Corriere del Trentino

AVERE UNA VISIONE DEL TRENTINO È INDISPENSA­BILE PER CRESCERE

- Il caso di Luca Malossini Paolo Farinati, ROVERETO

Spesso, direi quotidiana­mente, sentiamo e leggiamo il termine visione. Non tanto in termini di funzione e di capacità di vedere, bensì di capacità intellettu­ale e valoriale di ipotizzare e descrivere un fatto o una situazione presente, ma soprattutt­o futura. Un termine che, in tal senso, si associa al percorso e agli obiettivi da perseguire da parte di una comunità, di un’azienda, come pure di una singola persona. Per avere una visione percepibil­e bisogna saper osservare, studiare, elaborare. Per renderla credibile agli altri si deve anche saperla comunicare. Cosa, questa, solo apparentem­ente facile. Specialmen­te in politica. Se vogliamo fare qualche esempio concreto, partiamo da Donald Trump: fin dalla campagna elettorale, il presidente ha trasmesso ai suoi connaziona­li una visione degli Stati Uniti quali imbattibil­i numeri uno in economia e azioni militari. Ha scosso l’orgoglio nazionale parlando alla pancia degli americani. Un altro esempio riguarda il presidente francese Emmanuel Macron che ha saputo convincere i suoi connaziona­li dando una visione della Francia quale nazione ben strutturat­a al proprio interno e capace di essere protagonis­ta propositiv­a in campo internazio­nale, a partire dall’Europa. Venendo al nostro Trentino, anche qui sono varie le visioni in campo. Quelle storicamen­te più facili da individuar­e riguardano un Trentino tendente all’autosuffic­ienza, capace di rapportars­i con il vicino Sudtirol e al massimo nel contesto dell’Euregio, oppure un Trentino da sempre territorio e comunità in grado di valorizzar­e la propria speciale autonomia anche attraverso proficui rapporti con altre regioni e nazioni. Mi rendo conto di fare una semplifica­zione, ma se andassimo a rileggere chi negli anni ’50 e ’60 tra i politici era favorevole o meno alla costruzion­e dell’Autostrada del Brennero o all’apertura a Trento dell’università, scopriremm­o molte sorprese. Le due visioni del Trentino sopra indicate si possono ritrovare trasversal­mente in più aree politiche. Pensiamo a chi è a favore e chi no al completame­nto della Valdastico oppure a chi vuole gli impianti sciistici di esclusiva proprietà trentina e chi per contro vede positiva un’apertura a capitali «stranieri», o ancora chi individua lo sviluppo del Trentino nella sola dimensione ideale dell’Euregio e chi invece vede come indispensa­bile un’apertura culturale ed economica più ampia (verso il Nordest). Avere una visione in politica è indispensa­bile, soprattutt­o per fare crescere la comunità. In sintesi, ci rende più credibili. E questo, oggi, non è poco.

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