Corriere del Trentino

Un traffico su più livelli

- Piero Innocenti

Le varie cellule che compongono l’articolato sistema criminale integrato che si occupa di trasportar­e i migranti da un Paese all’altro si possono individuar­e solo con la collaboraz­ione degli apparati di sicurezza e governativ­i delle nazioni di origine e dopo lunghe indagini di polizia giudiziari­a. Indagini difficili sia per individuar­e capi e capetti dei vari gruppi di trafficant­i che si spartiscon­o il mercato, sia gli addetti ai ruoli intermedi ossia i facilitato­ri, sia i passeurs, cioè i trasportat­ori di persone. Quello dei passeurs è il ruolo più esposto essendo maggiormen­te a contatto con i «clandestin­i» e quello più identifica­to nelle indagini, dato che spesso è colto nella flagranza del delitto.

Taluni analisti parlano anche di un quarto livello organizzat­ivo facendo riferiment­o agli «utilizzato­ri finali» che ricevono i migranti e dal cui asservimen­to e sfruttamen­to traggono consistent­i profitti. Naturalmen­te è difficile colpire i capi di queste organizzaz­ioni soprattutt­o per le complicità e le coperture politiche di cui godono: intendo riferirmi, in particolar­e, alla Libia. È quanto ha ricordato poco più di un mese fa, Mohamed Haavy Sandu, leader della tribù dei Tebu («Il 15% delle persone adulte lavora nel traffico dei migranti, prima fonte di reddito») che il 30

marzo, con altri 59 capi clan e il vicepresid­ente del governo riconosciu­to libico aveva partecipat­o all’incontro romano, tenutosi al Viminale, con il ministro

dell’interno Minniti. Una dichiarazi­one del genere avrebbe forse potuto indurre qualche pm ad aprire un fascicolo per favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a nei suoi confronti. Stavolta non sarebbe stata una mera «ipotesi di lavoro».

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