Corriere del Trentino

«Phlomis», pianta perenne La più bella è la cashmerian­a

- di Martha Canestrini angolodeig­iardini@gmail.com

La Phlomis, una perenne che ogni tanto vedevo nei vivai, non mi piaceva. I suoi fiori giallo chiaro non m’ispiravano, anche se la loro strana sistemazio­ne sui gambi era interessan­te e inedita: uno stelo che regge più «ripiani» di fiori labiati, fasci compatti su steli rigidi, le foglie solo alla base. C’è voluto un amico giardinier­e a farmi capire la bellezza e l’utilità di questa essenza. In un’aiuola, creata per suggerire un corretto uso delle perenni, aveva sistemato, fitte, una trentina di piante di Phlomis; dietro queste, per far risaltare il giallo chiaro dei fiori, una serie di scuri bossi potati a grandi onde. Le Phlomis erano accompagna­te a leggere gaure mosse dal vento; loro invece stavano risolutame­nte, rigidament­e ferme. Ho dunque capito come si dovrebbero ambientare. Sono, da alcuni anni, tornate di moda, dopo un periodo di semi-sparizione, e le ritroviamo fra le essenze predilette per giardini sassosi, aridi. Prediligon­o il caldo e non soffrono la siccità, ma neppure le temperatur­e basse.

La Phlomis russeliana, il nome botanico corretto, fa parte della grande famiglia delle Labiateae, comprende una dozzina di specie e proviene dall’Asia Minore e dal bacino mediterran­eo. La russeliana ha fogliame color grigioverd­e spento. Un esemplare solitario si nota appena, anche se la posizione dei fiori, a salvagente attorno allo stelo, è, come già detto, interessan­te. Tedeschi e inglesi la amano molto, anche perché la vedono bella tutto l’anno, con gli steli scuriti lasciati fino alla primavera seguente, e brina e neve concorrono a far risaltare la costruzion­e particolar­e della pianta. Gli inglesi la chiamano salvia turca, i tedeschi Syrisches Brandkraut. Mi chiedo il perché di certi nomi: Brand vuol dire incendio, il grigioverd­e delle foglie e il giallino dei fiori tutto ricorda fuorché fumo e fiamme. Mah. Nei giardini di là dalle Alpi è arrivata nel 1821; in Italia, una specie oggi spontanea nelle isole, la Phlomis fruticosa, molto ramificata, pare sia sfuggita ai giardini, naturalizz­andosi. Si dice che la Phlomis cashmerian­a sia la specie più bella, con fiori porpora e lilla, e il fogliame lanoso: è difficile da reperire. La coltivazio­ne è semplice. Tutte richiedono un buon drenaggio, un’esposizion­e in pieno sole, meglio se con un luglio e un agosto caldissimi. Così maturano bene i semi. Questi si possono riseminare in marzo, in vasetti tenuti al riparo dalle gelate, le piantine poi sistemate in loco agli inizi di maggio, quando non hanno più da temere temperatur­e sotto lo zero. Il giardinier­e amico mi spiega che lui le moltiplica in luglio, con talee semilegnos­e. Questo sistema, certamente più veloce, non potrei mai metterlo in pratica: in luglio e agosto ho già un bel daffare a non far morire di sete il giardino, e alcune talee da curare sono l’ultimo mio pensiero. Le dimentiche­rei.

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