Trainotti: semifinale, ce la giocheremo
Storico traguardo dell’Aquila. Il gm: «Milano o Capo d’Orlando? Sfide diverse»
Mentalità vincente e fiducia consolidata nel corso del girone di ritorno. Sono questi, secondo il general manager della Dolomiti Energia Salvatore Trainotti, i punti di forza della squadra bianconera, all’indomani dello storico accesso alla semifinale scudetto. «Forray e Beto Gomes — dice — sono leader non a parole ma nei fatti». E sul roster ristretto ai minimi: «Meglio pochi ma buoni».
TRENTO Il problema (che bel problema) è sempre lo stesso. La dimensione della Dolomiti Energia è cresciuta così velocemente raggiungendo risultati talmente eclatanti che coglierne a fondo la dimensione diventa impresa quasi improba. Parlare o scrivere di semifinale playoff è diventato la normalità, ipotizzare se sarà meglio affrontare Milano o Capo d’Orlando una domanda banale. Il merito è ovviamente di tutti coloro che lavorano per la società di piazzetta Lunelli, ma i protagonisti principali di questa entusiasmante cavalcata che pare non conoscere soste sono il general manager Salvatore Trainotti e il coach Maurizio Buscaglia. Una coppia che tutta l’Italia cestistica invidia a Trento, una coppia che si spera non scoppi.
Trainotti, per una volta non parliamo di mercato ma delle sue sensazioni personali all’indomani dell’ennesima impresa.
«Sono davvero molto soddisfatto non solo per l’obiettivo raggiunto ma per le numerose difficoltà che abbiamo dovuto superare durante l’intera stagione. Credetemi, non sto trattenendo l’entusiasmo per una banale questione di forma, il fatto è che mi sento ancora in ballo con una semifinale da giocare e quindi probabilmente non riesco a godere appieno di ciò che abbiamo fatto».
Prima del fischio di inizio di gara 1 contro Sassari che serie si aspettava?
«Molto simile a ciò che si è visto. D’altra parte era sufficiente ripassare mentalmente la regular season per capire che si sarebbero affrontate due squadre tignose caratterizzate da grande intensità e atletismo. Che i match potessero non essere esteticamente il massimo lo avevo messo in preventivo ma ciò che contava era il passaggio del turno. Sono state determinanti la mentalità vincente e la fiducia che la squadra ha consolidato nel girone di ritorno».
I nomi di un singolo non li farà mai però per questa serie in copertina finiscono indubbiamente Beto e Forray.
«Due leader non a parole ma con i fatti. Beto è cresciuto a dismisura nel corso della stagione nella fase offensiva mentre in quella difensiva ha sempre dato il suo contributo e con Sassari ci ha letteralmente tenuto in piedi in diverse occasioni. Forray è pazzesco: in tutti i playoff, ogni anno e in qualsiasi categoria ha alzato incredibilmente il suo livello di gioco».
Non è mai stato preoccupato per il roster numericamente limitato?
«Negli ultimi giorni tra di noi abbiamo spesso ripetuto questa frase: meglio pochi ma buoni. Intendo dire che essere in otto che stanno fisicamente e mentalmente bene può anche non essere un problema. Le gerarchie sono estremamente chiare e in secondo luogo chi scende in campo sa che avrà un determinato minutaggio assicurato e quindi sentirà meno la pressione. Ripeto: tutto ciò è possibile perché chi c’è è al 100%».
Adesso la squadra è attesa da una settimana senza partite ufficiali: come bisognerà gestire i prossimi giorni?
«Mi limito a riportare ciò che ho sentito dallo staff tecnico: spazio al recupero poi pian piano si entrerà nelle logiche tecnico- tattiche del prossimo turno. Il tutto senza dimenticare che arrivati a questo punto ciò che più conta è l’aspetto emotivo e quindi è necessario mantenere alto il livello di adrenalina».
Domanda banale ma doverosa: ora meglio Milano o Capo d’Orlando?
«Diciamo che con l’Olimpia (attualmente avanti 2-1nella serie, ndr) andrebbe in scena una grande sfida contro la super favorita, con l’Orlandina sarebbe una grande occasione tra due squadre che sono, più o meno, sullo stesso livello».
La strategia «Il roster limitato? Meglio pochi ma buoni Chi scende in campo ha meno pressione»