Riforma del porfido Olivi contro l’Agcm «Andiamo avanti»
Edilizia in crisi, domani sindacati in piazza
TRENTO Anche se l’Antitrust giudica incostituzionale la riforma sulle cave varata in febbraio a Trento, il vicepresidente provinciale Alessandro Olivi contrattacca: «Indietro non si torna. La legge non è stata impugnata dal Governo ed è pienamente operativa». Anche i sindacati del comparto hanno giudicato privo di senso il parere dell’Antitrust, chiedendo a Piazza Dante di non arretrare. Sempre ieri hanno annunciato la loro partecipazione domani alla mobilitazione di Bologna sull’emergenza occupazionale in edilizia.
Il parere dell’Antitrust, richiesto a suo tempo dalla presidenza del Consiglio dei ministri, sottolinea il possibile contrasto fra i principi in materia di concorrenza e le disposizioni legislative provinciali relative agli obblighi di lavorazione dell’80% del materiale estratto con ricorso a propri dipendenti. Ribadendo che la legge provinciale non è poi stata impugnata dal Consiglio dei ministri e che, quindi, il parere espresso lo scorso aprile dall’Antitrust non esplica alcun effetto diretto sulla legge e sulle sue fasi attuative, l’assessorato allo sviluppo economico e lavoro, sentiti anche gli uffici legali dell’amministrazione, ricorda che le misure introdotte dalla nuova normativa non rispondono solo ad obiettivi di tutela del lavoro e sviluppo della filiera, ma mirano anche alla valorizzazione del prodotto sotto il profilo qualitativo, con evidente ricaduta sul valore economico del «bene» cava.
«La legge trentina sulle cave, di certo non “conformista” — dice Olivi — ha impresso una svolta al settore ispirata alla massima tutela dei beni comuni, tra i quali non vi è solo la materia prima ma anche il lavoro, la qualità della filiera produttiva e la trasparenza dei processi di utilizzo dei giacimenti. Il Governo ha approvato la nostra legge, non l’ha impugnata. La conseguenza è che la legge oggi è valida ed efficace. Quello espresso dall’Antitrust è un parere che non la inficia. Anzi, noi crediamo che essa possa diventare un modello per altre legislazioni regionali. L’obbligo di lavorazione della parte preponderante del materiale di cava con propri dipendenti non è una variabile, ma il pilastro della riforma. Stiamo infatti già predisponendo i primi atti attuativi che ne conseguono».
Sul tema intervengono pure Maurizio Zabbeni (Fillea Cgil), Fabrizio Bignotti (Filca Cisl) e Matteo Salvetti (Feneal Uil). «C’è una tendenza giurisprudenziale sempre più ricorrente che ritiene prioritario il diritto alla libera concorrenza rispetto ai diritti e alle tutele dei lavoratori. È una tendenza pericolosa, che mette a rischio il riconoscimento dei diritti del lavoro. Siamo esterrefatti. Dal nostro punto di vista non dovrebbe esserci conflitto tra tutela dei lavoratori e libera concorrenza».
Sul fronte edile, i sindacati tracciano il quadro della crisi: «Tra il 2007 e il 2016 il numero dei lavoratori nelle costruzioni si è quasi dimezzato, passando da 17.800 a 9.557 (dati Cassa edile). Le ore lavorate sono passate da 19 a 8,5 milioni. Negli ultimi sei mesi (ottobre 2016marzo 2017 pari a mezzo anno edile) le ore lavorate sono diminuite ancora del 2,5%, passando da 3,854 a 3,757 milioni e i lavoratori iscritti alla Cassa edile si sono ridotti di quasi il 3%, da 7.510 a 7.296.
«Pensioni, lavoro, contratto, sicurezza» sono i temi oggetto della manifestazione a Bologna. «Le ore di cassa integrazione rilevate dalla Cassa edile vedono un incremento nell’ultimo periodo aggiornato a marzo: se nel 2014 il rapporto tra ore di cig e le ore normali era calato al 6,24, nel 2016 si è registrato un dato pari al 9,34, e, nel marzo 2017, si sale sino al 11,81. In percentuale si tratta di un +48% 2017 su 2014, +21% 2017 su 2016». Infine cresce l’età dei lavoratori e di conseguenza gli infortuni sul lavoro: i l rapporto tra le ore di infortunio e le ore lavorate, sceso sino allo 0,56% nel 2016, torna a salire nel 2017, arrivando allo 0,61%, con un aumento del 9%. «Con la beffa relativa ai prepensionamenti Ape: in pratica i requisiti sono quasi impossibili da raggiungere». Ultimo appunto: la Provincia di Trento è fanalino di coda sul fronte degli appalti pubblici per nuove opere edili.