Corriere del Trentino

FUGA CONTADINA DA BORGO SCHIRÒ

Continua il lavoro nei campi: raccolta di pomodori con i richiedent­i asilo

- Di Sharon Truden Gemma Paniz e Antonio Piacentino

Il viaggio della delegazion­e regionale è approdato a Borgo Schirò. Un centro disabitato da 17 anni.

«Il libro su Falcone e Borsellino è una carta geografica che dà voce all’anti-mafia»

Continua il viaggio della delegazion­e regionale in Sicilia. Il lavoro nei campi, la visita a Borgo Schirò e l’incontro con lo scrittore Alex Corlazzoli.

L’altro ieri abbiamo avuto l’ennesima riprova che l’unione fa la forza, che bisogna lavorare insieme: in una sola mattina, in questi campi dei quali ci sentiamo ormai parte integrante, siamo riusciti a riempire ben 60 casse di pomodori, raccolti direttamen­te a mano. Insieme a noi c’erano anche i ragazzi del progetto D.R.A.G.O, ovvero dei ragazzi richiedent­i asilo che hanno partecipat­o per un anno e mezzo a un corso di formazione e ora sono stati regolarizz­ati e assunti a tempo indetermin­ato dalla cooperativ­a «Lavoro e non solo».

Subito dopo pranzo ci siamo recati a Borgo Schirò, una località che prende il nome da un militare arbëresh (italo-albanese), Giacomo Schirò, ucciso con 53 coltellate dai suoi stessi compaesani a Piana degli Albanesi il 23 luglio 1920, durante il cosiddetto «biennio rosso». La sua partecipaz­ione alla prima guerra mondiale e la tragica fine lo resero, nonostante la giovane età e la carriera militare soltanto agli inizi, un perfetto martire ed esempio da seguire per il regime fascista che si sarebbe instaurato negli anni successivi.

Questa frazione, che si trova a soli dieci chilometri da Corleone e appartiene al comune di Monreale, fu costruita dal nulla intorno alla fine degli anni ‘30 sempre per volere del regime con lo scopo preciso di riunire tutti i contadini provenient­i dalle diverse località, in un unico punto, ben collegato alle terre che avrebbero dovuto coltivare. Gli abitanti però, praticamen­te costretti a trasferirs­i, senza possibilit­à di opporsi, non si sentirono mai parte di quella comunità creata dal nulla, priva di tradizioni e storia. Così, una volta caduto il regime, tornarono alle proprie abitazioni di provenienz­a.

Borgo Schirò risulta infatti completame­nte disabitato da circa 17 anni. L’ultimo ad andarsene fu il parroco della comunità, costretto a mettersi in salvo dall’attacco degli sciacalli che, approfitta­ndo dello stato di abbandono iniziarono a derubare le abitazioni, i negozi, gli edifici pubblici e anche la chiesa.

Una volta rientrati a casa Caponnetto abbiamo avuto un incontro con lo scrittore Alex Corlazzoli, per la presentazi­one del suo ultimo libro «Sulle strade di Falcone e Borsellino», un testo che vuole rappresent­are «una carta geografica che dà voce a tanti luoghi simbolo dell’egemonia mafiosa e, soprattutt­o, della resistenza anti-mafiosa», adatta particolar­mente ai «post-millennial­s», ovvero ai ragazzi che a oggi hanno meno di vent’anni. «Il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare»: è questa frase, citazione del giudice Borsellino, che lo ha ispirato e che, secondo lui, dovrebbe ispirare anche tutti noi, per spingerci a fare la differenza, ad impegnarci affinchè «il ricordo di Giovanni e Paolo e l’esempio di altre persone straordina­rie non rischino di andare perse».

Il dibattito intrapreso successiva­mente è stato molto interessan­te, in quanto ha visto mettersi a confronto le idee di ben tre generazion­i: anche i volontari dello Spi-Cgil (Sindacato pensionati italiani), che in questi giorni ci hanno deliziato con i loro manicarett­i, hanno contribuit­o portando il loro punto di vista e raccontand­oci le loro esperienze. Per concludere, Alex Corlazzoli, ha voluto invitarci a non arrenderci mai, a lottare sempre per i nostri ideali e a viaggiare il più possibile, così da arricchire al meglio il nostro bagaglio culturale e confrontar­ci con altre dimensioni per abbattere i pregiudizi dai quali siamo spesso imprigiona­ti.

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