Dellai: dialogo contro l’ostruzionismo
Regolamento d’Aula, scettico l’ex governatore. «Sono attento al ruolo dei sindaci»
Lorenzo Dellai non crede sia possibile modificare l’attuale regolamento d’aula. Anzi, per superare un ostruzionismo diventato ormai sistematico, invita a «individuare un’agenda insieme all’opposizione». Dialogo, insomma, perché — ricorda — «in politica non esistono scorciatoie». L’ex governatore esclude anche che si possa procedere per delibera: «Una provocazione». Si dice poi attento alle conclusioni cui giungeranno i sindaci riunitisi intorno a Francesco Valduga.
TRENTO «Cambiare il regolamento d’aula? In astratto potrebbe essere un’idea, ma credo sarebbe più utile concordare un’agenda con la minoranza». A Lorenzo Dellai non è mai stato rimproverato un carattere eccessivamente conciliante. Eppure, il consiglio che si sente di dare al centrosinistra in questa fase di stallo istituzionale è «ritrovare coesione interna» e «dialogare con l’opposizione».
In questa legislatura, il ricorso all’ostruzionismo è diventato quasi sistematico, ma la principale caratteristica dell’Autonomia è proprio la possibilità di legiferare.
«Non è la prima volta che il consiglio provinciale subisce una situazione di stallo a causa dello scontro totale tra maggioranza e minoranze. Lo posso testimoniare di persona. È sempre stato e rimane un fenomeno molto preoccupante. Tuttavia, mi pare che oggi questa preoccupazione debba essere più forte e profonda, perché più alti sono i rischi del sistema istituzionale. C’è un problema di immagine esterna del Trentino: in questo villaggio comunicativo globale la percezione di serietà e di sobrietà della nostra terra comincia ad essere indebolita. C’è poi naturalmente un problema di immagine interna. In questo momento già delicato sul piano sociale ed economico, i cittadini trentini avrebbero bisogno di poter guardare con fiducia alla loro casa comune, il consiglio».
Potrebbe essere arrivato il momento di cambiare un regolamento d’aula «proporzionale» in un contesto elettorale maggioritario?
«In astratto, certo. Rispetto al regolamento parlamentare, il nostro è meno stringente sui tempi delle decisioni. Tuttavia, il momento buono per cambiare i regolamenti è l’inizio delle legislature, non la loma ro fine. Occorre poi che i rapporti tra le parti siano piuttosto distesi, mentre oggi mi paiono al contrario molto tesi. Il regolamento è importante, altrettanto importanti sono le relazioni, politiche e umane, che si riescono a istaurare tra le parti». Praticabile la strada minacciata
dal presidente Rossi di fare tutto con delibera?
«Capisco bene il senso di questa provocazione, ma sono certo che il presidente Rossi sia il primo a sapere che non può essere una soluzione. La nostra Autonomia è speciale perché ci consente di fare leggi, non solo delibere. Se si inceppa il meccanismo legislativo e si atrofizza il polmone “parlamentare”, l’Autonomia perde la sua specialità e si omologa alle altre. Perderebbe senso anche il ruolo del governo perché, come dicevano una volta, “governare non è asfaltare”». Che fare quindi?
«La politica non ha scorciatoie: occorre che la maggioranza e le minoranze ritrovino il sentiero del dialogo e del compromesso; magari anche cercando di concordare una agenda di temi e di provvedimenti da portare in consiglio nei prossimi mesi. Non c’è alternativa. Di una situazione di stallo beneficerebbero solo le forze più antisistema e si rafforzerebbero le tesi contro la nostra Autonomia. Naturalmente la condizione principale
è che la maggioranza recuperi coesione e fiducia in se stessa: difficile altrimenti che possa ritessere un dialogo costruttivo con l’opposizione».
In questi giorni, sono stati gli stessi protagonisti delle minoranze a riconoscere sul nostro giornale di non avere, al momento, un progetto alternativo comune. Potrebbe essere questo il principale motivo di tanta tensione?
«Non c’è dubbio che la qualità del confronto dipende dalla forza di entrambi gli schieramenti. Una minoranza che si percepisce debole sarà meno incline a rapporti costruttivi. Occorre, tuttavia, che anche la maggioranza sviluppi una maggiore coesione e questo è un peso che non può gravare solo sulle spalle del presidente Rossi».
Quale ruolo prevede che giocherà il gruppo dei sindaci in questo quadro?
«Leggerò con attenzione il loro documento. Se daranno vita a una lista dei sindaci credo si tratti di un’occasione sprecata: si creerà maggiore frammentazione in un quadro già diviso. Discorso diverso se si incaricassero di indurre le forze politiche a rigenerarsi. L’Upt ha già imboccato con decisione questa strada. Di certo, anche in vista delle prossime politiche, la maggioranza non può pensare di procedere per inerzia».
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