Il libro, mille anni da raccontare «Non morirà mai»
Trento e Rovereto, una mostra e maxi convegno in arrivo Lo storico Barbier: la pagina non morirà, è nel nostro dna
«Il libro è come il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici. Una volta che li hai inventati non puoi fare di meglio. La forma-libro è determinata dalla nostra anatomia». Ne era davvero convinto Umberto Eco, che nella sua vita di libri ne aveva letti e collezionati a migliaia – rimanendo ironicamente scettico sull’avvento del libro digitale: «Provate a leggervi tutta la Divina Commedia, anche solo un’ora al giorno, su un computer, e poi mi fate sapere. O a scacciare una zanzara con un ebook reader!». L’oggetto libro così caro a Eco sarà protagonista del convegno «Imago librorum. Mille anni di forme del libro in Europa», che si terrà al Palazzo Geremia di Trento giovedì 25 e venerdì 26 maggio, con studiosi di varie università italiane ed europee. Domani alle 17 alla Biblioteca civica Tartarotti di Rovereto verrà invece inaugurata la mostra relativa, che rimarrà aperta fino al 25 giugno. Assieme a Gianmario Baldi, direttore della biblioteca, sarà presente il professor Frédéric Barbier, storico del libro, direttore di ricerca all’istituto di Storia moderna e contemporanea del Cnrs, redattore capo della rivista internazionale Histoire et civilisation du livre.
Professor Barbier, la mostra e il convegno «Imago librorum» celebreranno mille anni di forme del libro in Europa. Quali sono le fasi più importanti di questo lungo percorso?
«Se dovessimo fornire alcuni grandi momenti di rottura dall’XI secolo in poi distinguerei quattro momenti: l’XI secolo, quando la scrittura e i libri cessano di essere esclusivamente appannaggio del clero e nascono le prime università; il XV secolo, con la “prima rivoluzione del libro”, cioè la rivoluzione di Gutenberg, l’invenzione della stampa a caratteri mobili; il XIX secolo, il tempo delle grandi librerie di massa; il XX secolo e il XXI secolo, segnati dal rapido sviluppo dei nuovi media».
Nel suo «Storia del libro. Dall’antichità al XX secolo» (2004) lei scrisse: «Malgrado le apparenze, il libro elettronico è probabilmente un mezzo di comunicazione di massa meno concorrenziale rispetto al tradizionale sistema-libro». Effettivamente l’annunciata morte del libro non si è realizzata. Cosa ne pensa?
«L’emergere di nuovi media non è accompagnato dalla scomparsa radicale dei precedenti. Non si sono mai copiati così tanti manoscritti come all’epoca di Gutenberg, così come non abbiamo mai stampato così tanti libri come oggi. Ciò che cambia è l’equilibrio tra i diversi media e il loro uso. La stampa è ancora un mezzo estremamente potente di comunicazione, perché è strettamente in relazione con la logica alfabetica in sé e con il sistema del pensiero occidentale, il pensiero lineare. Queste osservazioni però non dovrebbero portare a sottovalutare le trasformazioni in atto con il libro digitale, le cui conseguenze si vedranno solo gradualmente. Le variazioni di economia dei media crescono in diversi decenni e gli eventi a cui stiamo assistendo
non fanno eccezione alla regola».
Gian Arturo Ferrari, ex direttore generale di Libri Mondadori, ha scritto nel suo «Libro» (Bollati Boringhieri, 2014): «I libri rimangono il maggior consumo culturale dell’umanità». Cosa pensa di questa affermazione?
«Non so se i libri siano il “il maggior consumo culturale dell’umanità”, o se lo siano mai stati. L’insegnamento della storia è contraddittorio: da una parte la stampa è stato il primo supporto dei movimenti intellettuali fino all’epoca recente; ad esempio la Riforma protestante (1517) è stata resa possibile dalla stampa, così come lo
sviluppo del pensiero razionale, l’emergere dell’opinione pubblica e molti altri fenomeni importanti. Tuttavia, si deve anche sottolineare il fatto che questa “cultura della stampa” ha riguardato a lungo una minoranza della popolazione, anche nel XIX e nel XX secolo».
Lei è autore anche di una «Storia delle biblioteche» (Editrice Bibliografica, 2016). Qual è la funzione delle biblioteche oggi, in un mondo dove la biblioteca più utilizzata – potenzialmente infinita ed eterna – è la Rete?
«Ciò che interessa oggi lo storico delle biblioteche difatti è il cambiamento di status e di ruolo della biblioteca: prima eravamo in una logica di archiviazione, ora con i nuovi media siamo in una logica di flusso e di circolazione. Il lavoro intellettuale si è completamente riconfigurato con l’emergere di nuovi media – tra cui le biblioteche digitali – alla ricerca di un nuovo equilibrio tra la carta e i file. Le biblioteche conservano comunque un ruolo fondamentale nella fornitura di testi e nella produzione di metadati affidabili (descrizione bibliografica, inclusione in una categoria sistematica etc). Inoltre una biblioteca non deve limitarsi a essere un luogo di “pubblica lettura” in senso stretto ma deve svolgere una funzione di formazione e informazione – anche attraverso il proprio patrimonio librario, facendo ad esempio conoscere i propri volumi più pregiati e antichi al pubblico. Come curiosità, faccio presente che il mio blog (histoire-du-livre.blogspot) riceve circa 20mila visite al mese: ciò dimostra che, nonostante tutto, il libro è almeno un oggetto di curiosità».
Come si è evoluto e quale è stato il rapporto nei libri tra testo e immagini, tra parole e illustrazioni?
«Per rispondere a questa domanda dovremmo prendere in considerazione le tecniche di illustrazione (miniature, xilografie, ecc), gli obiettivi della illustrazione (informazione, intrattenimento), le condizioni della pubblicazione (censura, economia). L’illustrazione è stata spesso trattata dagli specialisti di storia dell’arte, ma credo che anche gli storici del libro debbano intervenire: la storia del libro è un campo di studio e di ricerca transdisciplinare. Sarò lieto di partecipare alla sessione del convegno dedicata a questo tema (ndr, 26 maggio, 14.30)».