DIETRO IL LEGO LA LIBERTÀ DELL’INDIVIDUO
Imattoncini« Lego» sono stati una delle forme di sostegno educativo alla creatività di gruppo e individuale. Una base valida anche oggi.
Entrando in un negozio di giocattoli ci si trova subito di fronte a una situazione apparentemente semplice ma di particolare rilevanza per l’educazione e la formazione alla cittadinanza. Al centro dell’attenzione finisce il reparto dei «Lego». Relegati in un angolo ci sono i classici mattoncini che raccolgono scarsa o nulla attenzione; tutto il resto dello spazio è occupato da scatole di diversa misura di costruzioni già preconfezionate. Ogni evento dell’attualità diventa un’occasione per proporre e commercializzare una nuova confezione.
Considerato il forte impatto e l’ampia diffusione che tali prodotti hanno tra i bambini, sembra importante considerare il valore e gli effetti educativi che ne derivano. Al centro c’è il rapporto tra libertà e creatività nel divenire cittadini, da un lato, e standardizzazione e incentivazione a diventare consumatori, dall’altro.
Nel caso dei mattoncini, partendo da unità elementari differenziate dal colore, la libertà di immaginazione e di creazione di soluzioni era praticamente senza limiti: ogni bambina o bambino poteva esprimere la propria capacità di inventare artefatti e soluzioni e di cambiarle nel tempo. Non solo: crescendo, l’utilizzo di quei mattoncini di base diventava progressivamente diverso, coevolvendo con l’età.
Se si pensa che la creatività può essere definita come la capacità specificamente umana di comporre e ricomporre in modo almeno in parte originale repertori e materiali già disponibili, i mattoncini «Lego» erano una delle forme di sostegno educativo alla creatività individuale e di gruppo. Nella costruzione e ricostruzione si produceva una possibilità di condivisione di gruppo, quindi di socializzazione nonché di messa in comune dell’esperienza. Una confezione di mattoncini, una volta acquistata, diventava la base di interi percorsi di sviluppo che potevano avere un risvolto importante anche in età adulta.
Si diventa cittadini attraverso sia l’esperienza creativa sia la condivisione delle esperienze di gioco. Se si pensa all’evoluzione attuale e alla straordinaria diffusione delle confezioni delle costruzioni predisposte, è difficile non constatare che da un gioco aperto e libero siamo passati a un gioco dalle possibilità regolate nell’amplissima gamma di offerte, in costante crescita, e tale da incentivare forme di acquisto compulsivo anche mediante imitazione tra i bambini.
Se ci si chiede quale sia il ruolo dell’educazione, una discriminante di rilievo riguarda il rapporto fra la tendenza al conformismo, così diffusa nel nostro tempo, e l’educazione come pratica della libertà. Sembrerebbe poca cosa svolgere simili considerazioni da un gioco, ma il gioco per i bambini è la via per giungere a se stessi e alla realtà. Attraverso il gioco si costruisce il processo di individuazione, si identificano i margini di libertà e di socializzazione, propri della vita infantile, come premessa della vita adulta. Il problema è che tali questioni sembrano «normali», così come «normale» è diventato per un genitore assecondare come consumatori la gamma dei giochi delle costruzioni. Siccome tutti i bambini fanno così, diventa normale e per certi aspetti difficile non adeguarsi alla maggioranza.
Proprio questo è il problema dell’educazione. Come genitori ci si trova a elaborare il dilemma tra esaudire la richiesta di un bambino o di una bambina ad avere gli stessi oggetti degli altri e a comportarsi come loro, oppure sostenere con una certa fatica una distinzione soggettiva in grado di generare con l’educazione un senso critico e una personalità autonoma. Tutto ciò può essere ben rappresentato dal racconto di Davide e Golia. Essere Golia, cioè appartenere alla maggioranza, è certamente più facile, almeno apparentemente. Essere Davide è più difficile ma vale la pena, e quella pena è all’origine della libertà.
Esperienze Si diventa cittadini anche con il gioco