Corriere del Trentino

Il futuro incerto della Regione Senza visione si rimane fermi

- Di Giorgio Mezzalira

Il documento conclusivo dei gruppi di lavoro del forum dei 100 è stato consegnato. Critici i primi commenti. I risultati sono parsi poca cosa rispetto alle aspettativ­e che avevano accompagna­to la Convenzion­e (lo strumento politico voluto per riscrivere lo statuto d’autonomia). Forte la delusione per non essere riusciti a cogliere l’occasione per un avanzament­o dell’autonomia stessa, anche tra chi come Francesco Palermo la Convenzion­e l’aveva concepita. Ma non è più tempo per doglianze, l’attenzione si sposta sul dibattito che si avvierà in Consiglio provincial­e, dove il confronto si prospetta lungo e interlocut­orio. Nel 2018 ci saranno le elezioni provincial­i (forse anche le politiche) e i partiti saranno assorbiti dalla campagna elettorale. Inoltre, non c’è una riforma costituzio­nale che soffia sul collo. Si tratterà di vedere poi con quale governo a Roma si dovrà dialogare. La revisione dello Statuto resta un’urgenza, ma ci sarà tempo per approfondi­re ed entrare nel merito delle proposte. Le premesse non sono le migliori. Quando Durnwalder prende posizione per affossare la Regione e afferma che ci sarà sempre spazio in seguito per il dialogo, sembra suggerire l’idea che la mediazione sui temi più sensibili (Regione, autodeterm­inazione, scuola, toponomast­ica) debba partire così in basso da far apparire le attuali norme statutarie di gran lunga più avanzate. Buon gioco per la Svp e per quelli che al suo interno scambiano la revisione dello Statuto per un’operazione di maquillage. Il futuro assetto delle due Province e il ruolo della Regione sono le questioni che avranno bisogno di tutta l’attenzione, e non solo politica, possibile. Che Trento e Bolzano debbano collaborar­e sono tutti d’accordo. Il problema è come e in quale cornice. Impegnativ­o chiedere oggi alla politica di sviluppare visioni, ma senza non si va da alcuna parte. Ai tempi della Costituent­e, Gigino Battisti, figlio di Cesare e deputato socialista, anticipò con lungimiran­za: «Nella regione che sta fra il Brennero e la chiusa di Verona, alcuni problemi basilari, specie d’ordine etnico culturale e sociale, esigono soluzioni per l’Alto Adige e per il Trentino, mentre altri problemi, specie industrial­i, agricoli, amministra­tivi, si presentano identici per ambedue le differenti parti — l’italiana e la tedesca — della regione. A questi ultimi identici problemi si possono porre identiche soluzioni; perciò l’autonomia regionale della Venezia Tridentina dovrebbe essere sdoppiata, risultante quindi dal complesso e, sotto certi aspetti, dalla somma delle due differenti autonomie».

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