FUGA CONTADINA DA BORGO SCHIRÒ
Continua il lavoro nei campi: raccolta di pomodori con i richiedenti asilo
Il viaggio della delegazione regionale è approdato a Borgo Schirò. Un centro disabitato da 17 anni.
«Il libro su Falcone e Borsellino è una carta geografica che dà voce all’anti-mafia»
Continua il viaggio della delegazione regionale in Sicilia. Il lavoro nei campi, la visita a Borgo Schirò e l’incontro con lo scrittore Alex Corlazzoli.
L’altro ieri abbiamo avuto l’ennesima riprova che l’unione fa la forza, che bisogna lavorare insieme: in una sola mattina, in questi campi dei quali ci sentiamo ormai parte integrante, siamo riusciti a riempire ben 60 casse di pomodori, raccolti direttamente a mano. Insieme a noi c’erano anche i ragazzi del progetto D.R.A.G.O, ovvero dei ragazzi richiedenti asilo che hanno partecipato per un anno e mezzo a un corso di formazione e ora sono stati regolarizzati e assunti a tempo indeterminato dalla cooperativa «Lavoro e non solo».
Subito dopo pranzo ci siamo recati a Borgo Schirò, una località che prende il nome da un militare arbëresh (italo-albanese), Giacomo Schirò, ucciso con 53 coltellate dai suoi stessi compaesani a Piana degli Albanesi il 23 luglio 1920, durante il cosiddetto «biennio rosso». La sua partecipazione alla prima guerra mondiale e la tragica fine lo resero, nonostante la giovane età e la carriera militare soltanto agli inizi, un perfetto martire ed esempio da seguire per il regime fascista che si sarebbe instaurato negli anni successivi.
Questa frazione, che si trova a soli dieci chilometri da Corleone e appartiene al comune di Monreale, fu costruita dal nulla intorno alla fine degli anni ‘30 sempre per volere del regime con lo scopo preciso di riunire tutti i contadini provenienti dalle diverse località, in un unico punto, ben collegato alle terre che avrebbero dovuto coltivare. Gli abitanti però, praticamente costretti a trasferirsi, senza possibilità di opporsi, non si sentirono mai parte di quella comunità creata dal nulla, priva di tradizioni e storia. Così, una volta caduto il regime, tornarono alle proprie abitazioni di provenienza.
Borgo Schirò risulta infatti completamente disabitato da circa 17 anni. L’ultimo ad andarsene fu il parroco della comunità, costretto a mettersi in salvo dall’attacco degli sciacalli che, approfittando dello stato di abbandono iniziarono a derubare le abitazioni, i negozi, gli edifici pubblici e anche la chiesa.
Una volta rientrati a casa Caponnetto abbiamo avuto un incontro con lo scrittore Alex Corlazzoli, per la presentazione del suo ultimo libro «Sulle strade di Falcone e Borsellino», un testo che vuole rappresentare «una carta geografica che dà voce a tanti luoghi simbolo dell’egemonia mafiosa e, soprattutto, della resistenza anti-mafiosa», adatta particolarmente ai «post-millennials», ovvero ai ragazzi che a oggi hanno meno di vent’anni. «Il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare»: è questa frase, citazione del giudice Borsellino, che lo ha ispirato e che, secondo lui, dovrebbe ispirare anche tutti noi, per spingerci a fare la differenza, ad impegnarci affinchè «il ricordo di Giovanni e Paolo e l’esempio di altre persone straordinarie non rischino di andare perse».
Il dibattito intrapreso successivamente è stato molto interessante, in quanto ha visto mettersi a confronto le idee di ben tre generazioni: anche i volontari dello Spi-Cgil (Sindacato pensionati italiani), che in questi giorni ci hanno deliziato con i loro manicaretti, hanno contribuito portando il loro punto di vista e raccontandoci le loro esperienze. Per concludere, Alex Corlazzoli, ha voluto invitarci a non arrenderci mai, a lottare sempre per i nostri ideali e a viaggiare il più possibile, così da arricchire al meglio il nostro bagaglio culturale e confrontarci con altre dimensioni per abbattere i pregiudizi dai quali siamo spesso imprigionati.