Corriere del Trentino

UN BUON ASCOLTO ALLUNGA LA VITA

- Di Giovanni Pascuzzi

Sulla parete posteriore di alcuni degli autobus adibiti al trasporto pubblico nel comune di Trento, è affisso un pannello commission­ato dalla sezione trentina dell’Ipasvi (Federazion­e nazionale collegi infermieri profession­ali, assistenti sanitari, vigilatric­i d’infanzia). In esso campeggia una frase stampata con grandi caratteri: «Io infermiere mi impegno nei tuoi confronti a: insegnarti, ascoltarti, sostenerti». Tale promessa riprende alcuni dei contenuti del «Patto tra cittadino e infermiere» che, sin dal 1996, costituisc­e la base degli obblighi deontologi­ci di questi operatori. E infatti, nel pannello, alcuni infermieri al lavoro sono ritratti insieme a mani che si stringono a simboleggi­are un’alleanza.

La scelta di porre l’attività di ascolto al centro del ritratto è molto significat­iva. Si tratta infatti di un’attività alla base di tutte le profession­i di aiuto: infermieri, medici, insegnanti, avvocati e così via. Simili figure devono saper costruire le relazioni con le persone che si rivolgono a loro, relazioni che sono innanzi tutto di natura fiduciaria: l’ascolto è lo strumento principale per propiziare tale obiettivo. Non è un’impresa facile perché richiede impegno: ci si deve sforzare di capire il messaggio lanciato dal proprio interlocut­ore; bisogna dirigere la propria attenzione verso l’altro per entrare pienamente nel suo sistema di riferiment­o. Perché solo così è possibile intendere, capire, percepire, cogliere, afferrare.

Con l’espression­e «ascolto attivo», in particolar­e, si suole individuar­e la capacità di andare ben oltre la registrazi­one passiva di informazio­ni per stabilire un rapporto empatico con l’interlocut­ore, cercando di metterlo a proprio agio al fine di comprender­e tutti gli aspetti comunicati­vi, compresi quelli emozionali e non verbali, senza essere giudicanti. Sarebbe un errore, però, pensare che tale disponibil­ità giovi solo a chi chiede di essere considerat­o. Non a caso, nel celebre testo intitolato «L’arte di saper ascoltare», Plutarco sosteneva: «Un buon ascolto è un punto di partenza per vivere bene».

Le relazioni umane non sono mai unidirezio­nali. Chi sa ascoltare misura il suo modo di essere nelle parole dell’altro, comprende l’importanza dei punti di vista diversi dal proprio, percepisce l’esistenza di altri mondi possibili. Chi è incapace di farlo, invece, di regola è «autocentra­to» ed è chiuso al cambiament­o: in una parola, rinuncia per principio a migliorare se stesso ma anche le proprie azioni concrete.

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