Arnoldo sul podio per eventi meneghini «Il coro e la direzione sono il mio percorso»
Doppio appuntamento milanese di prestigio per il direttore d’orchestra trentino Alessandro Arnoldo che domani condurrà la Milano Chamber Orchestra nel «Concert for Cladag 2017» all’Auditorium Guido Martinotti presso l’Università di Milano Bicocca (ore 19). Domenica invece la sua bacchetta si sposterà nel piazzale dell’Ospedale Maggiore Niguarda (ore 21) per l’evento benefico «Notte di Fine Estate» sempre a dirigere la Milano Chamber Orchestra in una serata presentata da Giusy Versace e Max Viggiani con la partecipazione di Dalila Di Lazzaro, Massimo Boldi e Angelo Loforese. Arnoldo è nato a Trento nel 1989 e si è diplomato in direzione d’orchestra al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, perfezionandosi successivamente all’Accademia Chigiana di Siena e la Italian Opera Academy di Riccardo Muti. Ma i primi passi li ha mossi ai Minipolifonici della sua città, dove è cominciata la passione per la musica e poi per la direzione d’orchestra.
«A scuola di musica ricordo che tra solfeggio, strumento e coro — racconta il giovane direttore raggiunto telefonicamente — ho sempre privilegiato il coro che mi dava una sensazione di magia che mi piaceva e affascinava. A un certo punto ho cominciato a muovere le mani in modo inconsulto e la cosa mi divertiva ma ho capito che richiedeva del sacrificio e quindi ho seguito dei corsi per assecondare questa passione».
Ora Arnoldo è a sua volta direttore principale de I Filarmonici di Trento, con cui in ottobre si esibirà in Spagna a seguito di un gemellaggio con l’orchestra di Vigo, e dell’ensemble vocale Ad Maiora, nato da un anno e composto da una ventina di coristi di età compresa tra i 15 e i 30 anni. «Credo sia importante far contaminare orchestra e coro — spiega Arnoldo — per farli conoscere e interagire. Lo trovo utile per entrambi al fine di aprirsi e spaziare in più campi possibile: in Trentino c’è molto l’idea di fare ciascuno il proprio senza interagire ma arriva una fase in cui diventa necessario unirsi».
Ma quali sono stati i maestri o le figure di riferimento nella sua formazione musicale e artistica? «Tanti e non necessariamente tutti legati al discorso musicale. In primis la mia maestra di coro Annalia Nardelli ai Minipolifonici che mi ha fatto provare quella sensazione di magia che ha dato il la a tutto. Alle superiori poi ho avuto un professore di storia e filosofia che mi ha insegnato ad avere una visione bella e affascinante delle cose ma soprattutto libera. Per quanto riguarda la tecnica sarò sempre grato a Daniele Agiman che al Conservatorio mi ha fatto capire quanto sia importante parlare poco e comunicare tanto col gesto. Infine Cecilia Vettorazzi, una grande compositrice con cui ho collaborato».