Corriere del Trentino

Il «calcio di strada» secondo Tommasi «Emozioni e valori da condivider­e»

Oggi si gioca in piazza Tribunale. Il presidente Aic: coinvolgia­mo anche i genitori

- Francesco Clementi

Non solo un trampolino per arrivare al successo, ma un modo per vivere emozioni, coltivare amicizie, riscoprire valori. È il calcio secondo Damiano Tommasi, presidente dell’Associazio­ne italiana calciatori. L’ex campione di Roma e nazionale sarà oggi in piazza Tribunale per presentare l’evento di «street soccer», il calcio di strada che si propone come variante istintiva e accessibil­e del gioco.

Tommasi, perché l’Associazio­ne calciatori promuove lo street soccer?

«Da un lato sosteniamo le attività delle scuole aperte da ex calciatori soci della nostra associazio­ne. Ma più in generale promuoviam­o lo street soccer come veicolo di cultura sportiva. Il calcio non va vissuto dai ragazzini solo come una strada verso il successo e il profession­ismo. Con le sue poche regole, lo street soccer aiuta a recuperare quei valori e quella gioia di giocare tipiche del calcio di strada. Oggi gli spazi liberi sono più ridotti rispetto al passato, quando bastava una piazza o un cortile per cimentarsi in partite interminab­ili. Nulla contro il calcio “organizzat­o”, ma proviamo a far capire che esiste anche un’altra dimensione».

Quali valori rischiano di passare in secondo piano?

«L’amicizia. Non tutti i pulcini diventano campioni, ma ci sono rapporti umani che restano per sempre, anche da adulti».

Nella giornata bolzanina ci sarà un curioso test: genitori in campo, figli sugli spalti.

«Spesso si censurano gli eccessi dei genitori sugli aspalti. Tra gli allenatori gira una battuta: “Il mio sogno è allenare una squadra di orfani”. Ma nessun bambino, ovviamente, vorrebbe giocare in una squadra del genere. Ripartiamo allora dai desideri dei più piccoli. Il genitore non va escluso, ma coinvolto aiutandolo a riflettere sui comportame­nti. Per questo li facciamo giocare: sperimenta­ndo le difficoltà del gioco, capiscono che un consiglio “di troppo” da bordo campo è più un fastidio che un aiuto. Vi assicuro che funziona».

Il calcio è anche inclusione, come insegna la storia bolzanina dell’Excelsior.

«Esempio fantastico. Li ho invitati a giocare un’amichevole con il Sant’Anna d’Alfaedo, la mia squadra. Il 4 giugno tornerò a Bolzano per una ulteriore sfida, complice anche l’amico bolzanino Stefano Bizzotto».

Inclusione «Quella dell’Excelsior è una storia fantastica Tra due settimane torno qui per sfidarli»

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