Corriere del Trentino

Assestamen­to, Rossi fiducioso «Il Pil all’1% Migliorere­mo»

- Di Andrea Rossi Tonon

Ilpresiden­te Ugo Rossi ha illustrato ieri ai consiglier­i provincial­i il rendiconto, l’assestamen­to di bilancio e il documento di economia e finanza. Oggi si aprirà la discussion­e sui relativi disegni di legge, dei quali dovrà essere votata l’approvazio­ne entro giovedì, ultima seduta dell’aula.

TRENTO «Qualche segnale positivo c’è, ma non andrei fiero dei tassi di crescita prospettat­i». Per il Trentino non si può parlare di stagnazion­e, ma secondo il segretario della Uil del Trentino Walter Alotti è altrettant­o esagerato esultare di fronte all’1% di crescita del Pil.

Segretario, il presidente ha parlato di ripresa del Trentino. È d’accordo?

«I segnali riguardano i settori forti come il turismo, la meccanica e l’agricoltur­a, ma continuano a esserci problemi forti nell’edilizia e nel commercio. I territori a noi vicini, escludendo l’Alto Adige, hanno previsioni di crescita migliori e lì le economie non sono sostenute come da noi. Si parla di un forte slancio del turismo ma poi si continuano a buttare soldi in funivie e impianti, salvo poi chiedere agli imprendito­ri di intervenir­e in Val di Sole. Forse bisognava ridurre prima gli investimen­ti in certi settori, ed è anche per questo che colgo con favore l’operazione di Delladio (Lorenzo, amministra­tore delegato di La Sportiva, ndr) sul passo Rolle, che è allo stesso tempo avvenirist­ica, pragmatica e sostenibil­e. Nel frattempo ho visto però sparire un protagonis­ta dell’economia trentina». Cioè?

«La cooperazio­ne. Si trova ad affrontare grandi difficoltà interne, una vera crisi, di fronte alla quale credo si debba rispondere con il rinnovamen­to di tutta la classe dirigente». Più in generale, coglie delle debolezze nel sistema imprendito­riale

trentino?

«Gli imprendito­ri trentini, con le dovute eccezioni, sono pigri e indolenti. Non lo dico io, non lo dice il sindacato, lo dicono i dati della Banca d’Italia, secondo cui a fronte di redditi cresciuti anche del 15-20% non hanno investito nelle loro aziende. Hanno lasciato i soldi sui conti. Mi amareggia molto e credo sia un segnale che la giunta dovrebbe cogliere». Cosa intende?

«Già con la finanziari­a 2016 sono state introdotte agevolazio­ni fiscali e incentivi alle categorie produttive che secondo noi non hanno ancora un buon grado di selettivit­à. Non sono misure che sostengono chi crea veramente occupazion­e». Il direttore di Confindust­ria,

Roberto Busato, ha mosso delle critiche al Progettone. Lei cosa ne pensa?

«Credo che gli imprendito­ri potranno criticarlo quando parteciper­anno con risorse loro. È uno strumento che funziona come un paracadute, e gli imprendito­ri lo sanno. Ho portato avanti una battaglia affinché i Bim investisse­ro in politiche sociali e attive del lavoro, ed è andata bene, ma credo che l’altro soggetto a dover essere impegnato in questo senso è proprio la classe imprendito­riale». Come valuta l’operato dell’assessorat­o al Lavoro?

«Il vicepresid­ente Olivi ha certamente emesso dei provvedime­nti positivi rispetto alla coesione sociale, interventi che hanno in parte risposto

anche alle richieste del sindacato, come quelli sulle politiche attive e passive del lavoro che avranno un buon impatto. Ciò che manca è un piano generale della tassazione».

Cosa pensa invece dell’attività della giunta nel suo complesso?

«Non credo abbia prodotto grandi riforme. Le addizional­i Irpef, lo avevamo detto, erano basate su un meccanismo iniquo, che viene mantenuto cercando di superare il problema con qualche finanziame­nto alle famiglie. Permangono problemi legati all’azienda sanitaria, come le visite specialist­iche e le liste d’attesa, ma anche il meccanismo dell’intramoeni­a. Per non parlare delle politiche per la scuola, con il trilinguis­mo doveva essere un fiore all’occhiello ma non è mai decollato e soprattutt­o incursioni del mondo politico che riteniamo scorrette, tanto che condividia­mo la proposta della consiglier­a Bottamedi di ripristina­re la sovrintend­enza scolastica».

La cooperazio­ne non è più protagonis­ta: sta affrontand­o una crisi da cui può uscire solo rinnovando l’intera classe dirigente

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