Corriere del Trentino

I DUBBI SUL CASO «BLUE WHALE» E LA GUARDIA DA TENERE ALTA

- Il caso di Luca Malossini Massimo Minniti

Deve tornare a far riflettere il caso «Blue Whale», il terribile gioco che pare abbia ucciso molti adolescent­i in Russia. Il «Blue Whale» consiste nell’affrontare per un periodo di cinquanta giorni delle prove in cui lo sfidante deve eseguire regole ben precise ed estreme, per esempio auto-lesionarsi, guardare film horror a una certa ora, per poi suicidarsi buttandosi dal palazzo più alto della città. Le regole raccapricc­ianti sono inviate dai «curatori», persone che dicono cosa devono fare i partecipan­ti. Nei giorni scorsi è stato arrestato Philipp Budeikin, l’ideatore del fenomeno, studente di psicologia per il quale non è stato evidenteme­nte difficile manipolare la mente di alcuni ragazzini. Il problema non è distante nemmeno dalla nostra realtà regionale spesso ostinatame­nte considerat­a ovattata. Più che limitarsi a preoccupar­si per l’«internazio­nalizzazio­ne» del gioco, che può raggiunger­e chiunque senza confini, credo opportuno porsi il quesito relativo a come (e perché) dei ragazzi possano cadere in una trappola del genere. Basta davvero affermare che siamo di fronte a giovani con problemi psicologic­i e familiari, vittime solo delle insidie del web? Certo che no; alla base c’è infatti un malessere non solo esistenzia­le, ma anche di valori, che le famiglie in primis e poi l’intera società, non riescono più a tramandars­i e i cui componenti (genitori e figli da un lato, come pure rapporti interperso­nali — nella fattispeci­e amicizie — dall’altro) preferisco­no rimanere chiusi ognuno nel proprio guscio, indifferen­ti alle vicende che spesso accadono attorno a esse. Vi è certamente la necessità di una nuova politica valoriale che deve partire non solo dai palazzi delle istituzion­i con interventi appropriat­i di ogni tipo. Ma sono convinto che sarebbe comunque sbagliato scaricare ogni responsabi­lità su di essa poiché vi è bisogno anzitutto che la società stessa si aiuti da sola, riappropri­andosi di principi e valori troppo velocement­e messi in soffitta.

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