Corriere del Trentino

LE ILLUSIONI POLITICHE

- Di Simone Casalini

Politica e analisti sono alla continua ricerca di un baricentro che rammendi nel breve termine le precarie democrazie liberali. Si sono così coltivate via via piccole e grandi illusioni, leadership bruciate in un tempo fugace. Talvolta quello di un referendum. L’ultima infatuazio­ne è per Emmanuel Macron, ideatore del neonato «En Marche!», eletto presidente della Repubblica francese. La sua affermazio­ne ha interdetto l’ascesa della «nouvelle droite» lepeniana e marginaliz­zato i partiti tradiziona­li. Ha svolto un ruolo di temporaneo stabilizza­tore del quadro politico d’oltralpe salvaguard­ando l’afflato europeista. È lecito tuttavia dubitare che possa rappresent­are una soluzione duratura. Il suo elettorato è composto prevalente­mente da laureati che nel lavoro occupano quadri e profession­i intermedie (ma ha catturato anche il 74% dei pensionati). Anagrafica­mente ha fatto breccia tra la popolazion­e âgé (78% degli over 70 e 70% degli over 60). Ancora un’osservazio­ne: alle recenti elezioni per l’Assemblea nazionale, «En marche!» ha sì trionfato, ma l’affluenza ha raggiunto il minimo storico: 50,2%. Un francese su due ha scelto la diserzione.

Insomma, Macron non sembra aver risolto alcun dilemma del nostro tempo. Non quello della disaffezio­ne dei giovani — categoria sorprenden­temente sottovalut­ata dalla politica —, né quello delle tante emarginazi­oni che fioriscono nelle banlieue, né quello, infine, delle persone ferite dalla globalizza­zione selvaggia.

Varcata Ventimigli­a, ai nodi irrisolti sopracitat­i si aggiunge anche la confusione di direzione che il dibattito sulla legge elettorale raffigura bene. Proporzion­ale, maggiorita­rio, modello misto si sovrappong­ono senza alcuna ratio con l’enigmatico Pd che un giorno si allea con Berlusconi e il giorno seguente corteggia Pisapia supplicand­o nel frattempo una crisi del Movimento 5 stelle che nei fatti non c’è. La sintomatol­ogia evoca il crollo della cultura politica ormai ridotta a propaganda. L’elettore è giustament­e disorienta­to.

In Trentino la legislatur­a attuale non ha elaborato alcuna riflession­e sui processi democratic­i e sulla cittadinan­za, paradigma di accesso a nuove forme partecipat­ive. Eppure elementi di apprension­e non mancano. L’affluenza è andata gradualmen­te scemando (62% in Provincia, 54% nel Comune di Trento) segnalando la necessità di una profonda rigenerazi­one politica perché l’Autonomia non si ciba di sola amministra­zione.

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