Sarca e Brenta non ci stanno «Bella idea, ma fondi già spesi»
TRENTO I Bim del Trentino seguiranno l’esempio del Bacino dell’Adige? La provocazione è stata lanciata ieri dal vicepresidente della Provincia Olivi (ne riferiamo in alto), ma dai diretti interessati, i Bim di Sarca e Brenta, arriva una risposta negativa. Almeno per ora: «Una bella idea, ma le risorse sono già state destinate».
Accanto a quello del Bacino dell’Adige, per cui l’iniziativa in favore del lavoro è in fase di partenza, nei Comuni del Bim del Chiese è già in atto un affiancamento dell’Intervento 19. Un’idea, la prima, che piace agli altri due Bacini trentini, del Brenta e del Sarca, ma che al momento, dicono i presidenti, non pare attuabile. «Noi avevamo delle risorse, solo che le abbiamo già destinate ai Comuni — racconta Gianfranco Pederzolli, presidente del Bim del Sarca — Volevamo assegnarle ai Comuni con dei mutui, ma la normativa non lo permette. Abbiamo atteso per trovare una soluzione con la Provincia, ma poi a marzo abbiamo deliberato il piano che straordinario che assegna le risorse, fino al 2018 compreso, alle opere pubbliche dei Comuni e a investimenti per le Reti delle riserve e la nostra Biosfera Unesco. Vogliamo dare impulso all’attività ambientale, alla sua conservazione e valorizzazione». Di quale cifra si parla? «Dieci milioni circa — risponde Pederzolli — Non abbiamo più risorse quest’anno, dopo il 2018 si potrà trovare un’altra soluzione. Le abbiamo stanziate perché non ci sembrava giusto tenere le risorse in cassa. Ogni territorio cerca di impiegare questi soldi al meglio. In un momento di difficoltà bisognava però erogarli subito sul territorio, non stare fermi ad aspettare». Della provocazione della Uil dice: «Le risorse non vanno comunque in sagre, per carità».
Analoga la posizione del presidente del Bim del Brenta Sergio Scalet: «L’idea messa in atto (quella del Bim dell’Adige, ndr) era buona, sapendolo in tempo utile. Abbiamo stanziato i fondi ai Comuni nostri soci con un piano straordinario negli ultimi due anni. Il problema è che non sappiamo se siamo soggetti al patto di stabilità ed è inutile lasciare lì i fondi congelati. Perciò abbiamo preferito distribuirli, sono soldi dei Comuni». Parliamo anche in questo caso di 10 milioni circa, fa sapere: «Sono impegnati per investimenti pubblici, poi i Comuni li richiedono quando servono — spiega Scalet — Insomma, anche volendo non abbiamo più le risorse necessarie». Pro futuro si potrà seguire l’esempio del Bacino dell’Adige? «Potrebbe essere una buona idea, ma in futuro non avremo più tutte quelle risorse accantonate. Si potrebbe sostenere il lavoro in piccolo, ma si rischia di scontentare qualcuno. Ci penseremo, ma se lo avessimo saputo un anno e mezzo fa sarebbe potuta essere una bella idea: i Bim ci avrebbero fatto una bella figura». Sul tema interviene infine nuovamente la Uil sollecitando un’adesione all’iniziativa anche da parte dei Bim che non lo hanno già fatto.