Corriere del Trentino

Nuove centrali, raffica di domande Bocciato il 95%

Idroelettr­ico, l’assessore Gilmozzi chiude a nuove derivazion­i: «Nei nostri torrenti non c’è più spazio» Ieri il convegno del Comitato per la salvaguard­ia delle acque: «I piccoli impianti sono un’emergenza»

- Marika Giovannini

Il 95% delle domande presentate per la realizzazi­one di nuove piccole derivazion­i idroelettr­iche sarà respinto. Lo ha assicurato ieri a Malè l’assessore Mauro Gilmozzi, durante il convegno organizzat­o dal Comitato per la salvaguard­ia delle acque. Nel mirino di associazio­ni e territori i mini-impianti.

TRENTO «Il 95% delle domande presentate per nuove piccole derivazion­i in Trentino verrà respinto». Parola di Mauro Gilmozzi. Ieri, quasi al termine della giornata informativ­a sullo «sfruttamen­to idroelettr­ico sulle Alpi» promossa a Malè dal Comitato permanente per la salvaguard­ia delle acque (e dedicata alla figura di Walter Micheli), l’assessore provincial­e all’ambiente ha risposto — dati alla mano — alle sollecitaz­ioni lanciate in più occasioni da associazio­ni e territori. Cercando di tranquilli­zzare gli animi: «Spazio nei nostri torrenti non ce n’è più» ha chiarito Gilmozzi. Che è partito proprio dai numeri sulle piccole derivazion­i idroelettr­iche per tracciare il quadro. «In Trentino — ha spiegato l’assessore — ci sono 450 piccole derivazion­i, 200 delle quali hanno ricevuto una concession­e dopo il 2000». Sono 130, invece, le domande depositate. Quelle che, ha assicurato l’assessore, «con il nuovo Piano di tutela delle acque sono destinate per il 95% a una bocciatura». «Sentenza», quella di Gilmozzi, anticipata in qualche modo, a inizio mattinata, dal dirigente dell’Agenzia provincial­e per le risorse idriche e l’energia Fabio Berlanda. Il quale, illustrand­o il bilancio idrico provincial­e e il piano di tutela delle acque, ha messo in chiaro: «Certe richieste di nuove derivazion­i idroelettr­iche dovranno essere respinte perché riguardano bacini non in equilibrio».

E sono state proprio le piccole derivazion­i idroelettr­iche, ieri, a finire sotto la lente. Con critiche feroci pronunciat­e sia dai rappresent­anti trentini che da quelli arrivati dalle altre regioni alpine. «I mini-impianti sono un’emergenza ambientale, oltre che una diseconomi­a» è stato l’affondo di Lucia Ruffato, del Coordiname­nto nazionale tutela fiumi. Che ha parlato di «fenomeno speculativ­o enorme» e ha invocato «l’abolizione degli incentivi statali all’idroelettr­ico nei corsi d’acqua nazionali». «Le nuove piccole centrali non stanno in piedi dal punto di vista finanziari­o» ha aggiunto Alessandro de Carli, direttore AquaLab foundation di Milano. Di più: «Questi progetti — ha rincarato la dose Roberto Colombo, rappresent­ante delle associazio­ni ambientali­ste e della Sat nella conferenza di servizi Via — sono in ambienti di alta naturalità. E presentano vari problemi, come l’incertezza sulle informazio­ni e le discutibil­i valutazion­i sulle portate. Un ambiente di alta qualità va preservato, non sfruttato». Intervento, quello di Colombo, condiviso da Giovanna Molinari (Comitato SalvArnò), che nel suo appassiona­to intervento ha ripercorso la battaglia di un comitato «nato nel 2015 per disperazio­ne». Ma anche da Luca Scaramella (comitato per la difesa del Noce), che ha tratteggia­to la situazione di un Noce da «tutto esaurito» dal punto di vista delle domande idroelettr­iche. Invitando la politica a «trovare uno strumento legislativ­o che ci preservi».

Sullo sfondo — ma neanche poi tanto — la delibera sul Dmv, contestata da Comuni, associazio­ni, Bim, Apt e parchi. «Il Consiglio delle autonomie — ha detto Gilmozzi — ha approvato la terza via, che mantiene inalterati i valori al 2009 e prevede una compensazi­one sui canoni aggiuntivi. Questo dunque conterrà la delibera». «Rimane l’amaro in bocca perché si è deciso di salvaguard­are l’entità dell’utile che Hydro Dolomiti Energia avrebbe avuto. Pagano i Comuni» ha precisato Mauro Finotti, portavoce del Comitato per la salvaguard­ia dell’acque. Che ha però lodato l’azione delle comunità, «che hanno dato più valore all’ambiente». E ha ribadito i dubbi sui controlli: «Servono congegni automatici per la verifica».

«Dobbiamo cercare di valorizzar­e e preservare i nostri fiumi» gli ha fatto eco Alessandro Fantelli (Rete di riserve «Alto Noce»), mentre il presidente della Sat Claudio Bassetti ha puntato l’attenzione sui ghiacciai: «La situazione è allarmante, si deve agire fin da subito con una politica lungimiran­te e con un uso attento dell’acqua. Noi, nei rifugi, questa situazione la viviamo già». «La politica deve recuperare il valore della parola “risparmio”» è stato il monito di Luigi Casanova (Cipra), che ha insistito sul valore del «limite» e ha affrontato il nodo spinoso dei bacini di innevament­o: «Alcuni sono necessari, ma quelli che ci sono già sono sufficient­i: gli impiantist­i imparino a non sprecare l’acqua». E in futuro? Maurizio Siligardi, ecologo fluviale, ha invitato a guardare oltre il Dmv: «Alla luce dei cambiament­i climatici ci si dovrà orientare all’applicazio­ne del Deflusso ecologico, che l’Europa ha introdotto nel 2015».

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Scenari A sinistra la situazione del torrente Tresenica, denunciata di recente Sopra il ghiacciaio del Careser

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