«Phlomis», pianta perenne La più bella è la cashmeriana
La Phlomis, una perenne che ogni tanto vedevo nei vivai, non mi piaceva. I suoi fiori giallo chiaro non m’ispiravano, anche se la loro strana sistemazione sui gambi era interessante e inedita: uno stelo che regge più «ripiani» di fiori labiati, fasci compatti su steli rigidi, le foglie solo alla base. C’è voluto un amico giardiniere a farmi capire la bellezza e l’utilità di questa essenza. In un’aiuola, creata per suggerire un corretto uso delle perenni, aveva sistemato, fitte, una trentina di piante di Phlomis; dietro queste, per far risaltare il giallo chiaro dei fiori, una serie di scuri bossi potati a grandi onde. Le Phlomis erano accompagnate a leggere gaure mosse dal vento; loro invece stavano risolutamente, rigidamente ferme. Ho dunque capito come si dovrebbero ambientare. Sono, da alcuni anni, tornate di moda, dopo un periodo di semi-sparizione, e le ritroviamo fra le essenze predilette per giardini sassosi, aridi. Prediligono il caldo e non soffrono la siccità, ma neppure le temperature basse.
La Phlomis russeliana, il nome botanico corretto, fa parte della grande famiglia delle Labiateae, comprende una dozzina di specie e proviene dall’Asia Minore e dal bacino mediterraneo. La russeliana ha fogliame color grigioverde spento. Un esemplare solitario si nota appena, anche se la posizione dei fiori, a salvagente attorno allo stelo, è, come già detto, interessante. Tedeschi e inglesi la amano molto, anche perché la vedono bella tutto l’anno, con gli steli scuriti lasciati fino alla primavera seguente, e brina e neve concorrono a far risaltare la costruzione particolare della pianta. Gli inglesi la chiamano salvia turca, i tedeschi Syrisches Brandkraut. Mi chiedo il perché di certi nomi: Brand vuol dire incendio, il grigioverde delle foglie e il giallino dei fiori tutto ricorda fuorché fumo e fiamme. Mah. Nei giardini di là dalle Alpi è arrivata nel 1821; in Italia, una specie oggi spontanea nelle isole, la Phlomis fruticosa, molto ramificata, pare sia sfuggita ai giardini, naturalizzandosi. Si dice che la Phlomis cashmeriana sia la specie più bella, con fiori porpora e lilla, e il fogliame lanoso: è difficile da reperire. La coltivazione è semplice. Tutte richiedono un buon drenaggio, un’esposizione in pieno sole, meglio se con un luglio e un agosto caldissimi. Così maturano bene i semi. Questi si possono riseminare in marzo, in vasetti tenuti al riparo dalle gelate, le piantine poi sistemate in loco agli inizi di maggio, quando non hanno più da temere temperature sotto lo zero. Il giardiniere amico mi spiega che lui le moltiplica in luglio, con talee semilegnose. Questo sistema, certamente più veloce, non potrei mai metterlo in pratica: in luglio e agosto ho già un bel daffare a non far morire di sete il giardino, e alcune talee da curare sono l’ultimo mio pensiero. Le dimenticherei.