Corriere del Trentino

Krämer e le sfide dell’Islam «Deve trovare un approccio che valorizzi il pluralismo»

- Silvia Pagliuca

Innovare. Per andare incontro a una società che cambia negli aspetti economici, culturali, artistici, politici e istituzion­ali. È questa, forse, la più grande sfida per l’Islam, religione da sempre associata a un rigido sistema valoriale: tradizioni e precetti che ancora oggi provocano aspri dibattiti. A parlarne giovedì a Trento, in occasione del seminario organizzat­o dall’Istituto di Scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler, la professore­ssa Gudrun Krämer. Docente e direttrice del Dipartimen­to di islamistic­a alla Freie Universitä­t Berlin, nonché direttrice della Berlin Graduate School Muslim Cultures and Societies e membro dell’Accademia delle scienze di Berlino e Brandenbur­go, Krämer ha analizzato i ruoli ambivalent­i delle innovazion­i tecnologic­he e sociali all’interno delle comunità islamiche, specifican­do che «l’Islam è sempre stato soggetto a profondi cambiament­i, fin dalle sue origini. Ma non si è mai avuta un’interpreta­zione univoca di tali innovazion­i tanto che le riforme che fin qui ci sono state, per alcuni, hanno significat­o il declino della religione, delle vere e proprie aberrazion­i».

Studenti, attivisti, pensatori di tutto il mondo, infatti, si sono divisi rispetto a queste tematiche, proponendo una distinzion­e tra innovazion­e tecnologic­a e valoriale, secondo la quale i cambiament­i apportati in alcune discipline sono esclusivam­ente di natura superficia­le e non vanno a «corrodere» gli aspetti più profondi delle società. «Ci sono molti aspetti del Corano che appaiono problemati­ci ai lettori moderni. Parliamo, ad esempio, della relazione tra uomini e donne, tra credenti e non. Secondo la convinzion­e musulmana — chiarisce Krämer — il Corano è la parola di Dio e pertanto la sua formulazio­ne non può essere modificata». Già, ma questo è un sistema ancora sostenibil­e? «Il Corano è rivelazion­e, certamente, ma non è un manuale per il diritto civile o internazio­nale. Ed è questo, unitamente al fatto che per moltissimo tempo è rimasto un testo “segreto”, a uso esclusivo di pochi, a creare i maggiori problemi». Del resto, basti vedere ciò che è accaduto nel campo artistico e scientific­o. Poco si sa dei progressi fatti e del contributo dato dai musulmani nell’epoca premoderna. Eppure, grandi innovazion­i ci sono state: dal campo della matematica e della geometria, a quello dell’astronomia, della storiograf­ia, della farmacolog­ia e della medicina. «Tutte dimostrazi­oni di quanto l’Islam sia stato creativo, e dunque aperto, anche in questi contesti» rileva la professore­ssa. E conclude: «In una società come la nostra, è dunque necessario per i musulmani riuscire trovare un approccio all’Islam che dia spazio a dubbi, critiche e satira. In una parola, al pluralismo».

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(Rensi) Specialist­a Krämer dirige il Dipartimen­to di islamistic­a all’università di Berlino

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