La mano dei ricchi
«La politica costruita sui soldi»: la questione ritorna in evidenza con scadenze periodiche e recentemente è finita come titolo di un articolo di Ernesto Galli della Loggia sul «Corriere della Sera» a commento dell’elezione presidenziale di Emmanuel Macron. Questi per la sua campagna elettorale avrebbe raccolto e speso finanziamenti per 15 milioni. Diventa significativa la sottolineatura che solo l’1,7 per cento dei finanziamenti superavano i 5.000 euro: «Ma è pur vero — annota Galli della Loggia — che quel l’1,7 per cento ha rappresentato, da solo, poco meno della metà (il 45%) dell’intero ammontare di quanto è affluito nelle casse di Macron. Senza quell’1,7 % la musica sarebbe stata diversa».
In sostanza sono le «donazioni» dei più ricchi a influire di più. Come si farà poi a prendere decisioni che dispiacciano a quei ricchi è domanda che produrrà nell’elettorato popolare la convinzione che un simile sistema non può tutelare la gente comune. Accade in Francia e con ancor maggiore evidenza in America, dove il traffico finanziario che industrie e privati riversano nelle