Il futuro incerto della Regione Senza visione si rimane fermi
Il documento conclusivo dei gruppi di lavoro del forum dei 100 è stato consegnato. Critici i primi commenti. I risultati sono parsi poca cosa rispetto alle aspettative che avevano accompagnato la Convenzione (lo strumento politico voluto per riscrivere lo statuto d’autonomia). Forte la delusione per non essere riusciti a cogliere l’occasione per un avanzamento dell’autonomia stessa, anche tra chi come Francesco Palermo la Convenzione l’aveva concepita. Ma non è più tempo per doglianze, l’attenzione si sposta sul dibattito che si avvierà in Consiglio provinciale, dove il confronto si prospetta lungo e interlocutorio. Nel 2018 ci saranno le elezioni provinciali (forse anche le politiche) e i partiti saranno assorbiti dalla campagna elettorale. Inoltre, non c’è una riforma costituzionale che soffia sul collo. Si tratterà di vedere poi con quale governo a Roma si dovrà dialogare. La revisione dello Statuto resta un’urgenza, ma ci sarà tempo per approfondire ed entrare nel merito delle proposte. Le premesse non sono le migliori. Quando Durnwalder prende posizione per affossare la Regione e afferma che ci sarà sempre spazio in seguito per il dialogo, sembra suggerire l’idea che la mediazione sui temi più sensibili (Regione, autodeterminazione, scuola, toponomastica) debba partire così in basso da far apparire le attuali norme statutarie di gran lunga più avanzate. Buon gioco per la Svp e per quelli che al suo interno scambiano la revisione dello Statuto per un’operazione di maquillage. Il futuro assetto delle due Province e il ruolo della Regione sono le questioni che avranno bisogno di tutta l’attenzione, e non solo politica, possibile. Che Trento e Bolzano debbano collaborare sono tutti d’accordo. Il problema è come e in quale cornice. Impegnativo chiedere oggi alla politica di sviluppare visioni, ma senza non si va da alcuna parte. Ai tempi della Costituente, Gigino Battisti, figlio di Cesare e deputato socialista, anticipò con lungimiranza: «Nella regione che sta fra il Brennero e la chiusa di Verona, alcuni problemi basilari, specie d’ordine etnico culturale e sociale, esigono soluzioni per l’Alto Adige e per il Trentino, mentre altri problemi, specie industriali, agricoli, amministrativi, si presentano identici per ambedue le differenti parti — l’italiana e la tedesca — della regione. A questi ultimi identici problemi si possono porre identiche soluzioni; perciò l’autonomia regionale della Venezia Tridentina dovrebbe essere sdoppiata, risultante quindi dal complesso e, sotto certi aspetti, dalla somma delle due differenti autonomie».