ChiantiBanca senza Bini Smaghi In discussione l’adesione a Ccb
Aperta un’inchiesta dopo la denuncia del cda uscente. Grana patrimoniale in Veneto
TRENTO Lorenzo Bini Smaghi ha perso la sfida per mantenere la presidenza di ChiantiBanca. A questo punto si mette in discussione l’adesione della grossa Bcc al gruppo di Cassa centrale banca di Trento. Federazione Toscana e First Cisl Firenze pendono decisamente per Iccrea, mentre il portavoce della lista vincitrice, Fabrizio Pagliai (in attesa che oggi il cda nomini il nuovo presidente dell’istituto) fa sapere che c’è tutto il tempo per decidere. È incontestabile però la volontà di superare il voto in assemblea favorevole a Ccb. Anche se lo stesso Bini Smaghi reputa «fantasioso» a questo punto un passo indietro. Per finire la procura della Repubblica di Firenze ha aperto un’inchiesta dopo la denuncia arrivata dal cda uscente. Si ipotizzano reati bancari, anche alla luce della legge 231 sulla responsabilità delle società, e, al momento, si procede contro ignoti. Il fascicolo contiene la relazione trasmessa dall’organismo di vigilanza interno alla banca al cda in cui si ipotizza per alcuni fatti specifici il delitto di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità di vigilanza. Inoltre si terrà conto del rapporto di Bankitalia dopo l’ispezione e dell’assemblea di domenica.
L’ispezione di Bankitalia aveva costretto ChiantiBanca a chiudere il bilancio 2016 con oltre 90 milioni di perdita. Inoltre è saltato il direttore Alberto Bianchi, assieme a 5 membri del cda. Per questo motivo Bini Smaghi ha scelto di tornare a elezioni in assemblea: il guaio è che, piuttosto che uscirne rafforzato, il presidente è stato sconfitto dalla lista avversaria «Fedeltà alla storia ed alla cooperazione», che si è imposta con il 54%.
A Trento ChiantiBanca interessa molto: la terza Bcc più grande d’Italia aveva rinunciato alla way-out per andare con Ccb. In dote avrebbe portato le sue dimensioni e il know how dello stesso Bini Smaghi, ex esponente Bce, indicato come l’uomo del dialogo con l’Europa una volta costituito il gruppo. Il bond da 20 milioni sottoscritto dal sistema trentino in favore di Chianti può avere aiutato la decisione.
Ora tutto si complica. «Come abbiamo indicato nel nostro programma, adesso faremo una riflessione attenta su tutti gli aspetti relativi all’adesione a uno o l’altro gruppo — afferma Pagliai —. Poi decideremo cosa proporre ai soci». Una posizione più moderata rispetto a quella della Federazione Toscana, che si era schierata completamente per Iccrea, visto che in tutta la regione solo ChiantiBanca è con Ccb. La lista vincente non vuole schierarsi da subito, ma è evidente che è stata sostenuta proprio dalla Federazione.
Sullo stesso tema la First Cisl Firenze: «Il voto di ieri, che è stato a maggioranza e non unanime, lascia un po’ il tempo che trova, perché i tempi per la scelta sono prematuri — ha detto la responsabile Bcc Maria Manetti — Il voto è stato fatto all’interno di una assemblea ordinaria: per scegliere l’adesione al gruppo occorrerà l’assemblea straordinaria, come prevede anche la normativa, che fra l’altro dovrà tenersi l’anno prossimo. Quello di domenica, come quello di dicembre, è stato un voto più di orientamento. Due gruppi si farebbero concorrenza fra loro — ha continuato — oggi il gruppo trentino oggettivamente non c’è ancora: ci sarà magari, vedremo, ma è impossibile assumersi degli obblighi nei confronti di un qualcosa che ancora non c’è».
Bini Smaghi controbatte, ricordando che l’adesione a Ccb «è stata deliberata nell’assemblea straordinaria del dicembre dello scorso anno, 3852 voti a favore, 2 contrari e 2 astenuti. Insomma, bisognerebbe fare un’altra assemblea straordinaria, ripagare il bond subordinato e farsi ridare il capitale versato. Qualcuno che possa farlo, che sia abbastanza fantasioso, ci può essere. Però mette a rischio la reputazione della banca».
In tutto questa partita è importante sottolineare, però, che Ccb dice di aver già raggiunto il miliardo di patrimonio per diventare capogruppo e che ChiantiBanca, a quanto si apprende, non avrebbe apportato un grande aumento di capitale (pochi milioni). Ma a questo punto nasce un nuovo fronte, quello veneto: dopo che l’ago della bilancia si è spostato su Iccrea (13 istituti a 11) si discute per impostare un nuovo assetto nella locale Federazione (ora troppo sbilanciata su Ccb). A quel punto convogliare il patrimonio di società controllate — Cesve, Assicra e Neam — per contribuire a costruire il patrimonio di Ccb diventa problematico.