L’addio a Matuella «Uomo popolare, oggi ne è la prova»
ROVERETO «Proprio oggi Sergio compie ottant’anni. Gli facciamo gli auguri in paradiso. Festeggerà lì il suo compleanno». Mentre parla dall’altare, don Sergio Nicolli, decano di Rovereto, ha di fronte la chiesa arcipretale San Marco gremita. Politici e imprenditori sono venuti, assieme a familiari e a tanta gente comune, per l’ultimo saluto a Sergio Matuella, figura di spicco della politica e dell’associazionismo trentino. «Ora si trova nella gioia del Signore — prosegue il decano —. Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio».
L’importanza della figura di Matuella per la comunità trentina è il tema che ricorre nella messa funebre. All’inizio una lunga fila di persone tributa omaggio al feretro, posto tra due stendardi, uno della Regione e l’altro della Provincia, salutando i familiari: la moglie Annamaria, i figli Paolo e Maria Grazia. Tra i presenti Ugo Rossi, Tiziano Mellarini, Alessandro Olivi, Francesco e Guglielmo Valduga, Mario Malossini, Mario Marangoni, Geremia Gios. Matuella, commercialista, è stato consigliere regionale, provinciale e assessore, sempre legato alla Democrazia cristiana. È stato anche presidente del Rotary club Rovereto e dell’associazione Conventus.
Don Nicolli ne ricorda lo spirito di servizio e si sofferma sulla conseguente perdita, sia per la famiglia che per la comunità locale. «La folla numerosa di presenti testimonia la sua popolarità. Siamo qui per l’affetto che ci lega a chi ha servito in tanti modi la collettività. La morte è umanamente inaccettabile, come si fa a non essere turbati? Siamo fatti per la vita, l’amore, le relazioni. Gesù però è apparso per dirci che la vita diventa piena dopo la morte. Dio non ci abbandona, ma ci accoglie».
Il decano sottolinea la fede di Matuella, per il quale «non è stato facile accettare lo spegnersi della propria vitalità». «Tuttavia — aggiunge don Nicolli — le cose invisibili sono eterne. L’intuito del cuore ci aiuterà a sentirlo vicino a noi. Ai familiari e agli amici dico: vi accompagnerà con affetto».
Prima della conclusione e del trasporto del feretro per la cremazione (l’urna sarà collocata nel cimitero di San Marco) gli ultimi interventi. «Ciao Sergio e grazie per ciò che hai rappresentato per la comunità. Non è un addio ma un arrivederci » afferma Mariano Giordani, compagno di università, alla Cattolica di Milano, e nella Dc.