Corriere del Trentino

Finanziere picchiato, condanne severe

L’aggression­e un anno fa. I due ventenni dovranno anche pagare 75.000 euro

- Roat

L’accusa più grave, quella di tentato omicidio è caduta, ma la condanna è comunque severa. Sono stati condannati a quattro e sei anni di reclusione, Omar Dafher e Aleedine Manai, i due ventenni accusati di aver picchiato brutalment­e in maresciall­o della Finanza Mario Aiello, 35 anni. Il pestaggio era avvenuto all’esterno del ristorante «da Ciolda» a Valcanover nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2016. I due dovranno pagare 75.000 euro di danni.

TRENTO Non fu tentato omicidio, ma quello che è accaduto quella notte, tra il 15 e il 16 luglio 2016, all’esterno del ristorante «da Ciolda» a Valcanover, resta un episodio comunque grave. Non ha dubbi il gip Francesco Forlenza. Nonostante abbia ritoccato le richieste della Procura, al termine di una lunghissim­a e sofferta udienza, dopo l’agguerrita battaglia in aula tra difesa e parte civile, ha condannato in rito abbreviato i due giovani Omar Dafher, 24 anni, di Trento e l’amico Aleedine Manai, 22 anni, di origini polacche, rispettiva­mente a quattro anni e sei anni di reclusione per lesioni gravi.

I due, difesi dagli avvocati Giovanni Rambaldi, Andrea de Bertolini e Francesca Pesce, dovranno pagare 75.000 euro di risarcimen­to del danno, di cui 35.000 euro di provvision­ale, al maresciall­o della guardia di finanza, Mario Aiello, 35 anni, vittima del brutale pestaggio e 1.000 euro all’amica, Lorenza Sannicolò.

Così ha deciso il gip. Una pena severa anche se minore rispetto a quella calcolata dalla pm Licia Scagliarin­i che aveva chiesto la condanna di Dafher a 4 anni e 8 mesi e di Manai a 6 anni e 8 mesi. Il giudice ha fatto un calcolo differente, ma la condanna pesa come un macigno per i due ventenni che si sono sempre difesi. L’appello è quindi scontato. «Ci assaliti lui, non abbiamo mai dato alcun calcio in testa» hanno sempre detto i due giovani. Ma secondo l’accusa le cose sarebbero andate in modo decisament­e diverso. Manai avrebbe sferrato un pugno in pieno volto al finanziere facendolo cadere a terra e poi l’amico si sarebbe avventato su di lui colpendolo con calci alla testa. Un particolar­e, questo, che i due ragazzi negano con forza. Manai ha ammesso di aver sferrato un pugno ma solo per difendersi.

Ma facciamo un piccolo passo indietro. Tutto sarebbe iniziato all’interno del bar. Manai, secondo quanto ricostruit­o dai carabinier­i della compagnia di Borgo, si era avvicinato all’amica del militare. «Non l’ho insultata, le ho solo chiesto se voleva bere qualcosa» ha raccontato il giovane polacco. Aiello a quel punto avrebbe reagito e gli animi si sarebbero surriscald­ati tanto che il personale di sicurezza del locale era subito intervenut­o allontanan­do il giovane polacco e l’amico. Sembrava tutto risolto, invece fuori dal locale è scoppiata la violenta rissa. Sarebbe stato il militare, secondo la versione del ragazzo polacco, a inseguirlo. Poi Aiello, sempre secondo la versione dei due ragazzi, avrebbe aggredito Dhafer. A quel punto Manai avrebbe sferrato un pugno in pieno volto al militare che è caduto. I due ragazzi si sarebbero poi avventati sul militare, rimasto esanime a terra. Un pestaggio in piena regola per l’accusa. Il finanziere, soccorso dai sanitari, era stato portato d’urgenza all’ospedale in condizioni gravissime. Per circa tre mesi è rimasto in ospedale, prima in rianimazio­ne e poi in reparto. Ora Aiello sta meglio, ma i segni di quella notte resteranno impressi per sempre sul suo corpo, ma anche nella mente. Intanto i due giovani sono ancora detenuti, Manai è ai domiciliar­i, mentre l’amico è tornato in carcere in quanto avrebbe violato una prescrizio­ne degli arresti domiciliar­i. Aveva il permesso di uscire per lavoro, ma, anziché fare una consegna, lo avrebbero trovato sul lago. Da circa un mese è quindi tornato in carcere.

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