Patto tra generazioni
Sono numerosi e tutti interessanti gli articoli che appaiono sui giornali e con i quali si illustra come la generazione uscita dalla Seconda guerra mondiale e protagonista del boom economico e sociale degli anni ’60 e ’70 abbia beneficiato di una presenza statale assai importante e di un conseguente «welfare state» molto garantista e generoso. Per contro le generazioni degli attuali ventenni e trentenni (i Millenials) hanno e avranno a che fare con molte sfide in campo sanitario, assistenziale e previdenziale. Senza dimenticare le loro oggettive difficoltà a trovare un adeguato e duraturo impiego lavorativo.
La colpa principale è indicata, anche qui giustamente, nell’elevato debito pubblico. Un fardello pesantissimo che ci impedisce, come Italia, di rimetterci in un virtuoso movimento di crescita. Ben 2.250 miliardi di euro di debito pubblico, non dimentichiamolo, a cui tutti noi, chi più e chi meno, abbiamo concorso direttamente o indirettamente. Ed è quell’enorme debito che ci impedisce di poter dare alle nostre generazioni più giovani lavoro, serenità e senso di appartenenza
a una comunità nazionale responsabile. Qui non c’entra l’Europa, anzi l’Europa ci ha sin qui salvati. Ma una via di uscita ci può essere, con un atto responsabile e chiaro tra generazioni. La ricchezza privata degli italiani ammonta a
più di 10.000 miliardi di euro, più di quattro volte il debito pubblico. Del resto sappiamo che noi italiani siamo sempre stati grandi risparmiatori, magari a spese dello Stato. Ebbene, per dimezzare il debito e liberare risorse per giovani e imprese,
basterebbe uno sforzo che i nonni e i padri certamente farebbero in favore dei loro figli e nipoti. Basterebbe mettere nelle casse dello Stato 1.200 miliardi, circa il 10% della nostra ricchezza privata. Il tutto ragionevolmente in equa proporzione al reddito e al patrimonio detenuto da ognuno di noi. Le cifre sono notevoli ma lo sforzo è assolutamente fattibile. È la concretizzazione di un patto tra generazioni giunto ad essere ormai improrogabile.
Paolo Farinati, ROVERETO