«Seconde generazioni, grande qualità»
Festa dei popoli, focus sui migranti. Don Caldera: «Rappresentano l’antidoto al razzismo»
Nella passata edizione, al centro, c’erano le famiglie immigrate sul territorio trentino. Quest’anno la Festa dei popoli, fra ieri e oggi in piazza Fiera e con la sfilata lungo le vie di Trento, raggiunge la maggiore età e parla di giovani: «Un’occasione per riflettere sulla loro qualità e non solo sulla loro integrazione» spiega don Beppino Caldera, responsabile della pastorale delle migrazioni. Alla manifestazione parteciperà anche un gruppo di richiedenti asilo: «Sono venuti perfino da Marco per dare una mano nell’allestimento» rivela il sacerdote.
Occhi puntati sui giovani, dunque, sulle seconde generazioni. «Vorremmo illuminare questa realtà, farla conoscere — aggiunge don Caldera — è il migliore antidoto al razzismo e la garanzia più efficace da proporre a chi continua a guardare con sospetto alla presenza degli stranieri. Questi giovani, stranieri solo sulla carta d’identità, sono ormai determinanti per la tenuta della società trentina».
Una cinquantina i Paesi che saranno rappresentati nella sfilata che prenderà il via questa mattina alle 10.30, una quarantina quelli che si presenteranno in piazza Fiera, confermata cuore della kermesse, fra danze, canti e folklore a partire dalle 13. «Ciò che vogliamo mettere in evidenza è la qualità dei giovani delle seconde generazioni, le loro capacità, la volontà di lavorare, sposarsi, affermarsi nella società e dare il proprio contributo — aggiunge don Caldera — questi giovani sono una forza in più in un paesaggio tante volte molto stanco di questo nostro mondo europeo, perché ci portano il loro entusiasmo». E le loro peculiarità, tipicità e prerogative: «Di loro si parla solo in relazione al grado di integrazione, quasi dovessero entrare nell’ingranaggio delle società ospitanti, ma non devono solo conformarsi e assimilarsi — precisa il religioso — integrarsi, in genere, vuol dire perdere sempre, adattarsi alle società maggioritarie». E poi, secondo don Beppino, è importante ricordare la dimensione di festa della kermesse: «Guardiamo al lato positivo delle persone, quello di cui di solito nessuno parla — sottolinea — facciamo risaltare una capacità di visione della vita sempre disposta a pensare a un futuro migliore e a non piangersi addosso».
La Festa dei popoli, organizzata dalla Diocesi di Trento in collaborazione con il Comune e il Cinformi, ha preso il via ieri pomeriggio, con attività di animazione per ragazzi con creazioni culturali e musica. In serata il concerto dei gruppi etnici e il saluto dell’arcivescovo: «Attraverso questo momento ci insegnate l’importanza di ritrovare la comunità in un contesto in cui tendiamo a muoverci come singoli individui e ci orientate a guardare avanti con fiducia, perché nonostante le difficoltà voi sapete ancora cantare, ballare e fare festa — ha detto ai presenti don Lauro Tisi — vorrei che noi potessimo contribuire con una vita più sobria, essenziale e attenta alla persona a costruire per voi condizioni di accoglienza migliori».