Mercalli e il Prg «Praticare la resilienza»
Urbanistica, Toffolon avverte: «Più densificazione per dimezzare i consumi»
«La pianificazione deve necessariamente tener conto del cambiamento climatico». Il famoso divulgatore scientifico Luca Mercalli appoggia la direzione intrapresa dall’équipe mista che si sta occupando della revisione del Prg cittadino: «La visione — dice — deve essere a lungo termine». L’architetto Beppo Toffolon invece invita a densificare di più «per ridurre i consumi».
TRENTO Luca Mercalli non ha dubbi: «La pianificazione cittadina deve necessariamente tener conto del cambiamento climatico». Di fronte alle riflessioni emerse in questi mesi nel gruppo di lavoro che si sta occupando della revisione del Prg cittadino, sintetizzate dal sindaco Alessandro Andreatta (Corriere del Trentino di ieri), il noto divulgatore scientifico e climatologo fa capire di condividere la direzione imboccata dall’amministrazione e dall’équipe guidata dal professor Mosè Ricci. «La resilienza urbana — precisa Mercalli — è una pratica ormai entrata nella pianificazione per fare in modo che le città siano pronte ad affrontare i cambiamenti climatici futuri: la visione deve essere lunga». E le soluzioni da valutare, racconta il climatologo, sono molte: dalle alberature urbane per portare un po’ di fresco durante le estati sempre più torride fino alla rete delle acque strutturata in modo da affrontare precipitazioni sempre più violente o alla diversa viabilità legata alle nevicate sempre più scarse. Senza contare gli interventi sulle case. «Tutte le nuove abitazioni — prosegue —, per legge o per volontà del committente, vanno verso un maggiore risparmio energetico, fino ad arrivare alle case attive».
Tutte «idee moderne e condivisibili — avverte Mercalli — che speriamo si diffondano sempre di più». Anche se non sarà facile: «Siamo in Italia e quindi il percorso è lungo e lento. Ci sono città illuminate, come Bologna. Ma altre che invece non fanno nulla in questo campo. Ecco: ciò che manca è un piano corale, che permetta di dare risultati visibili».
Allarga l’analisi all’intero quadro tratteggiato da Andreatta il presidente di Italia nostra Beppo Toffolon. «Finché si persegue la felicità — sorride l’architetto, riprendendo la frase di Mosè Ricci — va tutto bene. Il nodo però è come raggiungerla ed è qui che si gioca la partita». Negli spunti dell’équipe, Toffolon dice di aver trovato «cose interessanti, anche se non collegate come pensavo». Ad esempio i temi della semplificazione normativa e dei «flussi pianificatori». «Due aspetti — spiega — che stanno insieme in modo problematico. Se in futuro si pensa a piani a cascata, il quadro normativo non si semplificherà e si ripeteranno gli errori del passato». Piuttosto, è la linea dell’architetto, «dobbiamo porci come obiettivo la costruzione di un unico piano che stabilisca gli elementi strutturali della città, che fissi gli elementi portanti, e accanto un set di regole di trasformazione delle parti. Dobbiamo in sostanza lasciare alle regole e non ai piani il compito di gestire la trasformazione».
E sull’obiettivo di potenziare i parcheggi osserva: «Per rendere accessibile la città in primo luogo è necessario concentrare i servizi, non collocarli ovunque e dotare ognuno di essi di un mega-parcheggio. Si devono localizzare dove ci sono le grandi reti di trasporto pubblico». Un aspetto, questo, che Toffolon collega anche ai temi del cambiamento climatico e della densificazione. «I cambiamenti climatici — sottolinea — ci costringono a ripensare non solo l’architettura, ma anche e soprattutto l’urbanistica. Esiste un collegamento lineare tra la densificazione e il consumo di petrolio: in sostanza, se duplico la densificazione urbana di fatto dimezzo il consumo di petrolio». Di qui l’invito ad Andreatta: «Perché si parla di “un po’ di densificazione”? Meglio densificare di più per ridurre il consumo di energia. Senza per questo eliminare i vuoti urbani. Anzi: se densifico non tocco i vuoti, ricordando che ci sono dei vuoti, come quelli a nord di Trento, che non vanno lasciati così». In questo ragionamento l’architetto inserisce la questione dell’interramento della ferrovia, che Toffolon definisce «centrale»: «Si può pensare quello che si vuole sulla Tac — osserva l’architetto — ma sull’interramento della ferrovia non si possono avere dubbi». E il «sì» dell’équipe al concorso di idee? «Personalmente — risponde il presidente di Italia nostra — preferisco i concorsi di progettazione, quando alcune scelte sono già state prese, magari anteponendo la fase partecipativa». Proprio sulla partecipazione Toffolon solleva qualche perplessità sul ragionamento di Andreatta: «La fase partecipativa doveva essere il punto centrale, invece si è messo il carro davanti ai buoi : se la partecipazione si risolve in qualche intervento a spot, allora non cambia molto rispetto al passato». Infine, un appunto sul metodo: «A questo punto, mi aspetterei almeno una prima bozza di come si vuole organizzare il piano. Mi aspettavo un metodo di lavoro più definito».