Democracy in America Il kolossal di Castellucci
Lo spettacolo martedì al Sociale chiude Altre tendenze
Si concluderà martedì, con la nuova creazione della Socìetas Raffaello Sanzio Democracy in America, la rassegna Altre Tendenze del Centro S. Chiara di Trento. Ispirato all’opera di Alexis de Tocqueville La democrazia in America, frutto di un viaggio di studio negli Stati Uniti compiuto dall’intellettuale francese tra il 1831 e il 1832, e diretto da Romeo Castellucci, lo spettacolo sarà in scena al teatro Sociale alle 20.30. Protagoniste Giulia Perelli e Olivia Corsini, affiancate da una compagnia interamente femminile, che ricoprono i ruoli di una coppia di contadini piegati dal sacrificio al punto che la donna, in preda allo sconforto e all’angoscia, «bestemmia» al marito l’inganno rispetto alla «terra promessa», e di due nativi che affrontano la loro stessa sopravvivenza in relazione all’avanzare della colonizzazione europea.
Impegnato in questo periodo a Monaco dove debutterà il 21 maggio con la regia teatrale dell’opera Tannhäuser di Wagner, Castellucci, fresco vincitore del Premio Hystrio 2017 alla regia, parte dalle riflessioni politica, sociale e antropologica dell’essere democratici di De Tocqueville per portare sul palcoscenico la sua più recente opera.
«Democracy in America» non sarà una semplice trasposizione dei due tomi di De Tocqueville, ma al contempo incuriosisce capire come si sia accesa la scintilla creativa nella lettura di questo libro oggi così profetico, se si pensa che l’autore riuscì a percepire l’importanza della persuasione sul controllo sociale e il pericolo della “tirannia della maggioranza”.
«La scintilla è scaturita precisamente nel momento in cui De Tocqueville intercetta nella dimensione rurale la nascita dell’America, spiegando che i puritani non si sentono dei colonizzatori, in quanto la loro intenzione è di fondare un loro stato. Ciò che li muove è una motivazione religiosa, immaginando l’America come una sorta di Israele. In tal modo la loro azione si dispiega lungo un malinteso atroce per cui i diritti sono dati dalla volontà di Dio. In America le prime istituzioni di democra- zia sono di tipo religioso, con tutte le contraddizioni e i risvolti tragici, come nei casi della schiavitù e del comportamento verso i nativi. De Tocqueville evidenzia l’individualismo esasperato nel rapporto con Dio, per cui la sua benedizione e le leggi sanciscono i diritti, anche quelli di sfruttare la terra e le persone».
L’autore riferisce infatti di un percorso verso la democrazia molto diverso da quello vissuto nel Vecchio Continente.
«L’impianto democratico negli Stati Uniti non nasce dall’Illuminismo e il processo è profondamente diverso da quello europeo, che deriva anche dalla separazione dei poteri temporale e spirituale».
Protagonista dello spettacolo è anche il linguaggio, elemento determinante nel-
la storia della sua compagnia, che ha segnato un inedito immaginario teatrale.
«Molto passa attraverso il linguaggio. Una delle protagoniste, la contadina, ha una crisi per cui inizia a parlare la lingua dei nativi: in questo modo mette in discussione la parola di Dio e, rifiutando il nuovo contratto sociale riesce a percepire il grande vuoto e a rivelare che il sogno americano può essere un incubo. Contestualmente, uno dei nativi cerca di far apprendere l’inglese all’altro in quanto considera che conoscere la lingua del nemico sia una strategia da adottare, perché la lingua, si sa, è arma di coercizione, dominio e potere».