«Osservate sempre le regole di sicurezza»
L’appello della moglie di Zito: «Peppone, amore mio, ti amerò per sempre»
TRENTO Verso la fine del funerale la traduttrice per i sordomuti si commuove, non riesce a trattenere le lacrime: fatica a muovere le mani e le braccia e a continuare il suo operato. È lì apposta per consentire ai coniugi Fedel di capire le parole che la loro figlia Irene sta faticosamente pronunciando. È lì apposta per tradurre a gesti l’immenso dolore di una moglie che ha perso il proprio marito in circostanze tragiche e assurde. Giuseppe Zito, quarant’anni, di origine calabrese e residente a Romagnano, è morto venerdì scorso alle 11 di mattina, schiacciato dalle ruote del camion che stava riparando, in via della Stazione a Mattarello. Una chiamata d’emergenza da parte di un camionista di Monza Brianza, il tempestivo intervento di due addetti dell’Interservice — Giuseppe e un giovane collega —, controlli e procedure di routine: ma l’autocarro improvvisamente si mette in moto e per Giuseppe, rimasto sotto, non c’è più nulla da fare. Ieri pomeriggio circa duecento persone hanno affollato la chiesa e il sagrato di Santa Brigida a Romagnano per dare l’ultimo saluto a Giuseppe: familiari, amici, colleghi, conoscenti uniti dallo sgomento per una tragedia che non riescono ancora a spiegarsi. La chiesa è piccola, chi non riesce a entrare aspetta fuori e nonostante il gran caldo nessuno si lamenta, nessuno se ne va. Tutti seguono la funzione, pregano, tra sé e ad alta voce, ascoltano l’omelia del parroco, don Gianni Damolin, che sulla scorta della domanda contenuta nella lettera di San Paolo ai Romani («Chi ci separerà dall’amore di Cristo?») rivolge un messaggio di conforto ai presenti: «Niente e nessuno ci separeranno mai dall’amore di Cristo, nemmeno in circostanze come queste, quando assistiamo all’assurdità e alla cattiveria della vita. La vostra presenza, il vostro dolore e anche la vostra ribellione interiore sono la testimonianza di tutto ciò: quando penserete a Giuseppe, alla sua simpatia, alla sua professionalità, alla sua bontà, non guardate solo al passato, a quanto è stato bello conoscerlo, ma rivolgetevi al futuro, al messaggio di Cristo Risorto». Ma le parole che più commuovono i presenti e li portano alle lacrime sono quelle della moglie di Giuseppe, Irene Fedel, alla fine della cerimonia: «Peppone, amore mio, vita mia, buon viaggio. Spero che tu ora da lassù capisca quanto fossi speciale per tutti quanti oltre che per me. Ti ho amato all’infinito e ti amerò per sempre. Vi prego, voi che potete, – rivolgendosi ai presenti, con la voce rotta dal pianto – ogni mattina e ogni sera date un bacio alla persona che amate, abbracciatela e ditele che le volete bene, perché non potete sapere cosa la vita vi riservi». Un altro appello scuote la folla: «Mi rivolgo ai dirigenti dell’Interservice affinché curino sempre scrupolosamente la formazione dei dipendenti e ai colleghi di Giuseppe perché osservino sempre ogni procedura di sicurezza, in ogni singolo intervento. Non lasciate che si spezzino altre vite». La bara esce, tra i pianti e gli sguardi commossi e sgomenti per una vita portata via in un giorno di ordinario lavoro, non di ordinaria follia. Folle è solo quello che è successo; come sia successo sarà ora compito della Procura accertarlo. Anche per fare in modo che non accada mai più. Il corpo di Giuseppe Zito verrà cremato.
Don Gianni Damolin Quando penserete a Giuseppe, alla bontà, alla sua professionalità non guardate solo al passato