Corriere del Trentino

Infedeltà e corruzione Di Benedetto contro Grassi

Nel mirino casa e contratto alla moglie. La difesa: l’ex dirigente segnalò le truffe nel 2014

- Di Dafne Roat e Andrea Rossi Tonon

Il presidente del gruppo assicurati­vo, Giovanni Di Benedetto, ha presentato una denuncia in Procura contro l’ex direttore generale Ermanno Grassi. Nel frattempo la seduta del cda che avrebbe dovuto eleggere il suo successore è stata rinviata e i delegati hanno di fatto affondato il candidato Agrusti.

TRENTO Itas alza il tiro. Dopo settimane di silenzio, dopo lunghi giorni in cui la compagnia ha scelto un profilo molto basso, stando alla finestra in attesa delle prossime mosse della Procura, ora, forse un po’ a sorpresa, ha deciso di scendere in campo contro l’ex direttore Ermanno Grassi, accusato di estorsione, truffa, calunnia, e appropriaz­ione indebita, coinvolto nel terremoto giudiziari­o sulle presunte truffe ai danni di Itas. E lo fa attraverso il suo presidente Giovanni Di Benedetto.

Dopo l’avvio della procedura di licenziame­nto (fino ad ora Grassi formalment­e era ancora dipendente della compagnia), atto praticamen­te scontato, il numero uno di Itas ha presentato, attraverso il suo avvocato Antonio Franchini, del foro di Venezia, una denuncia in Procura contro l’ex direttore generale, ipotizzand­o una violazione del codice civile. Due le contestazi­oni contenute nell’atto, previste dagli articoli 2634 e 2635 del codice civile, ossia infedeltà patrimonia­le e corruzione tra privati. La prima contestazi­one è riferita all’attico di piazza Silvio Pellico di proprietà di Itas Patrimonio e acquistato con la formula dell’affitto con riscatto da parte di Grassi. La Procura contesta una truffa ai danni della compagnia in relazione a impianti per 135.354 euro e beni e arredi per altri 535.405 che avrebbe fatto pagare a Itas. In questa vicenda, ad avviso della mutua, ci sarebbe anche un profilo civile che prevede una responsabi­lità per i direttori generali «che avendo un interesse in conflitto con quella della società compiono o concorrono a deliberare atti di disposizio­ne di beni sociali». La seconda contestazi­one (corruzione tra privati) riguarda il famoso contratto, stipulato con la Target, per l’ex moglie da 6.200 euro al mese, senza l’obbligo di presenza in ufficio e «vincoli» di orario. Le due violazioni al codice civile finora non erano state contestate in quanto sono reati procedibil­i solo a querela di parte.

Inutile dire che la svolta della mutua ha colto di sorpresa tanti, soprattutt­o Grassi. Un colpo durissimo per lui che, forse, non si aspettava un’azione di Di Benedetto.

Ma il presidenti­ssimo ha sorpreso tutti e ha denunciato, forse spinto da sollecitaz­ioni esterne, dal timore che la Procura mettesse in campo altre azioni a tutela della società, o più sempliceme­nte ha ritenuto fosse arrivato il momento di agire. Difficile capire quale sia stata la causa del cambio di rotta, considerat­a la dura presa di posizione nel comunicato inviato a precisazio­ne della causa di lavoro contro Gnesetti che faceva apparire l’ex funzionari­a quale principale attrice della truffa ed evidenzian­do il «polverone» sollevato da Gnesetti «per salvare se stessa insinuando che in Itas tutti rubavano, in primis il direttore generale, che non aveva trovato credito in azienda». Itas per mesi è stata zitta, sollevando qualche perplessit­à tra i soci delegati. Ma ora ha deciso di dire basta.

A questo punto un dato è certo: ora ci potrebbe essere un ulteriore allungamen­to delle indagini. La Procura aveva già chiuso l’inchiesta e aveva notificato un avviso di conclusion­e indagini ai cinque indagati, l’ex dipendente di Itas, Alessandra Gnesetti, da cui parte tutto, l’ex dirigente di Itas Paolo Gatti, il referente della Point rent car srl, Gabriele Trevisan, il titolare di Target, Roberto Giuliani, e Grassi. I termini per presentare delle controdedu­zioni sono giù scaduti per cui il pm Carmine Russo, titolare del fascicolo d’indagine, si stava preparando alla richiesta di rinvio a giudizio, ma ora potrebbe decidere di intraprend­ere un’altra strada.

Intanto Grassi incassa il colpo, un boccone amaro per lui e, dopo settimane di silenzio, attraverso il suo avvocato, Matteo Uslenghi, ha deciso di mettere in chiaro alcuni punti. «Finora la difesa — spiega il legale — ha deciso di non dire nulla per il bene di Itas, ma è giusto chiarire che era stato lo stesso Grassi, ancora nel 2014 a segnalare il problema di Alessandra Gnesetti. Allora aveva scritto una relazione indirizzat­a a tutto il cda. Da allora ad oggi sono state fatte molte indagini interne. A novembre, poi, Grassi aveva scritto una relazione dando una spiegazion­i per ognuna delle contestazi­oni della Procura». Grassi non si spiega l’improvvisa svolta di Itas e ora attende gli sviluppi dell’inchiesta.

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Pensierosi Da sinistra, l’ex direttore Ermanno Grassi e il presidente di Itas, Giovanni Di Benedetto. Il numero uno di mutua ha presentato una querela contro Grassi per infedeltà patrimonia­le e corruzione tra orivati

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