Krämer e le sfide dell’Islam «Deve trovare un approccio che valorizzi il pluralismo»
Innovare. Per andare incontro a una società che cambia negli aspetti economici, culturali, artistici, politici e istituzionali. È questa, forse, la più grande sfida per l’Islam, religione da sempre associata a un rigido sistema valoriale: tradizioni e precetti che ancora oggi provocano aspri dibattiti. A parlarne giovedì a Trento, in occasione del seminario organizzato dall’Istituto di Scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler, la professoressa Gudrun Krämer. Docente e direttrice del Dipartimento di islamistica alla Freie Universität Berlin, nonché direttrice della Berlin Graduate School Muslim Cultures and Societies e membro dell’Accademia delle scienze di Berlino e Brandenburgo, Krämer ha analizzato i ruoli ambivalenti delle innovazioni tecnologiche e sociali all’interno delle comunità islamiche, specificando che «l’Islam è sempre stato soggetto a profondi cambiamenti, fin dalle sue origini. Ma non si è mai avuta un’interpretazione univoca di tali innovazioni tanto che le riforme che fin qui ci sono state, per alcuni, hanno significato il declino della religione, delle vere e proprie aberrazioni».
Studenti, attivisti, pensatori di tutto il mondo, infatti, si sono divisi rispetto a queste tematiche, proponendo una distinzione tra innovazione tecnologica e valoriale, secondo la quale i cambiamenti apportati in alcune discipline sono esclusivamente di natura superficiale e non vanno a «corrodere» gli aspetti più profondi delle società. «Ci sono molti aspetti del Corano che appaiono problematici ai lettori moderni. Parliamo, ad esempio, della relazione tra uomini e donne, tra credenti e non. Secondo la convinzione musulmana — chiarisce Krämer — il Corano è la parola di Dio e pertanto la sua formulazione non può essere modificata». Già, ma questo è un sistema ancora sostenibile? «Il Corano è rivelazione, certamente, ma non è un manuale per il diritto civile o internazionale. Ed è questo, unitamente al fatto che per moltissimo tempo è rimasto un testo “segreto”, a uso esclusivo di pochi, a creare i maggiori problemi». Del resto, basti vedere ciò che è accaduto nel campo artistico e scientifico. Poco si sa dei progressi fatti e del contributo dato dai musulmani nell’epoca premoderna. Eppure, grandi innovazioni ci sono state: dal campo della matematica e della geometria, a quello dell’astronomia, della storiografia, della farmacologia e della medicina. «Tutte dimostrazioni di quanto l’Islam sia stato creativo, e dunque aperto, anche in questi contesti» rileva la professoressa. E conclude: «In una società come la nostra, è dunque necessario per i musulmani riuscire trovare un approccio all’Islam che dia spazio a dubbi, critiche e satira. In una parola, al pluralismo».