Corriere del Trentino

Statuto, irrisolto il nodo della Regione Bolzano: «Più poteri alle Province»

Consulta e Convenzion­e, ieri l’incontro. Falcon e Viola rassicuran­o: trovata base comune

- Erica Ferro

TRENTO Alla fine, a venire al pettine del percorso per la riforma dello Statuto è sempre il nodo della Regione. Sotto al velo ufficiale di una condivisio­ne di intenti fra Trentino e Alto Adige (una «ridefinizi­one del suo ruolo»), si nasconde una diversità di vedute che accompagna da sempre il dibattito sulla riforma: «Vogliamo trasferire alle singole Province tutto quanto sia ora di competenza legislativ­a regionale» dice senza mezzi termini il presidente della Convenzion­e Christian Tschurtsch­enthaler.

Per parte trentina, invece, si sa, va per la maggiore l’idea che almeno in alcuni ambiti, dalla sanità alla mobilità, la Regione possa avere una sua veste specifica. Walter Viola, però, è ottimista: «C’è stata un’apertura, fino a qualche tempo fa la Regione per il Sudtirolo era un tabù – commenta – oggi almeno si ripone all’attenzione come un soggetto di raccordo. Rimane a ogni modo un nodo dirimente». Il vicepresid­ente del consiglio provincial­e, membro della Consulta, spiega il perché con una metafora culinaria: «Altrimenti si rischia di mettere assieme riso e pasta, e uno dei due diventa scotto: non vorrei fosse il Trentino» afferma.

Nel cammino che porterà all’elaborazio­ne di una proposta di revisione dello Statuto (già partito in salita nel momento in cui si sono individuat­i due organismi separati per portarlo a termine), la tappa di ieri ha visto incontrars­i i vertici degli enti chiamati a predisporr­e il documento finale: Giandomeni­co Falcon e Jens Woelk, presidente e vicepresid­ente della Consulta, hanno ospitato a palazzo Trentini Tschurtsch­enthaler e le due vicepresid­enti Edith Ploner e Laura Polonioli in un incontro di un’ora e mezza, prima di confrontar­si con i componenti della Consulta.«C’è una condivison­e di parte significat­iva dei due organismi nel concepire la Regione come risorsa a disposizio­ne delle due Province e strumento di collaboraz­ione» sostiene Falcon, individuan­dola come «base comune» sulla quale si innestano «differenze di tono e accentuazi­one». A Bolzano, infatti, aspirano a delegare la competenza legislativ­a alle Province facendo della Regio- ne il mezzo con cui confrontar­si con Roma «perché le due Province da sole sarebbero troppo deboli» dice Tschurtsch­enthaler. «Non era scontato — osserva Viola — ora si dovrà capire se la Regione avrà un ruolo di coordiname­nto, se sarà la somma delle due Province o avrà un protagonis­mo istituzion­ale proprio, ma mi auguro si riuscirà a trovare un accordo».

Nei documenti predispost­i finora i due organismi non sono entrati nel dettaglio delle competenze, «ma l’idea di base condivisa da entrambi è l’aspirazion­e all’autogovern­o in tutte le materie in cui non ci siano evidenti ragioni in contrario — chiosa Falcon — le deleghe potrebbero diventare ad esempio competenze proprie espandendo­si ad ambiti oggi non totalmente compresi, come ambiente, scuola o cultura».

I due organismi hanno condiviso, inoltre, la necessità di un preambolo al nuovo Statuto che contenga la valorizzaz­ione delle ragioni dell’autonomia, la presenza delle due Province nell’Euregio, l’aspirazion­e dei Comuni ad avere un ruolo più significat­ivo nel quadro delle decisioni provincial­i, un’attenzione particolar­e alle minoranze linguistic­he.

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Divergenze Ugo Rossi e Arno Kompatsche­r hanno sostenuto l’opportunit­à di creare due organi diversi

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