Corriere del Trentino

Protontera­pia e «Bambino Gesù» Grazie all’intesa, curati 24 piccoli

La Provincia erogherà comunque le prestazion­i in attesa delle tariffe da Roma

- Erica Ferro

TRENTO La prima, piccola, paziente aveva varcato la soglia della struttura di via al Desert quasi due anni fa: una bambina di 9 anni affetta da cordoma (un tipo raro di tumore, con un’incidenza dello 0,5 per milione di persone), la prima in Italia avviata alla protontera­pia, dava inizio alla collaboraz­ione fra l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e l’azienda sanitaria di Trento, che fino a oggi ha portato a trattare 24 bambini, la metà di tutti i pazienti pediatrici del centro diretto da Maurizio Amichetti.

E in attesa del decreto interminis­teriale con le tariffe, «la Provincia si è resa disponibil­e a erogare le prestazion­i di protontera­pia a tutte le Regioni al prezzo che verrà poi stabilito dal governo» spiega il responsabi­le del dipartimen­to salute e solidariet­à sociale Silvio Fedrigotti. Il decreto che aveva inserito la protontera­pia nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), infatti, era stato pubblicato senza le tariffe per le prestazion­i, che necessitan­o di un ulteriore passaggio normativo: «Due settimane fa ci era stato detto che era ormai tutto pronto, ma siamo ancora in attesa — chiosa il dirigente — nel frattempo abbiamo scritto a tutte le Regioni comunicand­o la nostra disponibil­ità a erogare le prestazion­i. Fino a che non saranno emanate le tariffe ministeria­li, tuttavia, non chiederemo i compensi a nessuno. Si tratta comunque di un’opzione per le Regioni». Tradotto: di fronte al preventivo mandato da Trento, possono comunque rifiutare.

«Ecco perché la collaboraz­ione con il Bambino Gesù è strategica, perché si tratta dell’istituto più importante a livello nazionale in campo oncologico pediatrico e intercetta pazienti da centro e sud Italia — aggiunge il direttore generale dell’azienda sanitaria Paolo Bordon —. Questa collaboraz­ione potrebbe essere esportata come modello possibile di confronto: il nostro compito è radicalizz­are questo tipo di esperienze a fattor comune». Specialmen­te se il tariffario per le prestazion­i di protontera­pia non è ancora disponibil­e e gli accordi specifici con molte Regioni mancano ancora.

E il bacino potenziale cui il centro può rivolgersi arriva anche a «dieci milioni di persone» ricorda Bordon. Da qui la necessità di «andare oltre i confini provincial­i e nazionali» e «promuovere la conoscenza del nostro servizio a favore delle comunità scientific­he ma soprattutt­o dei malati». In questo contesto si inserisce la due giorni organizzat­a da Apss e Fondazione Bruno Kessler, che oggi vedrà riuniti ricercator­i, medici ed esperti del centro di protontera­pia e del Bambin Gesù di Roma per illustrare le attività di studio e i trattament­i innovativi su alcuni tumori pediatrici applicati nei due poli di cura, e ieri si è concentrat­a sul ruolo delle associazio­ni e del volontaria­to nell’accoglienz­a dei pazienti e delle famiglie che provengono da fuori provincia e che per seguire la terapia devono fermarsi in Trentino fino a quasi due mesi.

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Specializz­ato Il Centro di protontera­pia di via al Desert, a Trento sud

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