Gli animalisti: «Un pretesto per il massacro»
Le associazioni si mobilitano a salvaguardia dei plantigradi. La Lega: «Attenzione anche ai lupi»
TRENTO L’ordinanza votata dalla Provincia per la cattura dell’orso responsabile dell’aggressione di sabato ha scatenato il dibattito tra politica e ambientalisti. L’Ente nazionale protezione animali ha definito il provvedimento di Rossi «un mero pretesto al disegno animalicida della Provincia, che mira al massacro». Per questo l’Enpa ha promosso un mail bombing attraverso la propria pagina Facebook, lanciato una petizione su Change.org, e un hashtag# Nessuno Tocchi Orso. La Lega Antivivisezione ha usato parole più pesanti, come «ergastolo» e «uccisione». In un comunicato la Lav evidenzia che alla lettera j) dell’Ordinanza si prevede la «cattura per captivazione permanente» e alla lettera k) l’«abbattimento». «Si tratta di una sentenza senza processo, emessa sulla spinta emotiva e irrazionale di un’amministrazione provinciale che vuole pieno diritto di vita e di morte sugli orsi», continua il testo, che poi ricorda come la presenza degli animali nella provincia sia stata «una decisione politica con tanto di pubblicità e a spese del contribuente». La richiesta della Lega antivivisezione è di escludere dalla squadra del Servizio Foreste e Fauna che attuerà l’ordinanza il medico veterinario che aveva già «condannato» Daniza. Chiede più trasparenza, invece, l’Organizzazione internazionale per gli aniproblema mali, che minaccia anche di appellarsi al Consiglio di Stato e alla Consulta. A fare da contraltare alla questione è stata la Lega Nord, che con una nota ha voluto rilanciare su un altro giudicato «allarmante», quello degli attacchi dei lupi. Su tema ha depositato un’interrogazione a Rossi. «Davanti alla situazione la Provincia non può più tentennare e appellarsi all’assenza di esemplari pericolosi e ad un basso numero di presenze — scrive Maurizio Fugatti — La ferocia utilizzata negli attacchi e le modalità con cui questi ultimi vengono sferrati non possono essere negati e il timore che la vittima possa essere una persona cresce sempre di più».