LE ILLUSIONI POLITICHE
Politica e analisti sono alla continua ricerca di un baricentro che rammendi nel breve termine le precarie democrazie liberali. Si sono così coltivate via via piccole e grandi illusioni, leadership bruciate in un tempo fugace. Talvolta quello di un referendum. L’ultima infatuazione è per Emmanuel Macron, ideatore del neonato «En Marche!», eletto presidente della Repubblica francese. La sua affermazione ha interdetto l’ascesa della «nouvelle droite» lepeniana e marginalizzato i partiti tradizionali. Ha svolto un ruolo di temporaneo stabilizzatore del quadro politico d’oltralpe salvaguardando l’afflato europeista. È lecito tuttavia dubitare che possa rappresentare una soluzione duratura. Il suo elettorato è composto prevalentemente da laureati che nel lavoro occupano quadri e professioni intermedie (ma ha catturato anche il 74% dei pensionati). Anagraficamente ha fatto breccia tra la popolazione âgé (78% degli over 70 e 70% degli over 60). Ancora un’osservazione: alle recenti elezioni per l’Assemblea nazionale, «En marche!» ha sì trionfato, ma l’affluenza ha raggiunto il minimo storico: 50,2%. Un francese su due ha scelto la diserzione.
Insomma, Macron non sembra aver risolto alcun dilemma del nostro tempo. Non quello della disaffezione dei giovani — categoria sorprendentemente sottovalutata dalla politica —, né quello delle tante emarginazioni che fioriscono nelle banlieue, né quello, infine, delle persone ferite dalla globalizzazione selvaggia.
Varcata Ventimiglia, ai nodi irrisolti sopracitati si aggiunge anche la confusione di direzione che il dibattito sulla legge elettorale raffigura bene. Proporzionale, maggioritario, modello misto si sovrappongono senza alcuna ratio con l’enigmatico Pd che un giorno si allea con Berlusconi e il giorno seguente corteggia Pisapia supplicando nel frattempo una crisi del Movimento 5 stelle che nei fatti non c’è. La sintomatologia evoca il crollo della cultura politica ormai ridotta a propaganda. L’elettore è giustamente disorientato.
In Trentino la legislatura attuale non ha elaborato alcuna riflessione sui processi democratici e sulla cittadinanza, paradigma di accesso a nuove forme partecipative. Eppure elementi di apprensione non mancano. L’affluenza è andata gradualmente scemando (62% in Provincia, 54% nel Comune di Trento) segnalando la necessità di una profonda rigenerazione politica perché l’Autonomia non si ciba di sola amministrazione.