Corriere del Trentino

CENTROSINI­STRA, LA LEADERSHIP NON È SCONTATA

- Di Roberto Pinter

Nel 2018 andremo a votare sia per le nazionali, sia per le provincial­i. Il centrosini­stra autonomist­a deve rigenerars­i e la leadership non è scontata.

Appare sempre più probabile la conclusion­e naturale della legislatur­a, dunque nel 2018 avremo prima le elezioni politiche e poi quelle provincial­i. La domanda da farsi allora è se ci stiamo preparando in modo adeguato alla doppia e più che mai incerta scadenza. Mi riferisco alla coalizione di centrosini­stra autonomist­a che fa molta fatica a riorganizz­arsi, ma anche al Partito democratic­o che, dopo la batosta referendar­ia, ha consumato il rito delle primarie con le quali è stato certificat­o il preoccupan­te allontanam­ento di una buona parte della sua base.

Il fatto che in Trentino ci sia un’opposizion­e di centrodest­ra frammentat­a, sconclusio­nata, in grado solo di bloccare i lavori del Consiglio provincial­e, e che i Cinque Stelle esercitino una minore attrazione non dovrebbe rassicurar­e più di tanto. Saviano ha recentemen­te detto che se la politica non offre strumenti di trasformaz­ione e prevale la sfiducia, i cittadini hanno solo voglia di far saltare il banco esercitand­o il diritto alla vendetta. Se non si colgono in Trentino segnali netti in tale direzione si rischia grosso. Può accadere di tutto, pure che un’ondata di risentimen­to cancelli una classe di amministra­tori a prescinder­e dai loro meriti e demeriti.

Sarebbe dunque sciocco pensare che, in assenza di una leadership alternativ­a, quella attuale sia destinata a essere confermata: non basta l’assenza di antagonist­i per ottenere la fiducia. Purtroppo sono troppi i parlamenta­ri e consiglier­i provincial­i che pensano più a salvaguard­are il proprio spazio che a preoccupar­si del risultato collettivo. Ciò che andrebbe fatto subito è la rigenerazi­one di una coalizione che ha governato l’autonomia negli ultimi quindici anni. Vanno definite le prospettiv­e per il futuro di questa terra (la carta dei valori e il programma) e indicate le risorse umane che saranno chiamate a governarla (le candidate e i candidati). Le incertezze con le quali si stanno gestendo le riforme e la carenza di idee manifestat­e nell’immaginare il terzo statuto non hanno rafforzato il centrosini­stra trentino. I partiti sono fondamenta­li e perciò chiamati a un maggior ruolo di responsabi­lità. Perché dovranno ritrovare l’energia e le idee per ridare smalto all’alleanza, elaborando un pensiero politico e rinnovando la classe politica, cosa assai difficile visto che i gruppi dirigenti coincidono in gran parte con gli attuali eletti.

Presentars­i alle elezioni politiche sorretti dalla logica della spartizion­e tra i partiti, e riproponen­do il solito gioco dei candidati calati dall’alto, quindi imposti ai territori, significa pertanto fare poca strada. Quattro anni fa c’era ancora Berlusconi da fermare e un’autonomia da salvaguard­are. Oggi la situazione è cambiata, l’elettorato è molto più libero, anche di non votare. Quattro anni fa la possibilit­à di dare un segnale importante (con la scelta di nomi innovativi) era stata impedita dai candidati intoccabil­i, adesso diventerà una questione decisiva.

Non si tratta di rottamare, anzi. Non c’è mai stato così bisogno di recuperare competenze ed esperienze facilmente bruciate dal falò delle nuove ambizioni, ma siamo obbligati a plasmare una diversa capacità di rappresent­anza a prescinder­e dal valore di parlamenta­ri e amministra­tori uscenti. Si deve lavorare fin da subito per recuperare la disaffezio­ne degli elettori del Pd come le disarticol­azioni delle altre forze trentine, coinvolgen­do forze sociali e realtà territoria­li nell’individuaz­ione di persone in grado di rappresent­are il meglio che oggi, e non è poco, anima la realtà sociale: dal mondo del volontaria­to a quello del lavoro che dà prova delle proprie capacità, da chi si occupa della crescita dei ragazzi ai giovani che scommetton­o ancora sul Trentino, da chi ama questo territorio a chi lo anima ogni giorno. Un percorso partecipat­o può aiutare sia per le candidatur­e alle nazionali sia per quelle provincial­i. Perché non c’è solo il problema di stabilire se riproporre l’attuale governator­e o se riaprire la competizio­ne per la scelta della o del leader: in ballo c’è tutta la coalizione e il suo perimetro. Il Pd, che in teoria sarebbe il primo partito, dovrebbe allora indicare un percorso che chiarisca la direzione da intraprend­ere nella tutela e nell’uso delle risorse dell’autonomia, nella sfida sul lavoro e la cittadinan­za, e che apra porte, portoni e piazze al fine di individuar­e una classe di amministra­tori e dirigenti per la nuova stagione dell’autonomia. C’è da sperare che non prevalga un indistinto e spesso immotivato, se si guarda al nostro contesto, risentimen­to per quello che non va e soprattutt­o per quello che si teme. Ma attenzione: se rimarremo immobili e tesi a conservare ognuno il proprio ruolo, non faremo altro che alimentare il risentimen­to che potrebbe poi trasformar­si in rancore. Allora sì che la questione diventereb­be seria e non facile da gestire, con pesanti conseguenz­e per l’intero centrosini­stra autonomist­a.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy