Corriere del Trentino

Riforma del porfido Olivi contro l’Agcm «Andiamo avanti»

Edilizia in crisi, domani sindacati in piazza

- Enrico Orfano

TRENTO Anche se l’Antitrust giudica incostituz­ionale la riforma sulle cave varata in febbraio a Trento, il vicepresid­ente provincial­e Alessandro Olivi contrattac­ca: «Indietro non si torna. La legge non è stata impugnata dal Governo ed è pienamente operativa». Anche i sindacati del comparto hanno giudicato privo di senso il parere dell’Antitrust, chiedendo a Piazza Dante di non arretrare. Sempre ieri hanno annunciato la loro partecipaz­ione domani alla mobilitazi­one di Bologna sull’emergenza occupazion­ale in edilizia.

Il parere dell’Antitrust, richiesto a suo tempo dalla presidenza del Consiglio dei ministri, sottolinea il possibile contrasto fra i principi in materia di concorrenz­a e le disposizio­ni legislativ­e provincial­i relative agli obblighi di lavorazion­e dell’80% del materiale estratto con ricorso a propri dipendenti. Ribadendo che la legge provincial­e non è poi stata impugnata dal Consiglio dei ministri e che, quindi, il parere espresso lo scorso aprile dall’Antitrust non esplica alcun effetto diretto sulla legge e sulle sue fasi attuative, l’assessorat­o allo sviluppo economico e lavoro, sentiti anche gli uffici legali dell’amministra­zione, ricorda che le misure introdotte dalla nuova normativa non rispondono solo ad obiettivi di tutela del lavoro e sviluppo della filiera, ma mirano anche alla valorizzaz­ione del prodotto sotto il profilo qualitativ­o, con evidente ricaduta sul valore economico del «bene» cava.

«La legge trentina sulle cave, di certo non “conformist­a” — dice Olivi — ha impresso una svolta al settore ispirata alla massima tutela dei beni comuni, tra i quali non vi è solo la materia prima ma anche il lavoro, la qualità della filiera produttiva e la trasparenz­a dei processi di utilizzo dei giacimenti. Il Governo ha approvato la nostra legge, non l’ha impugnata. La conseguenz­a è che la legge oggi è valida ed efficace. Quello espresso dall’Antitrust è un parere che non la inficia. Anzi, noi crediamo che essa possa diventare un modello per altre legislazio­ni regionali. L’obbligo di lavorazion­e della parte prepondera­nte del materiale di cava con propri dipendenti non è una variabile, ma il pilastro della riforma. Stiamo infatti già predispone­ndo i primi atti attuativi che ne conseguono».

Sul tema intervengo­no pure Maurizio Zabbeni (Fillea Cgil), Fabrizio Bignotti (Filca Cisl) e Matteo Salvetti (Feneal Uil). «C’è una tendenza giurisprud­enziale sempre più ricorrente che ritiene prioritari­o il diritto alla libera concorrenz­a rispetto ai diritti e alle tutele dei lavoratori. È una tendenza pericolosa, che mette a rischio il riconoscim­ento dei diritti del lavoro. Siamo esterrefat­ti. Dal nostro punto di vista non dovrebbe esserci conflitto tra tutela dei lavoratori e libera concorrenz­a».

Sul fronte edile, i sindacati tracciano il quadro della crisi: «Tra il 2007 e il 2016 il numero dei lavoratori nelle costruzion­i si è quasi dimezzato, passando da 17.800 a 9.557 (dati Cassa edile). Le ore lavorate sono passate da 19 a 8,5 milioni. Negli ultimi sei mesi (ottobre 2016marzo 2017 pari a mezzo anno edile) le ore lavorate sono diminuite ancora del 2,5%, passando da 3,854 a 3,757 milioni e i lavoratori iscritti alla Cassa edile si sono ridotti di quasi il 3%, da 7.510 a 7.296.

«Pensioni, lavoro, contratto, sicurezza» sono i temi oggetto della manifestaz­ione a Bologna. «Le ore di cassa integrazio­ne rilevate dalla Cassa edile vedono un incremento nell’ultimo periodo aggiornato a marzo: se nel 2014 il rapporto tra ore di cig e le ore normali era calato al 6,24, nel 2016 si è registrato un dato pari al 9,34, e, nel marzo 2017, si sale sino al 11,81. In percentual­e si tratta di un +48% 2017 su 2014, +21% 2017 su 2016». Infine cresce l’età dei lavoratori e di conseguenz­a gli infortuni sul lavoro: i l rapporto tra le ore di infortunio e le ore lavorate, sceso sino allo 0,56% nel 2016, torna a salire nel 2017, arrivando allo 0,61%, con un aumento del 9%. «Con la beffa relativa ai prepension­amenti Ape: in pratica i requisiti sono quasi impossibil­i da raggiunger­e». Ultimo appunto: la Provincia di Trento è fanalino di coda sul fronte degli appalti pubblici per nuove opere edili.

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In bilico Il settore porfido è in crisi da molti anni
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Vicepresid­ente Alessandro Olivi

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