamo ad un po’ di storia, non delle madri, ma di questa festa. Questa festa risale a ritualità molto antiche, legate al culto delle divinità femminili e veniva celebrato proprio nel periodo dell’anno in cui il passaggio della natura dal freddo e statico inverno al pieno dell’estate era più evidente. Cioè in maggio. Questa festa nacque quindi in stretta connessione con i riti di celebrazione delle divinità legate alla fertilità, quali Cerere e Demetra, e, in particolare alla Grande Madre, intesa come divinità femminile venerata perché considerata portatrice di vita. Gli antichi Greci celebravano la festa in onore della dea
Hera, madre di tutti gli Dei, dedicata per questo a tutte le madri il cui simbolismo si collega sia al mare che alla terra nel senso che entrambi sono ricettacoli di vita, ma anche di morte. Nascere significa uscire dal ventre della madre, morire è ritornare alla terra, il ventre del mondo. Lungo le generazioni, con gli spostamenti di popoli e la crescita di complessità delle culture, le «competenze» della Grande Madre si moltiplicarono in diverse divinità femminili. Per cui la Grande Dea, pur continuando ad esistere e ad avere culti propri, assumerà personificazioni distinte, per esempio, per sovrintendere all’amore (Ishtar – Afrodite – Venere), alla fertilità delle donne (Ecate triforme), alla caccia (Artemide – Diana), alla fertilità delle sementa (Demetra – Cerere e Persefone – Proserpina), l’Irlanda con la Dea Brigit, la Russia con la Dea Lada. Tutte queste divinità femminili furono le antenate della Madre alla quale si dedica la festa di maggio e che il Cristianesimo festeggia come Madonna.
Ora, arrivando a tempi più moderni, ci si potrebbe chiedere da quando, in epoca moderna, si festeggia il giorno della mamma, chi ne ha introdotto la ricorrenza. Nel XIII secolo sotto il regno di Enrico III, si festeggiava un Mothering Day, detto anche Laetare, nel quale si celebrava la festa della famiglia, ma in particolare delle madri. Laetare (lat. laetare rallegrarsi) è l’inizio dell’Introito liturgico per i giorni di festa. Laetare Ierusalem: et conventum facite omnes... All’inizio del XIX secolo anche Napoleone Bonaparte decise di dedicare un giorno in onore delle madri. La Rivoluzione Francese comunque eliminò anche questa festa. Negli Stati Uniti fu celebrato nel maggio 1870 da Julia Ward Howe, attivista pacifista e abolizionista (della schiavitù), che lo propose di fatto come momento di riflessione contro la guerra e comunque come espressione di un movimento femminista. Fu ufficializzato nel 1914 dal presidente Woodrow Wilson con la delibera del Congresso di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come espressione pubblica di amore e gratitudine per le madri e speranza per la pace. La festa si è diffusa in molti Paesi del mondo: seguì la Svizzera nel 1917, la Norvegia nel 1918, nel 1919 la Svezia, nel 1922 la Germania e nel 1924 l’Austria.
In Italia, la Giornata nazionale della madre e del anciullo fu celebrata il 24 dicembre 1933, nel quadro della politica della famiglia del governo fascista. Nell’occasione vennero premiate le madri più prolifiche. La data era stata scelta in connessione con il Natale.
La festa della mamma, come la si intende oggi in Italia, è nata a metà degli anni ‘50 in due diverse occasioni, una legata a motivi di promozione commerciale e l’altra a motivi religiosi. La prima risale al 1956, quando Raul Zaccari, senatore e sindaco di Bordighera, in collaborazione con Giacomo Pallanca, presidente dell’Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale di Bordighera-Vallecrosia, prese l’iniziativa di celebrare la festa della mamma a Bordighera. La seconda risale all’anno successivo e ne fu protagonista don Otello Migliosi parroco di Tordibetto di Assisi, in Umbria, il 12 maggio 1957. L’idea di Don Migliosi fu quella di celebrare la mamma non già nella sua veste sociale o biologica ma nel suo forte valore religioso, cristiano anzitutto ma anche interconfessionale, come terreno di incontro e di dialogo tra loro delle varie culture. Naturalmente Madre delle Madri con il Massimo valore religioso è, nella religione Cristiana, la Madonna alla quale è dedicato tutto il mese di maggio. In Germania il giorno della mamma fu inizialmente propagandato e festeggiato dalla Associazione dei fioristi, con il dono di rose o di garofani, rossi e bianchi, per festeggiare non solo la maternità, ma il ruolo della donna nella società. Ben presto l’idea venne sponsorizzata dal regime nazionalsocialista che ne fece una delle bandiere della sua propaganda, che rivendicava alle donne i «loro diritti naturali» primo fra tutti quello della maternità. Il compito principale della donna in epoca nazista fu quello di dare sostegno morale ai mariti, di assicurare, all’interno della famiglia, nelle case, una vita normale in modo che l’uomo potesse essere un benevolo padre e alla donna rimanesse il regno dei tre K: Küche, Kinder und Kirche. (cucina , bambini e chiesa). Quale era la posizione della donna in Germania negli anni 1933 quando venne fondata la prima rivista femminile nazista a diffusione nazionale la NSFrauenwarte (Vedetta delle donne nazionalsocialiste)?
Quella di tenere le donne lontane dalla politica. La stessa Gertrud Scholtz-Klink, responsabile del Frauenministerium del Terzo Reich, la donna più potente della Germania nazista, si presentava sempre in abbigliamento fresco e sportivo, tailleur con camicetta e cravatta, i capelli legati ed ordinatamente raccolti. Bionda, graziosa, molto «ariana», era l’esempio tipico della donna ideale. Non indossò mai una divisa. Come le cronache dell’epoca la descrivono «La signora Klink governa la vita delle donne tedesche in tutte le sue manifestazioni. Dice loro quanti figli mettere al mondo (alle madri di otto figli veniva consegnata una medaglia d’oro la «goldene Mutterkreuz») quando mettere al mondo dei figli, come vestirsi e cosa preparare da mangiare. Dice loro cosa mormorare, con il sorriso sulle labbra, quando salutano il marito o i figli in partenza per la guerra, dice loro di sorridere, da vere madri, anche quando saranno caduti per la Grande Madre, la Germania. Tristi ricordi spazzati via alla fine della Seconda guerra mondiale al tempo dell’occupazione americana della Germania e allora la «festa della mamma» riprese gli antichi splendori non solo in Germania, ma in tutto l’Occidente come omaggio alle madri e festa della famiglia.