AVERE UNA VISIONE DEL TRENTINO È INDISPENSABILE PER CRESCERE
Spesso, direi quotidianamente, sentiamo e leggiamo il termine visione. Non tanto in termini di funzione e di capacità di vedere, bensì di capacità intellettuale e valoriale di ipotizzare e descrivere un fatto o una situazione presente, ma soprattutto futura. Un termine che, in tal senso, si associa al percorso e agli obiettivi da perseguire da parte di una comunità, di un’azienda, come pure di una singola persona. Per avere una visione percepibile bisogna saper osservare, studiare, elaborare. Per renderla credibile agli altri si deve anche saperla comunicare. Cosa, questa, solo apparentemente facile. Specialmente in politica. Se vogliamo fare qualche esempio concreto, partiamo da Donald Trump: fin dalla campagna elettorale, il presidente ha trasmesso ai suoi connazionali una visione degli Stati Uniti quali imbattibili numeri uno in economia e azioni militari. Ha scosso l’orgoglio nazionale parlando alla pancia degli americani. Un altro esempio riguarda il presidente francese Emmanuel Macron che ha saputo convincere i suoi connazionali dando una visione della Francia quale nazione ben strutturata al proprio interno e capace di essere protagonista propositiva in campo internazionale, a partire dall’Europa. Venendo al nostro Trentino, anche qui sono varie le visioni in campo. Quelle storicamente più facili da individuare riguardano un Trentino tendente all’autosufficienza, capace di rapportarsi con il vicino Sudtirol e al massimo nel contesto dell’Euregio, oppure un Trentino da sempre territorio e comunità in grado di valorizzare la propria speciale autonomia anche attraverso proficui rapporti con altre regioni e nazioni. Mi rendo conto di fare una semplificazione, ma se andassimo a rileggere chi negli anni ’50 e ’60 tra i politici era favorevole o meno alla costruzione dell’Autostrada del Brennero o all’apertura a Trento dell’università, scopriremmo molte sorprese. Le due visioni del Trentino sopra indicate si possono ritrovare trasversalmente in più aree politiche. Pensiamo a chi è a favore e chi no al completamento della Valdastico oppure a chi vuole gli impianti sciistici di esclusiva proprietà trentina e chi per contro vede positiva un’apertura a capitali «stranieri», o ancora chi individua lo sviluppo del Trentino nella sola dimensione ideale dell’Euregio e chi invece vede come indispensabile un’apertura culturale ed economica più ampia (verso il Nordest). Avere una visione in politica è indispensabile, soprattutto per fare crescere la comunità. In sintesi, ci rende più credibili. E questo, oggi, non è poco.