«Folgarida, qualcuno ha capito il valore»
L’analisi di Ghezzi: «Questa vicenda serva da lezione. In Trentino c’è un pregiudizio»
In un modo o nell’altro la vicenda delle Funivie Folgarida Marilleva arriverà a una conclusione. A poche ore dall’epilogo, la presidente nazionale di Anef, Valeria Ghezzi, sottolinea che gli impianti e il loro valore di traino dell’economia territoriale sono compresi più all’esterno dei confini provinciali che all’interno. Intanto Funivie Campiglio, aiutata da Trentino sviluppo, parteciperà da sola alla gara di domani.
TRENTO «La vicenda delle Funivie Folgarida Marilleva dimostra che qualcuno — non trentino — ha molto ben presente il valore di “locomotiva di filiera” che hanno quegli impianti. E pure il potenziale enorme del turismo». Sono considerazioni di Valeria Ghezzi, presidente nazionale degli impiantisti di Anef, a poche ore dalla conclusione della procedura competitiva per la vendita della maggioranza della controllante Valli di Sole Pejo e Rabbi.
Entro oggi alle 12, con molta probabilità, le Funivie Madonna di Campiglio presenteranno un’offerta per il rilancio, finalizzata l’acquisto del 69% di Valli, oltre al 5,34% di azioni ordinarie Ffm più il 2,55% di privilegiate. Dato che nella gara del 25 luglio si è imposta una cordata «misteriosa» con un rilancio da 26 a 27,98 milioni, ai danni di Compagnie Des Alpes, per partecipare alla gara informale di domani occorre mettere sul piatto 30,8 milioni. Dalla cifra iniziale si partirà, poi, con rilanci da 100.000 euro al colpo, ogni tre minuti. Contro l’investitore «esterno» (in una curiosa versione rovesciata di quanto sta accadendo fra i governi italiano e francese in tema di Fincantieri), la politica trentina si è spesa moltissimo, fino ad arrivare l’altro ieri a una delibera di giunta. Trentino sviluppo ha ricevuto mandato di supportare l’economia della zona, senza entrare nel capitale sociale. Da un lato forse aiuterà Campiglio ad ottenere un prestito dalle banche per arrivare a mettere sul tavolo i primi 31 milioni e a rilanciare il più possibile. Dall’altro potrebbe sottoscrivere un prestito obbligazionario emesso dalla società della nascente cordata di «responsabili». In questo modo invoglierebbe la finanza locale a partecipare all’operazione, ma i paletti sono già stati definiti: Finanziaria trentina, Isa, Itas e Mediocredito non saranno in gara, ma daranno man forte solo — eventualmente — in un secondo momento. Perché va ricordato che la partita nel suo complesso ha un valore di oltre 60 milioni di euro, necessari per governare Ffm. Da notare, inoltre, che la delibera non indica (non poin trebbe) un supporto diretto a Campiglio. Così, in linea puramente teorica, potrebbe addirittura supportare altri soggetti, a mali estremi magari i francesi.
C’è chi ritiene che intervenire con questa «manifestazione muscolare» non sia stata la scelta più adatta, ma è chiaro che l’intreccio fra i piani economico e politico ha finito per complicare molto la vicenda.
L’analisi di Ghezzi riguarda primis Funivie Madonna di Campiglio: «Ffm ne possiede il 25%. E la struttura di Campiglio vive grazie al fatto che i posti letto sono a Dimaro-Folgarida, un afflusso fondamentale». E logico pensare che avere un vicino di demanio, potenzialmente aggressivo, con il 25% delle proprie azioni, non faccia piacere a nessuno. Nulla toglie comunque che siamo arrivati a questo punto perché, inaspettatamente, «qualcuno ha capito molto bene il valore di Ffm, una società che ha fra le migliori redditività d’Italia. Se poi ci aggiungiamo il valore immobiliare dei 70.000 metri cubi, non era così difficile arrivarci». Secondo la presidente di Anef, in Trentino sussiste un «pregiudizio ideologico» nei confronti degli impianti. «È una battaglia persa, come del resto quella del riconoscimento del potenziale enorme del turismo, che al contrario permette a un territorio montano di rimanere popolato, con un’attività che consente di vivere decorosamente. I francesi lo sanno perfettamente — continua Ghezzi —. Inoltre gli impianti consentono una fruizione più democratica della montagna, anche da parte di bambini, anziani e disabili». E non è detto che dietro la cordata finora rimasta nascosta non si celi un investitore seriamente interessato all’asset, non solamente preso dalla possibilità di partecipare alla gara con uno sconto, grazie al recupero dei crediti Aeroterminal. Non è detto, in ultima analisi, che sia solo speculazione.